La Settimana Politica

Cospito e 41 bis: faro sulla galassia anarchica

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di Chiara Giannini

“Stiamo attraversando un momento delicato, occorre molta attenzione perché anarchici e anarco-insurrezionalisti potrebbero colpire con azioni eclatanti, degne degli Anni di piombo”: sono le voci che circolano in questi giorni in ambienti giudiziari. Chi indaga sugli eventi successivi all’inizio dell’azione dimostrativa di Alfredo Cospito, il terrorista in regime di 41 bis da ottobre scorso in sciopero della fame, cerca di minimizzare, ma la verità è che la situazione è ben più che attenzionata.

L’allarme arriva dopo la notizia che un volantino, firmato dalla Federazione Anarchica Informale, è stato recapitato a un’agenzia di stampa e a diverse aziende italiane. Il testo è chiaro: chi scrive minaccia di uccidere un manager italiano di Iveco Defence Vehicles, di stanza a Torino, che sarebbe colpevole di lavorare per un’azienda che “fornisce armi” all’Ucraina. Insomma, alimenterebbe la guerra. Il mittente riportata il nome di Anna Beniamino, compagna di Cospito.

“Per Alfredo Cospito fratello e compagno – si legge nel testo -. La Fai, federazione anarchica informale, non dimentica Alfredo e gli altri compagni e per risposta all’attacco alla libertà del movimento anarchico colpirà gli uomini per far morire le strutture”. Si parla poi del manager come “l’anima nera delle operazioni di mercato, al servizio della guerra che alimenta la morte in Ucraina”.

E quindi: “Verme della società che orienta e determina le guerre per fare ricchezza ingiusta con qualsiasi mezzo, traditore di ogni ideale per arricchire il sistema, indossa mille maschere ma vende morte e non lo racconta nemmeno ai figli. Verrà colpito a morte davanti alla famiglia”.

Per gli anarchici, la persona minacciata “è il soggetto ideale per la vendetta di Alfredo e di tutti i compagni in carcere. Può essere colpito in qualsiasi momento. Conosciamo le sue abitudini, gli interessi. Non avrà mai pace, ovunque andrà troverà un compagno anarchico pronto a vendicare il carcere di Alfredo e dei compagni. La forza anarchica con le sue articolazioni condurrà una campagna di lotta senza fine contro i servi dell’industria della morte perché per distruggere le aziende bisogna colpire gli uomini”. Ma è la chiusura del documento che sta preoccupando chi ha il compito di indagare, perché la Fai invita “tutti i gruppi e i singoli Fai a colpire con ogni mezzo necessario”.

Dal Ros (Reparto operativo speciale) dei carabinieri, ci si limita a dire che “si sta indagando”. Perché l’intento è quello di individuare chi arriva a minacciare di morte. Ma qualche magistrato, che non citiamo per riservatezza della fonte, avverte che «si sta monitorando la situazione perché qualche giovane potrebbe approfittarne per mettere in atto azioni ben peggiori che l’invio di un volantino».

D’altronde, ce ne aveva parlato il penalista Valter Biscotti nello scorso numero: il modo di fare di questi nuovi terroristi va tenuto d’occhio perché anche le Brigate rosse facevano prima piccole azioni dimostrative e poi colpivano. Peraltro, c’è un dato inconfutabile. Secondo l’osservatorio ReaCt negli ultimi 5 anni sono cresciuti gli attentati per mano anarchica o di gruppi estremisti di sinistra.

Stando a Europol, nel 2021 il 43% degli attentati è stato attribuito a movimenti della sinistra radicale, il 24% a gruppi separatisti ed etno-nazionalisti, il 7% a gruppi di estrema destra, il 26% sono azioni di matrice jihadista. Nel 2019 gli attentati compiuti da estremisti di sinistra o da anarchici in Europa sono stati 26, di cui 22 in Italia.

Nel 2020 sono stati 25, di cui 24 nel nostro Paese (si vedano le tabelle in alto). Insomma, lo Stivale ha evidentemente un buon sottobosco di gente che se ne infischia delle istituzioni, che ha dichiarato guerra allo Stato e che punta a creare il caos. Il vero punto, però, lo spiega l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime e Garante per le vittime della Regione Lombardia, è che tutto è legato alla battaglia di Cospito. E bisogna leggere tra le righe per capire ciò che sta accadendo.«Il terrorista – chiarisce – è al 41 bis da molto tempo. Ricordiamoci che è stato condannato a 10 anni per tentato omicidio nei confronti di un manager che aveva gambizzato, poi a vent’anni per strage. Comunque è una condanna di lungo corso da scontare.

Lui ha iniziato lo sciopero della fame a ottobre del 2022, ovvero dopo che il centrodestra ha vinto le elezioni». Una questione politica? Pare ovvio.«Questa battaglia – prosegue Aldrovandi – lui non la fa per se stesso, ma in generale, perché vuole di fatto far eliminare il regime di 41 bis». Ma è un problema, perché allo stato attuale sono 728 le persone sottoposte a questo regime, di cui 4 terroristi e tutti gli altri appartenenti a organizzazioni mafiose. Ovvero gente che ha ammazzato o ha ordinato di uccidere anche decine di persone e che deve assolutamente restare in carcere senza avere contatti con l’esterno.

«È una battaglia che lo Stato non può assolutamente permettersi di perdere – continua l’avvocato – anche perché Cospito l’ha detto più volte che anche se il 41 bis verrà tolto a lui, continuerà a far lo sciopero della fame perché venga eliminato in linea generale per tutti. Ma il 41 bis è uno strumento fondamentale per isolare i mafiosi, gli ‘ndranghetisti, i camorristi, ovvero coloro che vivono e sono cresciuti in un clima culturale di illegalità. Noi non possiamo assimilare il mafioso che è stato condannato per estorsione, omicidio, strage, al semplice cittadino che ha truffato, ad esempio, online una persona, perché si tratta di una modalità completamente diversa». La questione sta proprio qui. «Il 41 bis – dice poi Aldrovandi – serve a isolare chi all’esterno dell’istituto di detenzione potrebbe continuare a portare avanti attività di natura criminale.

Personalmente sostengo il 41 bis, non concordo con coloro che lo vorrebbero togliere o che vorrebbero trovare altri modi per isolare queste persone, perché altri modi non ci sono.Peraltro, se io non subisco una pena adeguata alla gravità del fatto che ho commesso, non sarò mai messo nelle condizioni di capire il valore morale di ciò che ho compiuto». E conclude: «Io apprezzo molto la barra dritta che sta tenendo il governo sul discorso del 41 bis. Per quanto riguarda il rischio terrorismo bisogna cercare di capire se queste persone sono dei gruppi sparuti che si ritrovano temporaneamente, magari perché sono in qualche modo sobillati dai social o da una propaganda che conoscono pure poco e sostenuta anche da un’ignoranza che fa da leva a personalità aggressive e violente, oppure se effettivamente dietro c’è un’organizzazione più capillare. Ma questo lo può capire soltanto chi indaga.

Cosa certa è che la situazione va attenzionata».Intanto, sui siti internet legati al mondo degli anarchici e della Fai e sui social, appaiono volantini che inneggiano alla lotta per la battaglia di Cospito. Su Twitter appare persino uno striscione che riporta la scritta “Libertad a Cospito” (libertà per Cospito ndr). Arriva dal Cile. Segno che certi ambienti hanno adepti ovunque. In un post Facebook di uno dei gruppi connessi alla Fai si legge: “Da settimane Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza per essere tolto dal regime del 41Bis, mentre altr* detenut* hanno a loro volta iniziato uno sciopero della fame in solidarietà.Sosteniamo la loro lotta…”.

Il tutto mentre fuori dalle carceri italiane nascono flash mob e a Milano, Roma, Torino gli anarchici inscenano scontri, manifestazioni illegali e atti vandalici. Niente di nuovo, qualcuno dirà. Se non fosse per le scorte messe a politici e uomini delle istituzioni, indagini accurate volte a individuare eventuali “schegge impazzite” o gruppi organizzati di gente che vorrebbe imporre anziché discutere e un clima non proprio sereno. La soluzione sta, come al solito, nella legge, che deve intervenire decisa, come è logico che sia in uno Stato che non tollera azioni di forza che minano la sicurezza dei cittadini.