La Settimana Politica

I cedimenti della Ue davanti alla rabbia rurale: via anche i divieti sui fitofarmaci in agricoltura

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Se non è una Waterloo per l’Europa, poco ci manca. La lista delle concessioni che la Commissione Ue ha dovuto fare davanti alla virulenza delle “proteste degli trattori” si allunga ogni giorno. L’ultima è di poche ore fa, con il dietrofront sui nuovi paletti per l’utilizzo di fitofarmaci nei campi, una delle rivendicazioni più pressanti dei protestanti.

«Inostri agricoltori meritano di essere ascoltati. So che sono preoccupati per il futuro dell’agricoltura e per il loro futuro. Ma sanno anche che l’agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile, in modo che le loro aziende rimangano redditizie negli anni a venire».

Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen alla Plenaria del Pe, annunciando che proporrà al collegio dei commissari «il ritiro» della proposta legislativa sui pesticidi. Il regolamento «diventata un simbolo di polarizzazione» ha spiegato, sottolineando che «una nuova proposta, più matura», sarà fatta in futuro.

Annuncio accolto con grande soddisfazione dalle associazioni agricole.

«Finalmente arriva lo stop decisivo al regolamento Ue sui fitofarmaci, che avrebbe falcidiato le produzioni agricole, mettendo a rischio non solo la sopravvivenza delle aziende del settore, ma anche la sicurezza alimentare dei cittadini europei», ha detto il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini. «Ci siamo battuti fin da subito per sostenere l’impraticabilità di un taglio netto del 50% dei fitofarmaci al 2030 senza valide alternative e con la crisi climatica in atto. Ora chiediamo all’Europa di promuovere davvero una politica graduale, realista e gestibile per giungere ai target green, riequilibrando le esigenze produttive agricole con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sviluppando la difesa integrata e investendo di più su ricerca e innovazione».

Una concessione pesante ai rivoltosi che da oltre un mese stanno agitando molti Paesi in tutta Europa. La scintilla è partita dalla Germania dopo che il cancelliere Scholz ha dovuto ridurre le spese ed effettuare tagli, che hanno colpito in particolare gli agricoltori, che davanti all’aumento delle tasse e al taglio nei sussidi agricoli – in particolare quello sul gasolio – hanno dato il via alle agitazioni, subito cavalcate dalla formazione di estrema destra Afd. Agitazioni che con un effetto domino hanno contagiato Francia e Paesi Bassi e via via tutti gli altri Paesi con azioni che hanno paralizzato strade e porti e in diversi casi creato problemi anche alla catena di distribuzione dei prodotti agroalimentari, con diversi casi di negozi con scaffali vuoti.

Una volta rotto il vaso di Pandora, sono uscite tutte le rivendicazioni che la categoria covava da tempo, innescate dalla Politica agricola comune e dal Green Deal, con i loro obiettivi di difesa dell’ambiente e lotta al cambiamento climatico, a cominciare dalla riduzione delle emissioni globali del 55% entro il 2030 e l’azzeramento entro il 2050. Le contestazioni della lobby agricola sono tantissime: allevamenti intensivi da ridurre, terreni da lasciare incolti per la biodiversità, agevolazioni fiscali assortite, scambi commerciali di favore con altri Paesi, burocrazia asfissiante.

La resa sull’utilizzo dei fitofarmaci arriva dopo altre concessioni pesanti da parte della Ue

Sette giorni fa, su fortissimo pressing del presidente francese Macron, von der Leyen ha rimesso in naftalina l’accordo di libero scambio tra Ue e Mercosur, ormai in dirittura: il patto commerciale prevede tra le altre cose l’abbattimento dei dazi all’import di alcuni prodotti sudamericani, tra cui soia e carne di manzo; gli allevatori, soprattutto quelli francesi, da anni chiedono ai politici di fermare il sì all’import di prodotti a prezzi inferiori a quelli europei. Poi Bruxelles ha rinnovato per un altro anno la sospensione dei dazi sulle esportazioni ucraine verso la Ue (altro modo per aiutare il Paese in guerra) ma ha introdotto meccanismi di salvaguardia dei prodotti più sensibili in caso di distorsioni del mercato. E ancora, è arrivato il rinvio dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei campi, per stimolare la biodiversità dei terreni, misura che sarebbe dovuta diventare effettiva dal gennaio 2024.

«È una vittoria anche italiana l’annuncio della Commissione europea del ritiro della proposta legislativa sui pesticidi. Fin dal suo insediamento – ha commentato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – il governo sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale. Proseguiremo in questa direzione»

Già, e le proteste in Italia? Le tante manifestazioni spontanee di questi giorni sono state sicuramente più pacifiche, ma non si sono fermate davanti alle concessioni europee, come ad esempio in Francia, dove oltretutto il governo ha promesso più soldi e meno tagli alle agevolazioni. Tra giovedì e venerdì, ottenuto il via libera della questura, entreranno nella capitale oltre mille trattori, qualcuno dice 1.500. La categoria vuole udienza dal governo per esporre ufficialmente le proprie rivendicazioni, per ora diffuse attraverso i media. La lista è lunga e variegata: se per ora le agevolazioni fiscali sul gasolio agricolo non sono in discussione (ma il governo ha promesso all’Europa che entro il 2026 le taglierà), il nodo principale è l’Irpef sui redditi agricoli: si chiede di prolungare l’esenzione in vigore dal 2017 e non più confermata nella legge di bilancio 2024. Ancora: la riduzione o abolizione dell’Iva su alcuni prodotti alimentari primari; la preoccupazione per la carne sintetica e la farina di insetti nonché l’etichetta Nutriscore; la tutela del Made in Italy. Oltre alla garanzia di un giusto prezzo per i prodotti da parte dell’industria di trasformazione e della grande distribuzione.

Qualche cosa intanto si è mosso: la premier Giorgia Meloni ha detto che «le risorse del Pnrr dedicate al mondo degli agricoltori, che per noi è particolarmente importante, passano da 5 a 8 miliardi di euro». E Fratelli d’Italia ha preannunciato un intervento per restituire l’Iperf agricola: una possibile strada è una proroga inserita nel Decreto Milleproroghe, approvato a dicembre e ora in discussione alla Camera per la conversione in legge. Più complicata la risposta sui cibi prodotti in laboratorio: la legge voluta dal ministro Lollobrigida che vieta produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici (l’Italia è il primo Paese europeo a introdurre divieti simili) è già incorsa negli strali della Ue.

Anche la Lega, da sempre vicino agli imprenditori agricoli, ha ribadito che «non lascerà soli gli agricoltori». Da via Bellerio fanno sapere che il Carroccio ha in cantiere diverse proposte «per venire incontro ad un settore penalizzato», ma soprattutto si chiede che anche «le altre forze di governo ci seguano in questo percorso».

Il governo intanto ha attivato un tavolo tecnico permanente sulla Pac, per confrontarsi con i sindacati principali ma anche coinvolgendo alcune organizzazioni minori, per individuare le criticità e dare risposte agli agricoltori. L’interlocuzione con la base non si annuncia semplice, vista la frammentazione delle proteste e dei tanti movimenti spontanei, a volte in contrasto tra loro. La «rivolta dei trattori» conta diverse anime: quelle che fanno capo alle grandi associazioni di categoria e sembrano più inclini a trattare con governo e istituzioni; e le altre – più numerose – in aperto contrasto con Coldiretti, Confagricoltura, Cia e le altre grandi associazioni. E anche con l’esecutivo Meloni, non abbastanza duro con la linea Ue, al di là delle dichiarazioni.