La Settimana Politica

De Magistris: “Ho pagato un prezzo, ma ora mi sento libero”

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di Mattia Iovane

Il titolo del libro che ha appena pubblicato è impegnativo, Fuori dal sistema. Comincio col chiederle una definizione di sistema, visto che le interpretazioni di questa parola abbondano.

Fuori dal Sistema Il Sistema, con corruzioni e mafie, usa le istituzioni non per l’interesse pubblico ma per realizzare finalità di parte, non usa il tritolo per fermare chi non si piega, ma proiettili istituzionali. Sono stato nelle istituzioni, ma fuori dal sistema: paghi un prezzo, ma sei libero.

E per collocarsi fuori dal sistema cosa bisogna fare?

Sono stato magistrato, parlamentare europeo e sindaco. Bisogna avere onestà, libertà, autonomia, indipendenza, competenza, coraggio, passione e abnegazione. Essere coerenti e credibili.

È la linea che persegue come leader di Unione Popolare, movimento che ha debuttato alle ultime elezioni politiche?

UP è un progetto che vuole unire sui valori della Costituzione, pacifisti, ambientalisti, chi lotta per i diritti, contro disuguaglianze e per la giustizia sociale. Unire l’Italia senza discriminazioni territoriali.

Scorrendo le pagine del libro sulla sua carriera di magistrato mi sembra che lei si sia sentito come messo alla porta, ostacolato da un certo mondo. E’ il sistema politico-giudiziario che ha descritto, da dentro e da fuori, Palamara?

Quando da PM in Calabria mi imbattei nel Sistema, non fui fermato dall’Ndrangheta con coppola e lupara, ma da pezzi di Stato. Individuai come si depredava il denaro pubblico per miliardi di euro, nei settori dall’ambiente alle infrastrutture, dagli ospedali al lavoro, dai servizi alla mobilità. Chi voleva un finanziamento, che era un diritto, doveva passare dal sistema che elargiva denaro come concessione, imponeva ditte e persone da assumere e poi voto di scambio. Contro libera impresa, lavoro e sviluppo. Determinanti nel togliermi le indagini e trasferirmi furono magistrati e CSM a braccetto con politica e poteri deviati. Ero autonomo anche dalle correnti. Dopo anni Palamara, che da presidente dell’ANM avallò, ha ammesso che fui affondato perché fuori dal sistema e perché indagai non solo politici di centro destra ma anche di centro sinistra e poi magistrati. Disse, quando fummo fatti fuori, «il sistema ha dimostrato di avere gli anticorpi».

Come ex sindaco che effetto le ha fatto che la sua Napoli abbia votato in massa un Conte partito sconfitto e poi diventato, stavolta forse per davvero, avvocato del popolo?

È stata decisiva la politica sul reddito di cittadinanza ma anche il voto utile. Sull’avvocato del popolo contano i fatti e negli anni in cui sono stato sindaco, ho visto otto presidenti del consiglio, due volte Conte, ma di avvocati del popolo nulla.

Reddito di cittadinanza. Forte soprattutto al Sud. La Meloni lo vuole abolire, cambiare, riformare, lei che ne pensa?

Sono favorevole al reddito per le persone povere. Ci vogliono controlli seri. Obiettivo è creare lavoro, pubblico e privato, che da dignità e sicurezza. Il reddito non è una forma alternativa alla mancanza di lavoro. Da Sindaco impiegai i percettori in lavori di pubblica utilità.

Questo giornale parla molto di Pmi, filiera potente al Nord ma presente anche al Sud senza mai entrare, o poco, nel racconto principale, nel mainstream. È così?

È un mondo che conosco soprattutto da Sindaco per oltre dieci anni. Ho ereditato una città sommersa di rifiuti, senza turisti, economia a pezzi, politica travolta da scandali, gente rassegnata. Ho lavorato su un corretto rapporto tra privato e pubblico che deve dare visione, amministrare con concretezza e capacità, creare condizioni per lo sviluppo, allentare la burocrazia, semplificare, garantire sicurezza e lotta al crimine, agire con onestà. Sostenere chi investe sul territorio e crea lavoro, con misure economiche, fiscali, amministrative. Napoli da anni è la prima città d’Italia per crescita turistica, primo set cinematografico, terza per start-up giovanili, cresciuta in tanti settori economici.

Di cosa ha bisogno urgente l’economia del meridione?

Il Pnrr è un’opportunità per migliorare servizi e qualità della vita. Per creare infrastrutture che mancano e condizioni per realizzare impresa e lavoro. Ma come verrà gestito il denaro pubblico nel Paese? Perché è pure occasione per le mafie per consolidarsi nella politica, nelle istituzioni, nell’economia. Si deve fermare la migrazione di giovani che vanno via non per scelta ma per necessità perché non vogliono chiedere il favore per avere un lavoro che è un diritto e non un privilegio che ti dà chi detiene il potere.