La Settimana Politica

Riforme: dopo gli incontri con le opposizioni si studia il “Premierato”

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di Vanessa Ceccarelli 

 

Finita la “giornata del dialogo” con le opposizioni alla Camera dei deputati, si iniziano a tirare le somme a palazzo Chigi su quello che si può o non può fare insieme.

«Noi abbiamo avuto un mandato popolare per mettere in campo le riforme», dicono dal governo. «Non siamo favorevoli a nessun tipo di riforma che stravolga la nostra Costituzione», rispondono dall’opposizione.

Ma ripartiamo da ieri. Sala della biblioteca del Presidente, alle 11:30 dal profilo social della Presidente del consiglio, Giorgia Meloni, appare una fotografia con testo: «Oggi una giornata di confronto con le opposizioni alla Camera dei deputati. Il Governo dialogherà con i rappresentanti dei partiti sulle riforme istituzionali necessarie all’Italia. Intendiamo ascoltare attentamente ogni proposta o critica, nel corso di quello che consideriamo un confronto importante per la nostra democrazia e per approvare misure improrogabili per il bene dei cittadini e della Nazione».

La premier insieme alla ministra per le Riforme Maria Elisabetta Casellati ha accolto i partiti presentando le idee che il governo vorrebbe concretizzare. Sul tavolo i tre modelli possibili di riforme costituzionali: presidenzialismo, semi presidenzialismo o premierato, la grande novità del momento, che troverebbe via libera con l’appoggio di Azione e Italia Viva – non dimentichiamo che l’allora premier Matteo Renzi perse al referendum del 2016 proprio sulla sua idea di creare un “sindaco di Italia”.

Cos’è? Il premierato non si riferisce soltanto al “Chi vince le elezioni va diretto al governo” ma è qualcosa in più. Una definizione chiara non esiste, il termine premierato può indicare, ad esempio, “un sistema in cui il presidente del Consiglio ha più poteri rispetto al nostro, per esempio quello di revocare i ministri”, rimanendo però legato a un rapporto di fiducia con il Parlamento.

Una proposta però completamente bocciata da +Europa, il quarto partito di opposizione incontrato nel pomeriggio di ieri. «Il Sindaco di Italia è una follia, il premierato non abbiamo capito cosa sia sinceramente», commenta l’ultimo dei radicali Riccardo Magi. «Quando si discute di riforme occorre fare attenzione al metodo e alla democrazia. La maggioranza ha il 43% dei consensi tradotto nel 60% dei seggi. Spesso altri percorsi sembrano più veloci ma poi si va a sbattere. La legge italiana in questo momento è distorsiva. Si deve ragionare su equilibri proporzionali. Al Governo non mancano gli strumenti per le proprie azioni, casomai il problema è dare un senso al Parlamento. Per la Premier la stabilità equivale all’elezione diretta di qualcuno. Noi crediamo si possa dare ispirandosi alla Germania che dà prerogative e strumenti maggiori al Premier. L’ipotesi Sindaco d’Italia è una follia. Creerebbe dualismo pericoloso fra Premier e Presidente della Repubblica».

Grande appoggio invece da Italia Viva: «Le riforme non servono a Meloni ma al Paese. I due temi fondamentali sono le elezioni dirette del Presidente del Consiglio dando voce ai cittadini che devono incidere. E ampliare i poteri dell’esecutivo. Se l’obiettivo è garantire stabilità ai governi e parola ai cittadini non possiamo non pensare a un parlamento che eserciti un ruolo pieno e non ratificando le scelte del Governo. Occorre superare il bicameralismo paritario. Non c’è una posizione pregiudiziale. Siamo aperti al confronto, purché le riforme si facciano. Non faremo come la Meloni nel 2016. Pronti al confronto e al dialogo per il bene del Paese», ha commentato Maria Elena Boschi dalla Sala della Regina di Montecitorio.

Bocciatura dalla segretaria in rosso, Elly Schlein: «Il Presidente della Repubblica non si tocca», e Conte sentito per telefono durante gli incontri. Il M5s apre a una commissione ad hoc che agisca in sede referente non sostenuta però dal Pd. Ma non viene scartata a priori, anche se la premessa è che la sede propria per una discussione «esiste già ed è in Parlamento, è la Commissione affari costituzionali, che questo lavoro fa e ha sempre fatto», risponde Giorgia Meloni completando il primo giro di tavolo con le opposizioni.

Ma la necessità rimane: assicurare al Paese stabilità e governabilità. Poi la Premier ha tirato le somme: «Colgotimidi segnali di apertura» sul modello dell’elezione direttadel premier, «li terremo in considerazione», è il sistema che ha riscontrato «la minor opposizione». Ed ancora: «Il dialogo è stato molto aperto, franco, ma anche collaborativo», si cercherà «una maggioranza più ampia possibile ma non a costo di venire meno agli impegni con i cittadini».