La Settimana Politica

Stazioni insicure, attività economica a rischio collasso

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di Chiara Giannini

Roma, stazione Termini, ormai una casba a cielo aperto; dopo le 21 terra di nessuno. Su via Marsala decine di extracomunitari si accampano ogni sera per dormire tra cartoni e coperte. L’odore di urina ed escrementi è così forte che quando vi si passa vicino è impossibile non deviare per andare altrove. Per terra cartoni di vino semi vuoti, piatti di plastica abbandonati. Qualcuno ha un cane e tenta di strappare qualche spicciolo ai turisti di passaggio, puntando sulla pietà. Da meravigliarsi che qualche associazione animalista non sia ancora intervenuta. Sulla parallela via Giolitti la situazione non è migliore: decine di negozi gestiti da extracomunitari, dentro ai quali, assicurano i residenti «gira di tutto, persino gli stupefacenti». Di volanti se ne vedono poche. La Polfer sta dentro la stazione Termini, ma fuori il Bronx.Più avanti piazza dei Cinquecento. Sotto ai portici impossibile passare: decine di immigrati, per lo più clandestini, sono accampati per terra. C’è chi ha persino uno stendino per la biancheria. Se ti avvicini ti tirano bottiglie di birra vuote e se ti provi a fotografarli rischi l’accoltellamento, come è accaduto lo scorso gennaio alla turista israeliana. Un fatto noto alle cronache, ma inevitabile vista la situazione. In questo scenario da film horror chi ci rimette di più sono commercianti e albergatori.

Marco Massaro, presidente del Rione Castro Pretorio APS (associazione residenti)e della Rete d’Impresa “Nuova Termini” che unisce imprese della ristorazione e della ricezione turistica, racconta esasperato: «Qui ormai non si fa più vita. Il sindaco Roberto Gualtieri viene all’Esquilino solo per il Gay Pride, ma a venire a sentire i problemi dei cittadini non ci pensa proprio. Abbiamo invocato la sua presenza e quella dell’amministrazione, più volte, ma ci ignorano. Noi non vogliamo fare a botte, ma discutere insieme per trovare una soluzione». E poi parla di «veri e propri ricatti da parte dei migranti. Io – spiega – sono titolare di un bar e ogni giorno rimetto almeno 30 euro di incassi. Alcuni di quelli che bivaccano si piazzano davanti alla porta e minacciano di infastidire i clienti. Per mandarli via l’unico modo è dare loro un panino e qualcosa da bere. Ma così sembra di pagare il pizzo. La polizia? Qui su via Milazzo non si vede mai. Peraltro, molta di questa gente ha problemi psichici a causa della droga, dell’alcol, delle condizioni disagiate. Alcuni sono pericolosi».

I turisti hanno paura, chiedono continue rassicurazioni. Anche perché ci sono stati scippi, furti, tentativi di aggressione e molto altro.Una situazione indecente per un Paese che possa definirsi tale.

La domanda è lecita: ma le istituzioni dove sono? L’amministrazione comunale dov’è? Il governo dov’è? «Basterebbe un decreto ad hoc – prosegue Massaro – per sgomberare la zona. Capisco non sappiano dove metterli e che costa troppo, ma è assurdo che non ci si riesca. Roma è il biglietto da visita d’Italia e Termini è il cuore di Roma. Ma così che figure facciamo davanti ai turisti? Un albergatore qua vicino – conclude Massaro – ha perso 45mila euro perché dopo l’accoltellamento di gennaio molti turisti hanno cominciato a cancellare le prenotazioni. Commercianti e imprese della zona ci stanno rimettendo in maniera importante. Dopo la pandemia, poi, il numero di chi bivacca qui davanti è aumentato. Molti migranti hanno perso anche quel lavoro al nero che avevano e che almeno li manteneva altrove per buona parte della giornata».

Fabrizio Santori, consigliere comunale della Lega a Roma chiarisce: «Da settembre 2021 è stato creato un movimento su Termini volto anche ad avanzare segnalazioni alle forze dell’ordine, ma di fatto non serve a niente, vista la totale mancanza dell’amministrazione comunale. Il Comune si disinteressa al problema, quando dovrebbe pensare a creare strutture che ospitino queste persone. C’è un nucleo della polizia locale dell’Esquilino che è depotenziato. Come si fa ad andare avanti così? La sinistra – prosegue – fa delibere a parole, costituisce tavoli interdipartimentali, ma di fatto getta fumo negli occhi dei cittadini e non fa niente». E la questione, secondo Santori, è che non si tratta solo di un problema sociale, ma anche economico.«Su via Giolitti – spiega – c’è un palazzo dove entrano transessuali, prostitute, bande di nigeriani, dove si spaccia droga e avvengono aggressioni. Una casba, una situazione fuori controllo e per cui nessuno interviene. C’è troppa tolleranza. Molte attività stanno spendendo un sacco di soldi in vigilanza privata, ma non è giusto. Gualtieri batta un colpo».

Naro (Centrale District): «Molti tavoli, pochi fatti»

Per chi transita a sera inoltrata in stazione Centrale a Milano ormai è un incubo, soprattutto per le donne, per cui è sconsigliabile prendere gli ascensori che portano alla metro o camminare in corridoi troppo bui, perché si rischiano scippi e violenze, come è avvenuto lo scorso aprile, quando una donna di origini marocchine è stata violentata.Come a Roma, sul prato di fronte alla stazione decine di migranti accampati, ubriachi, intenti a spacciare a qualunque ora del giorno e della notte.

Come per la Capitale la domanda è la stessa: dove sta il sindaco Giuseppe Sala? Dove sta l’amministrazione e dove il governo? Ormai decine di migliaia di clandestini, arrivati per lo più sui barconi, senza lavoro e senza fissa dimora sono costretti a bivaccare e per vivere a delinquere. Neanche a Tunisi una situazione di tale portata. Eppure siamo in Italia, Paese europeo e del Vecchio Continente, che dovrebbe dimostrarsi civile, prima che accogliente.

Maurizio Naro, dell’associazione Centrale District, nata nel 2017 grazie agli albergatori milanesi, fa un quadro della situazione: «Quantificare il danno dovuto a questo degrado intorno alla stazione è difficile, ma si riassume spesso in cattive recensioni da parte dei turisti, che magari danno 5 stelle alla struttura e poi un giudizio negativo per quanto riguarda la sicurezza. Sono stati aperti tavoli, anche con l’amministrazione comunale, ma poco è stato fatto.

degradoPiù che altro bisognerebbe pensare a una rivisitazione degli arredi urbani della piazza Duca d’Aosta, perché questo aiuterebbe a far sì che ci siano meno bivacchi». Molti senza fissa dimora piantano infatti le tende sulle aiuole antistanti la stazione. «Bisognerebbe riportare piazza Duomo a una dimensione più culturale – prosegue Naro – e spostare gli eventi come manifestazioni, mercatini, concerti in questa zona. Fungerebbe anche da disincentivo a chi delinque. Le forze dell’ordine? Ci sono. Abbiamo chiesto che siano fatte pattuglie a piedi, ma si deve fare di più. La gente non si sente sicura».