Le opinioni

Basta disuguaglianze: serve una logica di comunità per ripristinare le giuste tutele

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di Cesare Damiano  – Ex ministro del Lavoro, Presidente Associazione Lavoro & Welfare

In un mondo, come l’attuale, così complesso e controverso nel quale è difficile individuare una direzione di marcia rassicurante, sentiamo tutti il bisogno che a livello politico e sociale si esca dalla logica della quotidianità e dalla mistica del sondaggio e si torni a indicare una prospettiva, un orizzonte.

Nel corso del Maggio francese, era il 1968, fu pronunciata una frase: «È vietato vietare». Non sappiamo il nome dell’autore. Quel che è certo è che produsse moltissimi guai.

In primo luogo, a mio avviso, fu alla base dell’errore principale che si annidó nelle conquiste degli anni 70 sospinte dalla sinistra politica e sociale: l’espansione dei diritti accanto all’oscuramento dei doveri. Il disaccoppiamento diritti/doveri ha contribuito al depotenziamento progressivo delle tutele del lavoro che si è manifestato a partire dagli anni 80.

Era il 1987 quando un’altra frase famosa fu pronunciata: «La società non esiste, esistono solo gli individui». Questa volta sappiamo chi la disse: era Margaret Thatcher. Quel pensiero, in questo caso di stampo neoliberista, ha favorito il passaggio dalla logica della comunità a quella della giungla che caratterizza il mondo contemporaneo. Da questa condizione, che genera crescenti diseguaglianze, dobbiamo trovare una via d’uscita.

Per farlo occorre non solo comprendere la complessità e la delicatezza della situazione, ma saper costruire un nuovo paradigma, una nuova “architettura” politico-sociale fatta di pensieri lunghi e di priorità.

Proviamo a dare qualche indicazione.

Il primo punto riguarda la nuova mappa geopolitica del mondo. La domanda che ci poniamo è se stiamo andando verso una seconda guerra fredda. Pensiamo soltanto alle ripercussioni che questa deriva potrebbe avere sulla globalizzazione e, di conseguenza, sugli equilibri economici e sociali a livello mondiale.

Secondo punto: dopo il bazooka di Draghi e la scelta espansiva del dopo pandemia, stiamo tornando verso una nuova e disastrosa austerity? La scelta della Bce di aumentare significativamente i tassi per contenere l’inflazione è l’ennesimo errore di Christine Lagarde. Immaginiamo cosa potrà significare questo per i Paesi ad alto indebitamento come l’Italia.

Terzo punto: il gelo demografico e l’immigrazione. Le culle vuote non solo lasceranno scoperto il mercato del lavoro, anche a fronte dell’esodo dei prossimi anni verso la pensione delle generazioni nate durante il boom degli anni ‘60 ed entrate al lavoro all’inizio degli anni ‘80, ma creeranno serie difficoltà circa la sostenibilità del welfare. Come incentivare le nascite e come affrontare il tema dell’immigrazione passando dalla sola narrazione del pericolo e della clandestinità a quella dell’opportunità e della regolarità? Infine, bisogna sapere che tutto ciò che abbiamo fin qui rappresentato si collega a una prospettiva nella quale dovremo far fronte all’aumento del debito pubblico.

Chi sosterrà il sistema previdenziale se diminuiranno i lavoratori e aumenteranno i pensionati insieme all’aspettativa di vita? Stiamo vivendo in un mondo che viene sempre più sospinto verso grandi transizioni. Oltre a quella infrastrutturale, ecologica e digitale dobbiamo contemplare uno spazio d’azione che ci riporti verso un’altra grande transizione: quella che ci può traghettare, dopo tanti decenni di smarrimento, verso un nuovo umanesimo sociale.