Le opinioni

Collega o amico? Questo è il problema

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Ma i colleghi sono anche degli amici? Se sapeste quante volte ho sentito questa domanda. E quante volte ho sentito rispondere in maniera diversa, opposta. E non solo tra colleghi: anche persone “esperte” perché lavorano nel settore delle risorse umane o che hanno responsabilità aziendali, o addirittura da imprenditori e dirigenti di altissimo profilo. Amici sì o no?

Da un lato c’è il partito di quelli che il lavoro è solo lavoro. Si va in ufficio o si incontrano clienti e fornitori a esser gentili con lo stesso spirito con cui si guarda un documentario o si va allo zoo: siamo di fronte a creature diverse da noi che in realtà non ci riguardano. Dopotutto, pare che dicano, l’uomo nasce solo e muore solo: l’amicizia è solo un’illusione.

C’è poi chi deve “gestire” molte persone e ha un atteggiamento da pastore: guida un gregge indistinto e ricorda solo chi gli dà una mano a traghettarlo da una trimestrale all’altra. Gli altri sono solo merce che parla.

Poi c’è chi segue la filosofia di C.S. Lewis: «L’amicizia non è necessaria, come la filosofia, come l’arte, come l’universo stesso. Non ha alcun valore di sopravvivenza; piuttosto è una di quelle cose che danno valore alla sopravvivenza». E quindi la vita in ufficio acquista senso non per il lavoro svolto o per i soldi guadagnati, ma soprattutto per il miracolo di essere in un team di persone che si stimano, si rispettano e si supportano condividendo gli stessi valori.

I motivi sono diversi ma questo risuona anche con chi, per amore della trimestrale, progetta a tavolino ambienti di lavoro fatti di “amici”: perché i colleghi amici sono più propensi a collaborare tra loro, a sostenersi a vicenda e a creare un clima più piacevole e produttivo.

Non entriamo neanche nel capitolo che riguarda sentimenti più intensi dell’amicizia: le relazioni tra colleghi e le vite (talvolta doppie) che queste creano. Alcune aziende li vietano, pena il licenziamento, altre obiettano che Bill Gates ha corteggiato una collega e dipendente, la futura signora Melinda Gates. A poco vale che poi hanno divorziato, perché queste cose nella vita succedono comunque.

Tuttavia, anche l’amicizia tra colleghi può anche presentare alcuni rischi. Ad esempio, può essere difficile separare la vita professionale da quella privata, soprattutto se si condividono segreti o confidenze personali. Inoltre, l’amicizia tra colleghi può portare a conflitti di interesse, se ad esempio uno dei due colleghi è in una posizione di potere rispetto all’altro. Magari indiretti, se un capo ostacola un dipendente per tenere il posto caldo per l’amico.

Le vie dell’amicizia spesso sono tortuose. E le cene per gli auguri di Natale fanno dubitare che il detto “parenti serpenti” sia limitato solo ai consanguinei.

Infatti, come sempre accade nelle amicizie, soprattutto quelle più vivaci e intense, le cose possono cambiare radicalmente. Per colpa dell’uno o dell’altro, ma si può litigare. E mandarsi più o meno cordialmente a quel paese. Solo che in quel caso a pagare è tutto l’ufficio e spesso anche l’azienda stessa. Gli uffici diventano posti insopportabili e si scatenano alle volte delle vere e proprie faide. L’ho visto succedere a tutte le latitudini. Un torto subito o percepito rompe un’amicizia e scoppia una guerra senza quartiere.

Quindi amicizia in azienda sì o no? Come in molte cose nella vita, non c’è una risposta netta. O almeno, io non ce l’ho. Credo che cambi a seconda del contesto e delle persone. Dipende dal tipo di azienda, dal clima che è stato creato, dall’età delle persone e dal significato che danno alla parola “amico”. Per me è privata, riservata a pochi. Sul lavoro preferisco altre cose: la sincerità, la trasparenza, il rispetto e la gentilezza, il tenere conto delle diversità ma anche la fermezza e la capacità di impostare dei confini chiari. Ma so già che altri preferiscono una bella amicizia. Qualunque cosa voglia dire.