Le opinioni

Semplificazione obbligata per la riforma fiscale

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di Antonio Tomassini – Professore di diritto tributario, Partner DLA Piper Studio Legale

Gli emendamenti alla delega fiscale depositati alla Camera lasciano intravedere i primi indirizzi attuativi. Ora il disegno di legge passa al Senato, dove riceverà altre proposte di modifica, per poi tornare alla Camera. La volontà è quella di chiudere l’iter in agosto per poi approvare i primi decreti attuativi entro fine anno. La delega, del resto, è ambiziosa, sia nei contenuti sia nell’attuazione, quindi occorre muoversi.

L’obiettivo dichiarato è quello di una riforma epocale che intervenga su tutti i comparti impositivi, sul procedimento, sul processo e in generale sulla razionalizzazione del sistema. Gli ultimi emendamenti invero trattano temi molto specifici e, soprattutto lato Irpef, non è ancora chiara la direzione che la delega prenderà. I criteri direttivi relativi alla riduzione da 4 a 3 scaglioni per poi tendere alla flat tax, passando dalla riduzione delle oltre 600 tax expenditures, lasciano spazio ad interventi di varia natura e anche alla nostra idea di contribuente famiglia, che superi il sistema della dichiarazione dei redditi e fotografi la reale distribuzione della ricchezza del Paese.

Negli emendamenti, in particolare, trova spazio la flat tax (espressione abusata, più corretto parlare di una imposizione sostitutiva di vantaggio) per gli straordinari, i premi di produttività oltre soglia e per le tredicesime. Il meccanismo prescelto per ridurre le imposte, dopo la obiettivamente poco convincente flat tax incrementale per i dipendenti, torna a ispirarsi a meccanismi più tradizionali, che guardano alle componenti straordinarie della retribuzione.

Non c’è ancora l’indicazione della possibile aliquota e ciò dipende dalle incertezze legate alle dolorosissime coperture.

Sempre in questa direzione, e sempre con un tema coperture, anche gli altri interventi, come quelli volti alla detassazione dell’assunzione di giovani o Neet (not engaged in education, employment or training: altra piaga sociale con numeri crescenti, 5,7 milioni a marzo, secondo l’Istat) o più in generale all’introduzione di una forma di super ammortamento per i nuovi assunti.

Confermato il graduale abbandono dell’Irap e l’adozione di un decreto ad hoc per recepire la minimum tax al 15% di cui alla riforma fiscale internazionale (Pillar II Ocse).

Si tratta di modifiche in linea con gli intendimenti della delega, anche se lontane dal disegno sistematico di riforma funditus del nostro fisco.

A toccare invece uno dei pilastri della riforma è stato il ministro Nordio, che ha affermato che il nostro sistema è talmente complicato da far cadere in errore anche gli onesti. Verissimo.

Abbiamo un modello ideato negli anni ‘70, in cui il tessuto sociale e i presupposti economici dei tributi erano omogenei, poi è cambiato tutto con micro interventi, soventi retroattivi, e siamo arrivati alle dichiarazioni dei redditi “lunari” con istruzioni di migliaia di pagine e al moltiplicarsi dei tributi.

La semplificazione è prioritaria, aiuta la codificazione della materia e la distensione dei rapporti tra fisco e contribuenti, che già essa sola sarebbe una grande riforma. Semplificare è bello a dirsi e difficile a farsi. Tuttavia, siamo nell’era dell’intelligenza artificiale e abbiamo una amministrazione finanziaria con banche dati già molto ben fornite. Superando il sistema della dichiarazione dei redditi, mappando le informazioni, facendo parlare le banche dati tra di loro, riducendo il numero dei tributi e rendendo più facile il dialogo con l’amministrazione (dotata delle risorse necessarie) l’obiettivo è possibile.