Le opinioni

L’arma della distrazione di massa: il killer della felicità ce lo portiamo in tasca

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di Antonio Dini (Giornalista e scrittore)

Qual è lo sport preferito delle persone? Distrarsi. Alle volte distrarsi anche dalle distrazioni (càpita a quelli che tirano fuori il cellulare mentre guardano la televisione, per esempio). Ci rende più felici? No. Allora perché ci piace tanto distrarci?

È un mistero. Ci hanno lavorato psicologi, antropologi, neuroscienziati, ma una risposta univoca non c’è. Evidentemente si tratta non solo di un vantaggio evolutivo ma anche di una peculiarità della specie umana, perché nessun altro mammifero superiore si distrae tanto quanto ci distraiamo noi.

Nessun animale passa le sue giornate pensando a cose che non succedono in quel momento e nel posto dove si trova. Gli esseri umani sì, è una nostra prerogativa. Che sta aumentando rapidamente. In vacanza in una città straniera ma con gli occhi sul telefonino ed è un attimo distrarsi e tornare a casa propria, alle grane di lavoro, ai gruppi whatsapp con gli amici.

Oppure, gli scroll senza fine di Instagram, TikTok e degli altri social: difficile non perderci mezz’ora già la mattina, appena svegli. O l’occhiata che cade sulle notifiche mentre siamo a prendere un caffè con un amico o a cena con una bella signora? Un classico.

Il Garante avrebbe dovuto vietare i telefonini anziché ChatGTP: i danni sono maggiori e le conseguenze ancora più nefaste di quelle dell’intelligenza artificiale chiacchierona.

La realtà, però, è ancora più complicata. Torna di attualità una vecchia ricerca, fatta da due psicologi dell’università di Harvard, Matthew A. Killingsworth e Daniel T. Gilbert nel 2010. I ricercatori hanno analizzato la distrazione delle persone rispetto al lavoro e ha scoperto che quasi la metà del tempo che passiamo in ufficio lo passiamo pensando ad altro: il 46,9%, per la precisione. «La mente umana – scrivono Killingsworth e Gilbert – è una mente abituata a vagare, e una mente che vaga è una mente infelice. La nostra capacità di pensare a ciò che non sta accadendo è una conquista cognitiva che ha un costo emotivo molto elevato».

Siamo solo noi quelli che pensano a cose che non stanno succedendo: magari ripensiamo a cose successe, o ci preoccupiamo di cose che devono succedere, o addirittura che non accadranno mai. Però il risultato è sempre lo stesso: la mente vaga e lo fa continuamente, qualsiasi sia l’attività in cui siamo impegnati. Sia che si stia camminando, mangiando, facendo la spesa, guardando la tv. Una delle poche attività in cui non ci distraiamo “quasi” mai è mentre facciamo all’amore, ma conosco persone che evidentemente sono l’eccezione che conferma la regola.

Le nostre vite sono pervase dalla non-presenza. È una pratica talmente forte che abbiamo deciso di amplificarla usando anche gli strumenti elettronici: gli smartphone sono degli strumenti di comunicazione e di efficienza straordinari ma li usiamo per la maggior parte come modi per pensare ad altro. E ci rendono infelici, oltre che dipendenti.

Infatti, tutto questo si ripercuote sulla nostra capacità di stare bene. Perché quando ci assentiamo da noi stessi e lasciamo vagare la mente siamo meno felici. Diventiamo più felici quando siamo più concentrati e presenti a noi stessi. O meglio: secondo i ricercatori la mente vaga perché non siamo felici. Nel senso che non reggiamo la piccola pressione di essere presenti in un momento che non ci fa stare bene, e allora trasferiamo altrove la nostra coscienza, distraendoci.

Il problema, avrete capito, è che tutto questo non va bene. Secondo i ricercatori, infatti, non è fuggendo dal presente che si trova la felicità, ma al contrario vivendo e interpretando meglio l’attimo in cui siamo. «Molte tradizioni filosofiche e religiose – scrivono Killingsworth e Gilbert – insegnano che la felicità si trova vivendo nel momento, e i praticanti sono addestrati a resistere al vagabondaggio della mente e a “essere qui ora”. Queste tradizioni suggeriscono che una mente che vaga è una mente infelice».

L’esercizio di chiudere i ponti con le distrazioni e provare a vivere da adulti, consapevolmente e con intenzione i momenti della nostra giornata, sia nel privato che sul lavoro, sono la chiave per non lasciar vagare troppo la nostra mente. E, alla fine, essere non solo più gradevoli per chi vive assieme a noi e più efficaci sul lavoro, ma anche un po’ più felici. È così difficile? Sì, soprattutto se tenete gli occhi incollati sul telefonino tutto il tempo: la vera arma di distrazione di massa che sta facendo strage della nostra felicità…