Le opinioni

Ecco come riuscire a trovare l’oro del Meridione

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di Luigi De Magistris

Il Sud può essere terreno fertile per investire se si creano le condizioni per lo sviluppo. Il Sud è ricco di territorio da utilizzare e non invece da sfruttare e depredare, come hanno anche fatto un certo tipo di politica e di impresa che non hanno arricchito il Meridione ma lo hanno prosciugato. Il Sud è ricco di campagne da utilizzare e di aree urbane da rigenerare. È pieno di talenti giovanili da valorizzare, è ineguagliabile sul piano culturale e storico, a naturale vocazione turistica. Al Sud i servizi sono però più carenti, le infrastrutture materiali e digitali inadeguate, la burocrazia amministrativa non di rado opprimente, la politica più volte incapace se non complice di un degrado dei diritti che sono piegati a privilegi concessi dal potere. Eppure gli strumenti per cambiare rotta ci sono.

Il PNRR può essere una grandissima opportunità se gestito però da una classe dirigente competente, onesta e coraggiosa. Sul piano fiscale sia Stato che enti locali possono fare di più: misure fiscali di sostegno per chi investe creando occupazione e riqualificazione dei territori. Riduzione ed esonero di tasse comunali per chi investe, non sfrutta i lavoratori ed opera per lo sviluppo delle comunità. Più controllo del territorio da parte delle forze di polizia e maggiore efficacia dell’azione repressiva della magistratura, constatando una mancanza di priorità della lotta al crimine per i governi e una caduta della spinta ideale in ampi strati degli apparati statuali. Si deve realizzare una migliore filiera tra mondo della formazione e sistema produttivo e porre rimedio alla desertificazione giovanile che rende sempre più poveri i territori.

Ci vuole un rapporto corretto ed efficace tra pubblico e privato, in cui il pubblico mostra la visione e crea le condizioni per investire e il privato impiega risorse, assume lavoratrici e lavoratori e contribuisce allo sviluppo del territorio. Ho lavorato da sindaco, con risultati positivi,  affinché pubblico e privato insieme, nelle reciproche autonomie e senza andare a braccetto, rilanciassero imprese ed economia della città. Si deve mettere al centro la questione morale che continua a essere un’emergenza cronica e la mala politica non di rado condiziona l’impresa elargendo i contributi non come diritti ma come concessioni del potere che impone poi anche chi far lavorare. Bisogna sconfiggere la torsione oligopolistica a discapito della libera concorrenza.

Il Sud può divenire un luogo in cui costruire un modello di sviluppo fondato su politiche industriali anche pubbliche che facciano coincidere lavoro, impresa e ambiente. Si deve puntare sull’economia circolare e sull’industria culturale, così come il settore del food e dell’agroalimentare, sostenendo l’agricoltura della biodiversità che tutela ambiente e salute in regioni in cui le terre incolte sono tante e dove l’immigrazione invece che un problema può rappresentare anche una soluzione.

Per non parlare dei giovani che nel Mezzogiorno realizzano imprese di alto livello nel settore agricolo, delle alte tecnologie, dell’informatizzazione, della cultura e del turismo, del manifatturiero.

Il Sud non è zavorra, non deve essere terra di conquista di prenditori voraci, ma è il plusvalore ancora inespresso del nostro Paese in cui consolidare, anche attraverso le piccole e medie imprese, difesa del territorio e riqualificazione, occupazione, sviluppo della persona umana, sicurezza e contrasto al crimine soprattutto attraverso il lavoro.