Le opinioni

Flat tax per tutti? Solo disboscando la giungla di detrazioni e bonus

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di Giuseppe Pizzonia – Docente di diritto tributario

La flat tax torna di nuovo al centro dell’attenzione mediatica. Dopo le modifiche introdotte con la Legge di bilancio 2023 (nuova soglia limite e meccanismo incrementale), il progetto di riforma fiscale ne ha ipotizzato una estensione graduale, mentre alcune proposte di emendamento, presentate nei giorni scorsi alla Commissione finanze della Camera dove il progetto è all’esame, introducono nuovi temi di discussione.

Proviamo a fare un riepilogo.

Oggi, ditte individuali e professionisti con proventi fino a 85mila euro possono applicare – invece di Irpef, addizionali e Iva – un’imposta piatta del 15% su un reddito determinato forfettariamente. Una fiscalità molto vantaggiosa, ma soggetta a critiche (non sempre fondate), e non priva di inconvenienti.

I punti critici sono essenzialmente tre: costituzionalità, equità, lock in. La flat tax – secondo alcuni – sarebbe incompatibile con il principio costituzionale di progressività; non è così, se si adottano opportune cautele, ad esempio una no tax area. Si critica poi la disparità di trattamento rispetto al lavoro dipendente. È possibile, ma se si tiene conto anche degli oneri previdenziali, il problema si ridimensiona notevolmente. Infine, molto insidioso, il rischio lock in: la soglia a 85mila euro induce condotte più o meno lecite per non sforarla e non cadere nel tritacarne della tassazione ordinaria (Irpef fino al 43% + addizionali, etc.). E poi, dato che la flat tax si applica solo alle attività svolte in forma individuale, si rischia un ulteriore freno alla crescita dimensionale e organizzativa di queste attività; non conviene infatti gestirle in forma associata, perché si perdono i vantaggi della tassa piatta.

Come uscirne?

Già con la Legge di bilancio 2023 si è avviato qualche correttivo, ad esempio con la flat tax incrementale. Il disegno di legge di riforma fiscale è andato oltre, in una prospettiva di legislatura, progettando per l’Irpef il graduale superamento dell’attuale sistema di aliquote crescenti per scaglioni per giungere a un modello ad aliquota unica, pur nel rispetto della progressività. E questo, con le risorse ricavabili ridimensionando l’ingestibile apparato di deduzioni, detrazioni, bonus e tax credit che grava sul gettito dell’imposta sul reddito (oltre 125 miliardi, nel 2022).

Ovvio che non tutte queste tax expenditures potranno essere eliminate o ridotte – si pensi alle spese per sanità e previdenza, oltre agli oneri per la prossima transizione ecologica – ma ci sono ampi spazi di manovra. Dunque, se la riforma fiscale sarà attuata come programmato, la flat tax potrebbe essere tendenzialmente applicata a tutti i contribuenti, rimuovendo molte criticità e obiezioni.

Nel frattempo, arrivano altre proposte, con emendamenti al progetto di riforma, ma forse con l’auspicio di una attuazione più ravvicinata. È stata proposta l’estensione della flat tax alle sole attività professionali regolamentate svolte in forma associata o societaria, ma con limitazioni. Resta la soglia a 85mila euro per singolo associato, ma con altri due limiti, uno dimensionale (massimo tre partecipanti), l’altro anagrafico (solo professionisti under 35).

Questo, soprattutto, potrebbe ridurre l’appeal della proposta. La flat tax delle attività individuali, infatti, non prevede limiti di età. Diverso sarebbe se – ad esempio – al limite anagrafico si accompagnasse una aliquota più ridotta. Inoltre, rimane, anche se ridotto, il freno alla crescita sopra le tre unità. Ma, ce n’est qu’un debut.