Le opinioni

Giustizia e sicurezza non sono più una priorità, economia e lavoro soffrono

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di Luigi De Magistris – Politico e scrittore

Sicurezza pubblica e giustizia, due beni comuni democraticamente essenziali non più considerati da tempo una priorità dalla politica nazionale che governa. La sicurezza peggiora in molte parti del Paese e tanti cittadini si sentono sempre più insicuri. Gli episodi di violenza aumentano e non di rado non vengono nemmeno denunciati per paura e anche per sfiducia nello Stato. Il controllo del territorio da parte delle forze di polizia non è sufficiente soprattutto a causa della riduzione degli organici. Tagliare risorse nel pubblico significa avere meno ospedali, scuole, caserme, tribunali.

E si esternalizza, come se la sicurezza nazionale, ad esempio, la potessimo affidare alla vigilanza privata. Molte aree urbane sono sotto il controllo di organizzazioni criminali sempre più agguerrite, con alta disponibilità di armi e l’età media degli autori dei crimini si abbassa sempre di più, non di rado anche sotto l’età imputabile dei 14 anni. Un bambino che delinque non è un criminale nato, è un fragile non curato. La certezza della pena non è più una certezza e i processi spesso hanno una durata troppo lunga, a discapito delle garanzie degli individui e dello Stato. Si investe ancora troppo poco in videosorveglianza e in nuove tecnologie utili per la prevenzione del crimine e l’individuazione dei responsabili.

La mia sensazione, avendo fatto il pubblico ministero per 15 anni e il sindaco di Napoli per 10, è che vi sia anche un forte calo di attenzione nel contrasto alle forme più insidiose di criminalità economica, soprattutto delle mafie. Penso al riciclaggio e al reimpiego del denaro sporco proveniente in particolare dal traffico internazionale di droga. Miliardi di euro da investire e ripulire, che non solo rafforzano le organizzazioni criminali ma alterano pure la correttezza e la trasparenza del mercato e della concorrenza economica. Con un danno enorme per chi fa impresa onestamente e paga le tasse. Basta poi farsi due passi per diverse città italiane, da sud a nord passando per la capitale, per rendersi conto dei mutamenti anomali di attività economiche e commerciali.

Le mafie stanno investendo tanto anche nel settore ambientale e degli affari collegati al turismo. Pezzi di Stato deboli e non di rado collusi producono pure la tragedia di trasformare cose belle anche in cose brutte, come gli effetti collaterali negativi della rinascita culturale e turistica di tanti luoghi. Se non si governano fatti ed eventi con mani oneste, libere, competenti e coraggiose, questi vengono governati da altri per finalità che non sono affatto di interesse pubblico. Le mafie, poi, hanno una liquidità enorme, non hanno burocrazia, sanno dove andare e investire, vivono di consenso sociale. Durante e dopo la pandemia con usura e contributi economici hanno “aiutato” persone, famiglie, attività commerciali, aziende. È l’aiuto del diavolo che ti sottomette e succhia tutto il sangue, per poi farti entrare nell’orbita dell’appartenenza dalla quale non ti liberi.

Per non parlare poi della forte assenza di volontà dello Stato, salvo lodevoli eccezioni, di contrastare la borghesia mafiosa che con il denaro pubblico si è fatta ormai Stato. I governi che fanno? Tagliano la sicurezza, spuntano le armi alla magistratura che è un po’ allo sbando anche per sue responsabilità, riducono i poteri di controllo, come in questi giorni alla Corte dei Conti sul Pnrr. Convivere con le mafie significa mortificare le persone oneste e distruggere la democrazia. Se sicurezza e giustizia soffrono, poi anche economia e lavoro ne risentono; persone e aziende oneste investono meno, disonesti e criminali si fanno sempre più strada. Cambiare si può, perché sono fatti umani e come tali estirpabili, ma non affidando “la banca del sangue a Dracula”.