Le opinioni

Grande tregua in attesa di vera riforma

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di Giuseppe Pizzonia (Docente di diritto tributario)

 Comunque la si voglia chiamare – tregua o pace fiscale, sanatoria o condono sui generis – è ormai partita la più grande operazione di definizione delle pendenze fiscali dell’ultimo ventennio.

È infatti dal condono tombale di inizio secolo che non si vede una manovra così ampia. Eppure in questi anni non sono mancati provvedimenti di ogni genere per alleggerire le pendenze fiscali: rottamazioni, scudi, voluntary disclosure, sanatorie, definizioni agevolate e simili, con una varietà lessicale sorprendente, ma con un comune retrogusto amaro per chi si sforza di osservare la massa ormai insopportabile degli adempimenti ed oneri fiscali che gravano sugli italiani.

Ed è proprio il peso di questo apparato che alla fine spiega l’inevitabile ricorso a provvedimenti apparentemente straordinari, ma – di fatto e da sempre – ricorrenti, fin dall’Unità d’Italia (1861). Inutile, ingenuo e fuorviante porre la questione in termini etici.

Certamente, condoni e sanatorie varie giovano (anche) ad evasori e contribuenti in mala fede, ma quando la massa delle pendenze da regolare si rivela obiettivamente ingestibile le categorie morali non bastano; il fenomeno è trasversale e ben più ampio della brutale evasione. Giocano fattori molteplici e tra loro intrecciati: legislativi, amministrativi, sociali, culturali, in un garbuglio impossibile da dipanare se non tentando un taglio netto, appunto con una sanatoria, che almeno alleggerisca il carico dell’amministrazione e porti un po’ di gettito.

Anche se questa è spesso una nota dolente, perché molte volte il gettito è stato meno generoso del previsto, vuoi per eccessivo ottimismo del legislatore, vuoi perché c’è sempre chi scommette sulla prossima sanatoria, sperando – come qualche volta è accaduto – che sia più conveniente della precedente. E non è un caso che nella Legge di bilancio l’impatto delle nuove misure di sanatoria sia stato opportunamente quantificato con molta prudenza.

Si tratta – schematizzando – di ben dieci diverse sanatorie (anche per le criptoattività), che spaziano dagli avvisi bonari alle irregolarità formali, da un ampio ravvedimento speciale alla definizione degli accertamenti, dalle controversie nei vari gradi di giudizio alla rateazione, definizione e stralcio dei debiti fiscali; una descrizione in dettaglio richiederebbe però troppo spazio.

La macchina amministrativa sta lavorando a pieno ritmo e l’Agenzia delle entrate con molta prontezza ha già emesso due corpose circolari esplicative, oltre al modello per la definizione delle liti fiscali pendenti; altri modelli e provvedimenti attuativi per le ulteriori sanatorie verranno approvati prossimamente. Non è poi difficile prevedere che fino alla scadenza del prossimo 31 marzo (salve solite proroghe), ed oltre, verranno divulgati altri documenti interpretativi.

Comune a varie misure è l’obbligo di pagare per intero le imposte dovute e gli interessi, con una cospicua riduzione delle sanzioni (fino a un diciottesimo), e con una generosa possibilità di rateizzazione (fino a venti rate trimestrali). Per quanto riguarda le liti tributarie, le occorre pagare in ragione del valore della controversia e in base alla situazione e agli esiti del giudizio nei vari gradi (dal novanta al cinque per cento, a seconda dei casi).

Insomma, un apparato complesso ed articolato, abbastanza conveniente ma non privo di incoerenze, già evidenziate dai commentatori. E tutto questo, in attesa che arrivi la promessa – ed indispensabile – riforma fiscale.