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Il buon proposito dopo l’estate: basta con lo stile “usa e getta”

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Avete fatto qualche buon proposito? Questo è il momento migliore. Si rientra dalle vacanze, per chi le ha fatte, con energie e soprattutto esperienze nuove. Con una scintilla di energia estiva che vorremmo tenere viva durante l’inverno. Come? Magari facendo yoga, o mangiando meglio. Oppure stando di più all’aperto, leggendo più libri, imparando una nuova lingua.

Vi propongo un altro buon proposito: smettere di considerare le cose e le persone che entrano nella nostra vita come “smaltibili”.

Lo stile di vita “usa e getta” è uno dei problemi generazionali più gravi. Ha origine nella falsa idea che l’essere umano sia migliore, più saggio e quindi separato dal resto della natura.

Le cose “usa e getta” possono, come dice l’espres-sione, essere consumate e buttate via perché non hanno più valore. Probabilmente non l’hanno mai avuto. Viviamo in un mondo di plastica monouso e di obsolescenza programmata, in cui quando com-priamo qualcosa diventa obsoleta praticamente nel momento stesso in cui la compriamo e la maggior parte del suo contenuto è immediatamente eliminabile.

Viviamo in un mondo in cui alla cassa del su-permercato ci chiedono se voglia-mo un sacchetto di plastica dove mettere la busta di plastica con le patatine che abbiamo appena com-prato.

Lo stile di vita “usa e getta” sembra un problema “solo” ambientale, con conseguenze devastanti che ben conosciamo: dal riscaldamento globale al piccolo continente di rifiuti che galleggia nel Pacifico. In realtà, ha un impatto ancora più profondo. Ci sono studi che mostrano una correlazione tra il modo con il quale guardiamo agli oggetti e la percezione delle nostre relazioni.

Detto in altro modo: la prevalenza di oggetti usa e getta nelle nostre vite ci sta facendo vedere le nostre relazioni interpersonali come sem-pre più volatili: un rapporto non va bene? Chiudiamolo. Un’amicizia non funziona come vorremmo? Ghosting. Il lavoro non è quello che desideriamo? Andiamocene. O tagliamo i legami con l’altra parte: un fornitore o un agente ad esempio.

Il buon proposito? È abbastanza semplice: esercitiamoci a non but-tare via più niente. Trasformiamo le cose, rammendiamole, ripensia-mo il modo con il quale usarle o con cui avere una relazione. A partire dal nostro corpo, che a suon di chirurgie estetiche è diventato anch’esso usa e getta: proviamo ad amarlo e trattarlo bene. Esercitiamoci a credere a nuove possibilità con quello che abbiamo, con chi conosciamo e frequentiamo.Il risultato? Ve l’anticipo: ci rende-remo conto di avere già moltissimo e potremo migliorarlo ancora, addirittura scopriremo che è più di quanto pensavamo, senza bisogno di buttare via niente.

Che ne dite, vi piace come buon proposito?