Le opinioni

Il capitalista influencer: ovvero l’arte di vendere aria fritta

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di Antonio Dini
(giornalista e scrittore)

Quando non sappiamo come spiegare qualcosa la soluzione più semplice è sparare la palla in tribuna.

Elon Musk sta sfasciando Twitter? È semplicemente impazzito. Perché far fatica a spiegare il comportamento di un imprenditore che ha fondato un’azienda miliardaria (SpaceX), ne guida un’altra (Tesla) e ha il più grande patrimonio personale al mondo (è il primo uomo ad aver superato il valore di 300 miliardi di dollari)?

Meglio pensare che sia matto se spende 44 miliardi per comprare Twitter e poi licenzia dipendenti a man bassa (ma lo stanno facendo anche gli altri big del settore). Purtroppo, la presunta pazzia di Musk non è la spiegazione al suo comportamento.

Come non lo è per Sam Bankman-Fried, che ha appena finito di distruggere la sua Borsa cripto miliardaria FTX.

Invece, il dato che dovrebbe essere chiaro è che entrambi sono figure carismatiche, con un seguito online enorme.

L’account Twitter di Elon Musk ha 115 milioni di follower, SBF (come si fa chiamare Bankman-Fried) andava in televisione a fianco di Bill Clinton e Tony Blair e pagava la leggenda del football americano Tom Brady perché apparisse nei suoi spot televisivi.

Non si tratta, insomma, di casi isolati di megalomania, anche se i comportamenti sono chiaramente sopra le righe. Invece, i due sono rappresentativi di un nuovo tipo di imprenditori che non usano la leva economica o finanziaria per arricchirsi. Invece, usano il loro potere di influenza esercitato tramite i social media per gonfiare il valore dei loro beni. Sono gli influencer capitalist.

Non è una sorpresa: era già stato tutto previsto da Rudolf Hilferding. Economista ebreo di ispirazione marxista, nato in Austria e ucciso dalla Gestapo prima di arrivare al campo di concentramento negli anni Quaranta, nel 1910 Hilferding ha scritto il libro Das Finanzkapital (Il capitale finanziario) che analizza le evoluzioni del nascente capitalismo. Hilferding descrive una figura chiave del capitale finanziario: il promotore. Quanto più è famoso, quanto più convince e guadagna. Negli anni Venti in America la prima “celebrità” di questo tipo è stato Charles Lindbergh, il trasvolatore degli oceani, che lavorava per Pan Am come intrepido uomo immagine. E intanto investiva pesantemente sulle aziende che promuoveva, arrivando a guadagnare milioni e milioni di dollari durante la Grande depressione.

Oggi Jeff Bezos che salta su uno dei suoi razzi e fa il volo inaugurale in orbita di Blue Origin, o Elon Musk che va a condurre il Saturday Night Live Show in diretta, sono questo: promotori carismatici (e con legioni di follower) che spingono le azioni della loro azienda o quella a cui sono associati.

Perché, dopotutto, chi non vorrebbe George Clooney come azionista della sua azienda, visto che nel 2017 hanno venduto il suo marchio di tequila supercostosa Casamigos per un miliardo di dollari dopo averla creato solo quattro anni prima? Altro che PhD e startup hi-tech. E Ryan Reynolds? Ha comprato Aviation Gin nel 2018 diventandone oltre che proprietario anche direttore creativo e interprete degli spot, giocati sul suo personaggio Marvel di Deadpool. Salvo poi vendere tutto nel 2020 per “soli” 600 milioni.

Dalle sorelle Kardashian a Kate Hudson sino a Rihanna e Gwyneth Paltrow, anche le influencer di Hollywood hanno la loro quota di milioni. O gli youtuber come l’americano MrBeast, che si stima valga un miliardo di dollari e ora ha lanciato una catena di fast food: il cibo pare sia pessimo ma quello che MrBeat Burger vende in realtà non è la polpetta ma il logo. Stessa cosa anche da noi: il 68% degli italiani segue gli influencer, il cui giro d’affari secondo DeRev nel 2022 sarà di 335 milioni di euro e nel 2025 di mezzo miliardo. I più bravi non vendono neanche l’hamburger o la tequila: si concentrano sul niente assoluto, cioè gli NFT, la quintessenza della capacità promozionale.

Quello che Musk e SBM hanno capito benissimo è che per far soldi devono saper vendere facendosi vedere. Quello che invece Rudolf Hilferding aveva previsto è che il capitalismo sarebbe passato dalla sua fase economica e poi finanziaria a quella di influenza pura a prescindere dal sottostante razionale economico. O, per meglio dire, vendere aria fritta.