Le opinioni

Intelligenza artificiale, nuova Eldorado

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di Ernesto Sirolli (docente e consulente di economia aziendale)

È recente la notizia che quattro eminenti ricercatori di intelligenza artificiale hanno lasciato Google per fondare Mobius AI, una startup focalizzata sulla tecnologia dell’intelligenza artificiale in grado di creare i propri video e foto.  Sebbene inizialmente incerta sul prodotto, la startup ha rapidamente attirato l’attenzione delle principali società di venture capital di Silicon Valley che, in una settimana, hanno deciso di co-finanziare la startup. L’offerta ha spinto Mobius, che aveva solo quattro membri e un laptop, a una valutazione di circa 100 milioni di dollari. Roba da poco rispetto al finanziamento da 10 miliardi di dollari ricevuto da OpenAI e dalla somma collettiva ricevuta dalle 616 startup di intelligenza artificiale che, secondo la ricerca di Crunchbase, hanno ricevuto investimenti di circa altri 6 miliardi di dollari in questi ultimi mesi.

Ma perché stanno impazzendo tutti per questa nuova tecnologia? Jeff Bezos, ceo di Amazon, di recente ha detto che un giorno, se la sua azienda smetterà di investire in tecnologia, probabilmente andrà fallita: in questo momento la loro tecnologia fa affidamento su un minuscolo componente che Amazon non produce internamente. Lo stesso Bezos ha investito in una tecnologia emergente che, a suo avviso, «migliorerà ogni attività». Indovinate qual è? È la stessa che alcuni ricercatori di mercato ritengono che  potrebbe potenzialmente valere fino a 15,7 trilioni di dollari!

Un articolo del New York Times, intitolato “Lascia che 1.000 fiori sboccino” annuncia : «Intelligenza artificiale, la frenesia dei finanziamenti si intensifica. In poche settimane, una corsa all’oro nelle startup di AI è diventata una vera e propria mania». E la California di corsa all’oro ne sa qualcosa! Le più importanti startup di intelligenza artificiale del Golden State, secondo Wellfound, sono ben 305. Si calcola che collettivamente tutte le startup americane, in questo momento, stanno cercando 11.603 digital designers, 80.570 ingegneri, 21.964 figure nel marketing e 31.818 commerciali.

Cosa vi ricordano questi dati? A me ricordano le 275 startup che cercarono di imitare Facebook, le valutazioni pazzesche di piattaforme digitali sulla Borsa di Wall Street, l’investimento delirante di Elon Musk in Twitter e la bolla delle Dot-Com alla fine degli anni novanta. Mi ricorda anche che, per quelli che amano la preistoria, nell’anno 1900 in America c’erano 1.001 aziende che costruivano automobili!

La storia si ripeterà con questa nuova tecnologia? Si, senza dubbio alcuno! Ci vorranno i soliti venti anni per snellire il gruppo di contendenti e saranno pochi a sopravvivere. Possiamo però contare sul fatto che quelli che lo faranno trasformeranno il mondo come d’altronde lo hanno fatto le tecnologie delle ‘ere’ passate.

Dobbiamo stare attenti però su dove investire. Scriveva il ‘filosofo del management’ Peter Drucker  che l’alta tecnologia è la «cima della montagna» ma la cima non può esistere senza la montagna e la montagna è creata da lavori a zero, bassa e media tecnologia! L’economia, in altre parole, non può basarsi sulla creazione solo di alta tecnologia perchè ci vogliono almeno vent’anni perchè l’high tech paghi dividendi. Nel frattempo il mondo deve andare avanti e i ponti non devono crollare per mancati investimenti. Non c’è vetta senza montagna e la montagna è costruita da noi, miliardi di persone che badano, quotidianamente, alle esigenze di vita di un’umanità che sogna nuove tecnologie, ma che nel frattempo usa gli strumenti che ha tra le mani.