Le opinioni

L’attualità di Anders e la lezione sulle tecniche per manipolare le masse

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Invece di scrivere il mio pensiero, questa settimana riporto quello di un altro, ben più autorevole di me: si tratta di Günther Anders, filosofo tedesco, ebreo, marito di un altro grande personaggio del secolo scorso, Hannah Arendt, anche lei tedesca, poi naturalizzata statunitense, storica e filosofa, autrice, tra l’altro, del saggio “Le Origini del Totalitarismo” (1951). Anders, in un suo noto libro, “L’uomo è antiquato” (1956), affrontò il tema della manipolazione delle masse, di cui riporto un breve passaggio che è stato molto discusso in queste ultime settimane dopo che è tornato alla ribalta dei media e dei social network.

Eccolo: «Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini. L’ ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate. In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla a una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi. Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile ed elitario. Il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia anestetizzata da qualsiasi contenuto sovversivo. Niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massicciamente, attraverso la televisione, divertimenti che adulano sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È buono, in chiacchiere e musica incessante, impedire allo spirito di pensare. Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio. In generale, si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana e il modello della libertà. Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, l’unica paura, che dovrà essere mantenuta, sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità. L’ uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve essere un gregge. Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale, tutto ciò che metterebbe a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato, combattuto. Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali».

Fate caso soprattutto all’ultima parte di questo brano. Ci ritrovate moltissime delle tecniche utilizzate per far diventare in questi ultimi anni qualsiasi parere discordante dal mainstream mediatico e politico, posizioni ridicole, prima ancora che risibili, sovversive, complottiste. Da stigmatizzare prima e condannare subito dopo. Addirittura, da perseguire legalmente, civilmente e penalmente, ma soprattutto socialmente. Ribadisco quanto ho già scritto la settimana scorsa: per l’élite che ci comanda, chi dissente, anche solo nel pensiero, è un delinquente da emarginare. Non lo dico io: lo dice un grande pensatore ebreo del secolo scorso! Rifletteteci…