Le opinioni

Negli Usa la guerra che conta è contro la Cina per i microchip

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di Ernesto Sirolli (docente e consulente di economia aziendale)

La guerra in Ucraina è lontana dalla California, ma quella per il controllo dei microchip si sta scaldando, ed entrambe qui si combattono a botte… di miliardi di dollari!

La recente visita del presidente Biden a Kiev è stata, dal punto di vista californiano, più una bravata che una necessità. La guerra è molto lontana dalla psiche dei californiani che sono più interessati, in questo momento, agli UFO o HAO (High Altitude Objects) che a Putin. Il focus dell’attenzione, come del resto in Italia, è sull’economia e non sulla geopolitica.

La guerra tra Russia e Ucraina diventerebbe importante solo se creasse problemi economici, cosa che in questo momento non fa. Negli Stati Uniti l’inflazione sta scendendo, il tasso di disoccupazione, al 3,5 %, è il più basso dal 1969 e, a gennaio, sono stati creati più di mezzo milione di nuovi posti di lavoro. C’è una relazione molto chiara qui tra spesa militare ed economia e, contrariamente a quanto accade in altri Paesi, gli americani capiscono che la spesa governativa in armamenti si traduce in profitti privati soprattutto quando, è il caso americano, le armi sono disegnate, sviluppate e prodotte negli States. Il famoso military/industrial complex di cui si preoccupava il presidente Eisenhower (cioè la relazione strettissima tra ministero della Difesa e industria bellica in mano ad aziende private), nel subconscio americano è una normale componente, se non una vera forza trainante, dell’economia.

Per capire l’origine della correlazione “positiva” delle spese belliche bisogna ricordare la mobilitazione dell’industria manifatturiera privata al servizio del Governo Federale durante la Seconda guerra mondiale. Equiparata in dollari odierni, la guerra costò oltre 4 trilioni di dollari; nel 1945, l’ultimo anno del conflitto, la spesa per la difesa comprendeva circa il 40% del Pil americano. Immaginate la reazione degli economisti di oggi che tremano di fronte agli incentivi governativi post pandemia! Ebbene, nonostante il crollo della produzione bellica e il calo della spesa pubblica la disoccupazione aumentò solo modestamente e il periodo compreso tra la fine della Seconda guerra e l’inizio degli anni ‘70 è considerato uno di maggiore espansione economica nella storia degli Stati Uniti e della California in particolare. La vasta spesa federale per la difesa in California non si è mai fermata.

Dopo il secondo conflitto mondiale, il Dipartimento della Difesa americano ha investito miliardi attraverso la DARPA, l’Agenzia per i progetti di ricerca avanzata della difesa. Nel libro «Vantaggio Regionale, Cultura e Competizione nella Silicon Valley», Anna Lee Saxenian si sofferma sulla società Fairchild Semiconductor, considerata la prima startup della Silicon Valley. Con i finanziamenti del Dipartimento della Difesa, Fairchild creò le famose silicon chips che hanno letteralmente messo “il Silicon” nella Silicon Valley! Ricorda Saxenian che le primissime silicon chips furono utilizzate non nella tecnologia di largo consumo, ma in quella militare durante la Guerra Fredda. «Il primo transistor commercializzato da Fairchild fu il 2N697 del 1958 (…). Il primo lotto di 100 esemplari è stato venduto a IBM per 150 dollari ciascuno e fu utilizzato per costruire il computer per il bombardiere B-70. Altri furono venduti ad Autonetics per costruire il sistema di guida per il missile balistico Minuteman».

Ma questa è storia antica. Se c’è una “guerra” che interessa ai californiani in questo momento è proprio quella per il controllo della produzione di microchip. Il membro del Congresso della California Ro Khanna ha guidato una delegazione di deputati, Repubblicani e Democratici, a Taipei questo mese. Lì ha incontrato, tra gli altri, il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen. Khanna, un democratico, è un membro del comitato ristretto di recente formazione che si occupa della concorrenza strategica tra gli Stati Uniti e il Partito comunista cinese. Dice Khanna: «È importante capire come riportare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti. Abbiamo fatto un grosso errore perdendo Morris Chang. È un espatriato americano. Era la persona numero due alla Texas Instruments, che lo ha messo da parte perché di origine asiatica. E così Morris va a Taiwan e crea l’intera industria dei semiconduttori. L’ho incontrato e, con lui, altri per capire quali fossero le sfide della produzione negli Stati Uniti e come avremmo potuto assicurarci che TSMC (l’azienda di Mr. Chang) potesse avere successo nello stabilire un nuovo impianto in America».

Come si fa a far tornare il Signor Chang in America? Si crea un’apposita Legge per le Chips! Il Chips Act è un investimento governativo da 50 miliardi di dollari destinato a incoraggiare sia le società statunitensi sia quelle estere a costruire impianti di fabbricazione di chip in America, con particolare attenzione a quelli più avanzati. Il programma di sussidi è stato descritto come «il più grande investimento nella politica industriale degli Stati Uniti in 50 anni». Il primo intervento? «La Taiwanese Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) di Mr. Chang (!) ha annunciato che avrebbe costruito un impianto per la produzione di chip da 12 miliardi di dollari in Arizona. La realizzazione dell’impianto principale è stata completata ad agosto, con l’inizio della produzione previsto per il 2024». E la vera guerra fredda, tra parentesi, è stata tra Apple Computers e Intel.

Apple ha contribuito a fare pressioni per ottenere sovvenzioni per l’impianto nell’ambito del quadro del Chips Act, poiché l’azienda produrrà chip della serie A e M per i prodotti dell’azienda, anche se non i più recenti. Quando Intel ha chiesto contributi governativi per la propria industria la Casa Bianca ha risposto: «L’obiettivo del programma è rafforzare la sicurezza nazionale piuttosto che dare impulso ai produttori di chip in difficoltà».

Ahia che mazzata! Sicuramente i repubblicani sono contrari a tutte queste spese, o no? Secondo un’indagine della Pew Research Center la maggioranza dei repubblicani, che boccia il presidente Biden su tutto, approva al 51% le spese in supporto degli armamenti per l’Ucraina! E l’altra “guerra”?

«La misura approvata mercoledì dal Senato con il voto di entrambi (Democratici e Repubblicani) per 64 a 33, ha lo scopo di rafforzare la competitività degli Usa con la Cina attraverso una forte attenzione all’industria nazionale di produzione di chip». Gli Americani sanno chi sono i veri nemici!