Le opinioni

Così le organizzazioni criminali transnazionali lucrano con il traffico dei migranti

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di Luigi De Magistris (Politico e scrittore)

Da pubblico ministero a Catanzaro sono stato tra i primi in Italia, circa 20 anni fa, a occuparmi di trafficanti di esseri umani e organizzazioni criminali che lucrano sulla vita di persone disperate. Perché a Crotone c’era il più grande centro italiano di permanenza temporanea di migranti. I sodalizi criminali operano a livello transnazionale e sono collegati tra di loro: Centro e Nord Africa, Medio Oriente, Turchia e mafie italiane. Vi sono collegamenti stabili dei trafficanti con i servizi di sicurezza di alcuni Paesi coinvolti e si arriva a livelli di corruzione politici ed istituzionali molto alti, soprattutto in Libia. Il giro economico è impressionante. La Turchia ricatta l’Europa minacciando esodi di massa, riceve soldi in cambio ma non argina le organizzazioni criminali.

Le persone che iniziano i viaggi della speranza della vita si affidano a trafficanti di esseri umani senza scrupoli, che riducono per alcuni mesi le persone e i loro familiari in schiavitù. Difatti, si deve pagare una somma, migliaia di euro a persona a seconda del luogo di partenza, e fino a quando non si salda l’ultimo euro – il che può avvenire anche una volta giunti in Italia e sfruttati spesso in agricoltura, imprese o vere e proprie attività criminali – i familiari rimangono schiavi e se non si paga, con i canali come Western Union, vengono torturati, violentati e, in alcuni casi, ammazzati. Più volte si sono ricostruiti, grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che attraverso testimonianze, omicidi in mare e mancati soccorsi con la complicità tra organizzazioni criminali ed autorità libiche.

Non c’è mai stata una strategia seria per affrontare questa tragedia. E non serve l’aumento delle pene perché sono già altissime, né ipotizzare infondati complotti dei mercenari russi della Wagner o altri spettri simili. Le migrazioni derivano da sete, fame, guerre, dittature e cambiamenti climatici. Fenomeni cronici quasi tutti scatenati da politiche mondiali di cui sono responsabili gli stati più ricchi e sviluppati che non hanno mai agito per sostenere una vera autodeterminazione dei popoli, ma attuato il più delle volte vere e proprie politiche coloniali. Nel breve periodo che si può fare? L’Europa deve creare corridoi umanitari sicuri, sotto l’egida dell’Onu, dai Paesi interessati dalle rotte, in modo da controllare i flussi e sottrarre gli esseri umani alle grinfie dei criminali. Procedere a un’integrazione diffusa in tutto il Continente, così come in tutto il territorio italiano. Saranno quindi poche persone, in definitiva, che si possono integrare bene nei luoghi e non essere depositate come merci. Le nostre sorelle e i nostri fratelli possono essere anche una grande opportunità di lavoro, sviluppo e coesione sociale.

Si smetta di fare propaganda politica razzista e di criminalizzare chi salva le vite umane a cominciare dalle Ong, così come va colpito chi lucra sulla pelle dei fragili in alcuni settori di un sociale criminale. Interrompere gli accordi criminogeni con la Libia che sono anche causa di morti e torture, perché si consegnano i migranti ai loro aguzzini dopo aver fatto finta di salvarli in mare. Smetterla di distinguere tra rifugiati e migranti economici o climatici, perché non è possibile comunque arginare le ondate. Nel lungo periodo si deve attivare una forte cooperazione decentrata internazionale per sostenere i paesi di origine nei percorsi democratici e di economia sostenibile. E poi bisogna finirla di fare guerre che tra i vari effetti collaterali producono milioni di rifugiati: Ucraina, Libia, Siria, Afghanistan, Iraq.