Le opinioni

Pareri contrastanti, linfa di libertà e democrazia

Scritto il

Mi occupo di comunicazione da tre decenni. In realtà, da molto più, avendo iniziato a farlo fin dai banchi di scuola quando scrivevo i manifesti murali, a quei tempi chiamati “dazibao” per una cultura cara a una filosofia “maoista” abbastanza pervadente. Esprimevo la mia opinione in merito ai fatti socio-politici dei tempi.

Il bello della comunicazione in un mondo libero e democratico sta nel confronto tra pareri contrastanti. Senza non c’è crescita culturale, sociale e spirituale. E far parte di un mondo che non cresce, che non si evolve, rende inutile e sofferta l’esistenza umana.

Eppure, in questi ultimi anni in particolar modo, la logica del mainstream, quella di un’assurda comunicazione cosiddetta “politicamente corretta”, fa passare come antidemocratico esattamente l’opposto, cioè l’opinione dissenziente che ne dovrebbe essere la linfa.

Quindi, ogni critica al “sistema”, ogni valutazione dubbiosa, ogni parere contrario viene etichettato: ecco quindi i “complottisti”, i “no vax”, i “terrapiattisti”, i “filo-putiniani” e via così di definizioni sempre più fantasiose, ma ghettizzanti, dell’altrui pensiero.

A fronte di questo insulso, ma evidentemente efficace “politically correct” (oggi se non usi un po’ di definizioni anglosassoni non sei nessuno…ndr), c’è invece un uso decisamente immorale di molta comunicazione mass-media. Avete mai provato a guardare un video di un cruento conflitto, oppure di un grave incidente stradale, immagini comunque tragiche che vengono addirittura segnalate come potenziali disturbatrici per persone “sensibili”?

Pima di poterle vedere, parte lo spot dell’allegra famigliola al tavolo della prima colazione che divora biscotti di marca. Un tempo, quando iniziavo la mia carriera, i maestri del marketing di quell’epoca sconsigliavano di abbinare pubblicitariamente prodotti ludici e di vissuto “leggero” a fatti tragici della vita di tutti noi. E con ragione direi.

Personalmente, sono molto disturbato nel guardare una tenera e paffuta bimba che mangia un biscotto e, subito dopo, vedere il cadavere di un bambino su una spiaggia siciliana.

E che dire dell’azienda farmaceutica che mette sul mercato prodotti non sufficientemente testati e con letteratura scientifica (sic!) piena di “omissis” che sponsorizza eventi universitari umanitari?

Questo tipo di comunicazione è “politically correct”? Ne dubito, ma impera la logica dei “pesi e delle misure”.

C’è un potere elitario che governa il mondo, che potrei definire “unipolare”, che decide cosa si può dire e cosa si può fare. Il tentativo è di imporci persino il pensiero. Cosa che in effetti riesce massmediaticamente attraverso Tv e social network con buona parte di un gregge belante, pedissequamente osservante. Ancora una volta, perciò, osserviamo che l’essere umano è ridotto a numero, elettorale e di consumi: a entità uniformata, dove vengono combattute le differenze, invece motore dell’evoluzione.

La scusa, buona per ogni ragione, è l’inclusione, termine ormai diventato nauseante, almeno per me. Censurati i pensieri “multipolari”, con il pretesto del politicamente corretto e soppressi umanamente i dissenzienti, con la logica del gregge che non deve essere deviato dal pascolo imposto dai pastori di regime, si persegue una società massificata, più facile da dirigere e controllare con la manipolazione mediatica. E così, senza più coscienza né anima di cui ci stanno progressivamente privando, siamo pervasi da un’angoscia interiore, alimentata da paure e allarmi quasi sempre inventati o creati in laboratori cino-americani o da televisioni e giornalisti corrotti e compiacenti.

Risvegliarsi è l’unica via d’uscita, creando così una massa critica di opposizione intellettuale e spirituale a quanto sta avvenendo!

L’essere umano è ormai ridotto a numero, elettorale e di consumi; le differenze, motore dell’evoluzione, sono combattute