Le opinioni

Quelle piccole interruzioni che spezzano la creatività

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Da poco più di un anno ho deciso di disattivare tutte le notifiche. Niente più WhatsApp, Messaggi o sms che trillano o vibrano. Niente più avvertimenti per le mail, o per i software che uso per lavoro (Slack e Trello, soprattutto) o di un’altra dozzina di app e servizi che cercano costantemente di informarmi di varie cose, molte delle quali non so più neanche quali sono.

Non è una crisi luddistica di mezza età, ma più banalmente un meccanismo di autodifesa e riordino per cercare di fare due cose, molto semplici: riuscire a lavorare e riuscire ad avere del tempo per me e la mia famiglia. La cosa difficile è che molte di queste microinterruzioni sono legate strettamente a questi due temi. A interrompere sono soprattutto le app che uso per lavoro e quelle che uso per stare in contatto con la mia famiglia. La chat della scuola (particolarmente prolifica, visto che con due figli piccoli è anche doppia) fa a gara con i colleghi e i contatti di lavoro. Le email più improbabili che arrivano a pioggia quando lavoro e le mail importanti che arrivano in qualsiasi altro momento, anche mentre dormo (sette-otto ore, di notte, come penso dovremmo fare tutti).

Questo bombardamento è quasi banale da raccontare ma è anche mortale e infido. Quindi perdonatemi se mi prendo un po’ del vostro tempo per sottolinearlo: le microinterruzioni come sistema di lavoro e di vita non solo non fanno bene a nessuno, ma sono anche controproducenti. Infatti, ottengono l’effetto opposto: ostacolano, rendono inefficienti, alla lunga portano a un calo drammatico di produttività e qualità della vita. Stancano. Sono “interruzioni tattiche” che hanno un impatto strategico: fanno deragliare anche i più capaci.

Non lo dico io. La perniciosità delle microinterruzioni è stata studiata in modo sistematico con tonnellate di esperimenti da psicologi e neuroscienziati. La frammentazione del lavoro, causata dall’accesso agli strumenti di comunicazione del nostro tempo incredibile e unico nella storia, è stato analizzato con decine di esperimenti sul campo e tutti con il medesimo risultato: le microinterruzioni portano al calo di efficienza e all’aumento della stanchezza clinica.

La frammentazione fa male. E quindi? La risposta che mi sono dato, parlando con un collega più anziano di me che è anche il mio mentore, è simile a quella che i nutrizionisti danno alle persone sovrappeso: mangiare meno, meglio e in maniera più ordinata. Tradotto: analizzare il flusso delle interruzioni e regolarlo.

Questo, come ogni dieta, è in realtà una opportunità per avviare un processo di crescita. La dieta è l’occasione per crearsi una cultura alimentare e sopperire alle mancanze della propria educazione e ordine in questo campo. Così, spegnere le notifiche è in realtà il punto di arrivo di un processo di analisi e di revisione del proprio modo di lavorare, stare in famiglia, avere relazioni con il resto del mondo.

Capire cosa è importante e cosa no, e soprattutto quando, è anche un modo per capire meglio il posto dove lavoriamo. Si lavora bene quando si condivide un’etica e una passione, non quando ci si bombarda di messaggi e magari si saltano le comunicazioni importanti perché vengono date a voce, di nascosto (e quante volte l’ho visto succedere in azienda).

Le figure di riferimento a cui possiamo fare appello secondo me sono due: il mentore e il cacciatore di teste. Se non si trova un buon mentore in azienda, uno che ci aiuti a crescere e a far crescere chi sta attorno a noi, consiglio di rivolgersi al secondo e cercare un’altra azienda. Dopo aver disattivato le notifiche inutili e quelle che arrivano nei momenti sbagliati, ovviamente.