Le opinioni

Riscoprire la philia di Aristotele: soltanto la convivenza potrà salvare l’umanità

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di Alessandro Paciello (Formatore e Opinionista)

Il paradigma della vita va rivisto dalla base, a cominciare dai rapporti umani. Nonostante sembri che da qualche anno a questa parte terminologie come “politically correct”, “parità di genere”, “transizione ecologica” testimonino una sensibilizzazione verso i temi dell’uguaglianza, in realtà ho la netta sensazione che sia solo il fumo di un potere oligarchico e arrogante.Il potere ha l’obiettivo di “dividere” e non di “unire”. Come scriveva Goebbels: «Prima dividi i popoli sulla base di discriminazioni e poi ‘uniformi’ una maggioranza di persone, che in un’opposizione a una minoranza si identifica, per metterla sotto un regime che la renda manovrabile, felice di esserlo nella sua uniformità con la maggioranza del branco».

Come si evince da recenti studi, stiamo procedendo a grandi passi verso la sesta estinzione di massa. Le prime cinque, sono state dovute a eventi indipendenti dalla volontà umana. Non questa. Due le strade per cercare di evitare quanto sembra ormai imminente: una drastica riduzione del numero di umani che popola il Pianeta, come auspicano e progettano i profeti del “transumanesimo”; oppure, un’unione dei popoli in una solidarietà umana che rimetta l’Uomo al centro della visione, nel rispetto del Pianeta.

«La portata delle minacce che riguardano la biosfera e tutte le sue forme di vita – inclusa l’Umanità – è grande», è scritto nel rapporto Underestimating the challenges of avoiding a ghastly future, pubblicato su Frontiers in Conservation Science. La ricerca è frutto e cita 150 studi che affrontano le principali sfide ambientali. Stiamo così procedendo verso la sesta estinzione di massa: «Un’estinzione di massa è definita come una perdita di circa il 75% di tutte le specie del Pianeta in un intervallo geologicamente breve. Almeno cinque grandi eventi di estinzione si sono verificati dal Cambriano, il più recente dei quali circa 66 milioni di anni fa, alla fine del periodo Cretaceo. Il tasso di estinzione di base da allora è stato di 0,1 milioni di estinzioni di specie all’anno, mentre le stime del tasso odierno sono significativamente maggiori. Secondo quelle dell’IUCN, circa il 20% di tutte le specie sarà a rischio estinzione nei prossimi decenni».

Il rapporto punta a indicare con forza alle istituzioni politiche del mondo che non basta delegare ai cittadini il compito di compiere piccoli gesti quotidiani. Ma, soprattutto, dico io, dobbiamo partire dalla parte umanista che riguarda la convivenza tra le genti. Il mondo ha preso la strada della distruzione della solidarietà sociale, quella philia che Aristotele vedeva come base degli Stati, intesi come comunità evolute. In molte società si è “scientificamente” proceduto a minare i nuclei sociali. Altro che “solidarietà sociale”, “parità di genere” e balle varie, perseguite per gettare fumo negli occhi ai poveri di spirito e di intelligenza, per poi fotterli con la peggiore delle divisioni sociali possibili: quella tra “ubbidienti” o “disubbidienti”! Secondo la visione aristotelica, la philia si sostanzia soprattutto nella condivisione, nel tempo passato insieme, nella comunione dei valori e nello scambio affettivo, espresso attraverso abbracci e vicinanza fisica. E proprio su queste variabili, il sordido potere ha agito, isolando e distanziando. È la base del percorso “transumano”. L’inizio della fine dell’umanesimo e dei valori che hanno consentito ai popoli di sopravvivere e di evolversi, pur tra contraddizioni e sofferenze.