Le opinioni

Se farsi domande diventa sinonimo di complotto

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Per anni ho diffidato di chi ha sempre qualcosa da dire su qualsiasi cosa e argomento, spesso senza avere nessuna competenza in materia, ma negli ultimi anni – in quest’epoca di comunicazione unipolare e unidirezionale – mi sono dovuto ricredere: la salvezza sta nei “bastian contrari”, in coloro che vogliono mettere il dito nella piaga, come San Tommaso, perché altrimenti non sono disposti a credere supinamente a quanto riportato da Tv, radio, giornali e social a loro volta inondati di soldi per censurare i “pensieri critici”.

Prendete la nascita dei cosiddetti “fact checkers”, pseudo giornalisti che si sono autoinvestiti della missione di fare da censori all’altrui pensiero. Spesso, sono gli stessi che inondano il web di sciocchezze, attraverso falsi profili, per poi smentirle e condizionare così le coscienze, indirizzandole verso le fonti ufficiali di comunicazione dai loro complici dirette e finanziate da élite con sordidi scopi di manipolazione delle genti in tutto il mondo.

Non mi credete? Mi occupo di comunicazione da trentacinque anni e un po’ di fiducia dovreste darmela, se mi leggete.

Siamo nella società dell’inganno mediatico, della fuffa del mainstream che la prima cosa che cerca di fare è di convincervi che la falsità nasca altrove e non nelle redazioni dei principali media, ampiamente foraggiate da grandi investitori aziendali, che hanno preso al laccio una generazione imbelle di giornalisti (non tutti, grazie a Dio!) che scrive a comando e per denaro.

Che fine ha fatto pertanto il pensiero critico, la denuncia, il lavoro del “reporter” come si intendeva un tempo il giornalista senza “macchia e senza paura”?

Ripeto: non è giusto generalizzare, ci sono testate e colleghi che ancora hanno un’onestà intellettuale che permette loro di esprimere un parere indipendente. Che potrebbe essere anche confutato, ma che deve rispettare il libero pensiero di chi trasmette attraverso la comunicazione uno stimolo culturale e intellettuale.

Ma non è così, in questo difficile momento storico che stiamo vivendo.

Trovo che l’evoluzione culturale e spirituale dell’umanità si sia molto rallentata in questo inizio di Millennio, nel quale prevalgono i “cluster” nei quali si viene “obtorto collo” inseriti dalla manipolante comunicazione che condiziona le masse.

  • Sei dubbioso sulla provenienza di un virus che già anni prima era stato annunciato, addirittura da un servizio giornalistico RAI? Sei un “complottista”!
  • Hai qualche perplessità sull’efficacia e anche sulla sicurezza di un farmaco che viene erroneamente definito “vaccino” dai media”? Sei un complottista!
  • Rilevi che intorno a te vedi un sacco di gente, non solo ammalarsi di quel virus pur essendo “inoculata” con lo pseudo-vaccino, ma sviluppare in pochi mesi malattie gravi, acute o croniche, e questo ti viene confermato da medici seri e ricercatori universitari che stanno “sul campo”? Sei un complottista!
  • Hai una visione diversa di quanto sta avvenendo nella guerra “russo-ucraina” che, per carità, non pretendi sia quella giusta, ma vorresti vedere seriamente confutata? Sei un complottista!
  • Hai informazioni diverse, per carità tutte da verificare, ma pur sempre attendibili, su come stiano andando gli avvenimenti in Palestina? Sei un complottista!

E, così di seguito: se provi ad approfondire un’informazione, una questione, un tema di pubblico dibattito, solo questo ti rende un recluso nel ristretto ambito del “complottismo”, inteso come sinonimo di imbecillità pecoreccia. Eppure, senza le domande non si arriva alle risposte e senza il dubbio non si giunge alla verità. Quindi, io sono un “complottista” e voi?

Spesso il “fact checking” è effettuato dagli stessi che sotto falso profilo inondano il web di sciocchezze e poi le smentiscono