Le opinioni

Tu chiamala, se vuoi, tregua (fiscale)

Scritto il

di Antonio Tomassini
(Professore di diritto tributario, Partner DLA Piper Studio Legale)

La legge di Bilancio per il 2023 propone l’ennesima procedura di regolarizzazione fiscale, forse la più completa che si sia mai vista. La ciclicità di questi interventi rende ormai superfluo l’esercizio sui nomi: condono, rottamazione, tregua o pace fiscale. Poco cambia. Il proliferare di questi epiteti è figlio della fantasia politica utilizzata per aggirare la crescente avversione dell’opinione pubblica verso i condoni. È un po’ la nostra cultura, il rapporto conflittuale cittadino-fisco con la lotta all’evasione vissuta in stile guardie e ladri, il condono visto come favore ai soliti furbi (e, appunto per questo, meglio parlare di pace o di tregua con tutti) e più in generale la scarsa percezione della funzione sociale del fisco.

Le tasse, dall’epoca delle gabelle, sono lo strumento primo per finanziare i fabbisogni di un popolo, dall’istruzione alla sanità, occorrerebbe far comprendere questo legame, magari tracciando meglio dove “vanno” le nostre imposte. Vero è che anche comunicando più efficacemente (se non la bellezza, come diceva Padoa Schioppa) l’utilità delle tasse, in modo diremmo pedagogico, è difficile far pagare tutti o meglio stimolare l’adempimento spontaneo. Come scrive da anni il professor Raffaello Lupi, le imposte principalmente si pagano se qualcuno «te le impone» e non hai possibilità di sfuggire perché sei nella “morsa” dei grandi sostituti di imposta, banche e società, o comunque di flussi tracciati elettronicamente.

Un miglior sistema fiscale passa da tante leve, in primis dalla presa d’atto (occorre conoscere contribuenti e distribuzione della ricchezza prima di pensare a qualsivoglia riforma) che i contribuenti sono diversi per dimensione e qualità, e ciò dovrebbe condurre ad esempio a meccanismi preventivi di individuazione dell’imponibile da tassare per Pmi e individui, tendendo alla predeterminazione dell’imposizione e in definitiva alla certezza del diritto. Tuttavia, una leva è senz’altro anche la distensione dei rapporti cittadino-fisco e, ribadiamo, una maggiore consapevolezza dell’importanza o utilità di pagare le imposte. Ebbene se, post condono, questo sarà l’obiettivo, bene, ne abbiamo visti talmente tanti, promossi da sostanzialmente tutte le forze politiche, che uno in più non scandalizza.

Vediamo di cosa si tratta, non senza premettere comunque la nostra avversione: il condono è sempre una resa del fisco rispetto alla incapacità di combattere l’evasione. Questo appena varato, tuttavia, prevedendo in molti casi il pagamento del tributo, non ha natura solo di perdono (ovvero abdicazione tout court alla pretesa impositiva, senza richiedere controazioni positive), è più un istituto a metà tra il perdono, appunto, e il premio per la “confessione” della violazione e la volontà di sanarla.

Quello disposto dalla legge di bilancio 2023, dicevamo, contempla un ventaglio amplissimo di possibilità, abbracciando praticamente tutte le violazioni o irregolarità, con la strana esclusione – che francamente andrebbe rimossa – di quelle relative al mancato monitoraggio di attività estere. A volte, peraltro, alla medesima fattispecie si applicano più istituti e questo impone dei calcoli di convenienza.

Si va dallo stralcio automatico dei vecchi debiti fino a mille euro (qui invero si tratta più di un condono che lo Stato fa a se stesso, posta la necessità di pulire dal suo bilancio la stragrande maggioranza di quei 1.100 miliardi (!) di debiti non riscossi né riscuotibili perché riferiti a soggetti scomparsi, falliti, eccetera), alla rottamazione delle altre cartelle, fino alla possibilità di pagare con sanzioni ridotte le tasse non pagate risultanti da controlli automatici/avvisi bonari dell’Agenzia delle entrate per gli anni 2019, 2020 e 2021.

Non solo: se il contribuente non ha ricevuto comunicazioni dall’Agenzia delle entrate e vuole spontaneamente sanare la sua posizione, potrà farlo pagando sanzioni ridotte a un diciottesimo del minimo (ravvedimento speciale). Stessa riduzione si applica anche in quei casi dove il contribuente ha ricevuto verbali o avvisi di accertamento per violazioni più rilevanti e decide di negoziare il quantum con l’Agenzia delle entrate.

Possibile infine anche estinguere ogni tipo di lite tributaria pendente, comprese quelle davanti alla (affollatissima, è uno dei mali principali del nostro fisco su cui nemmeno la recente riforma della giustizia tributaria è stata capace di intervenire) Sezione Tributaria della Corte di Cassazione.

Insomma che condono per tutti sia, ma poi affrettiamoci a lavorare alla riforma fiscale.