Nel Mondo delle Pmi

Aziende familiari, quotazione e manager per competere

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di Paolo Cova

Dici impresa familiare e pensi all’elettrauto sotto casa o ai coniugi che vengono a fare le pulizie in condominio, magari con l’aiuto del figlio e della nuora. Invece sono imprese familiari anche Ferrero, Esselunga, Luxottica, Barilla, solo per citare alcune big, la cui proprietà fa capo appunto alle famiglie. Tra i due estremi ci sono le migliaia di aziende familiari che rappresentano il nerbo dell’economia italiana. E che trarrebbero grandi benefici dalla scelta di quotarsi in Borsa. Ne è convinto Antonio Quintino Chieffo, presidente di AC Finance, che negli ultimi anni ha seguito lo sbarco in Piazza Affari di diverse aziende familiari.

«Fino a tutti gli anni Ottanta dello scorso secolo – spiega Chieffo – a far da incubatori per le aziende familiari e farle diventare delle eccellenze erano i distretti industriali, ad esempio quello del legnoarredo in Brianza piuttosto che quello della ceramica a Carpi o dell’aerospaziale nel Varesotto. Poi la globalizzazione e la finanza hanno avuto il sopravvento riducendo i margini, la capacità di generare cassa e sostenere ricerca e sviluppo. Sono emerse solo quelle aziende familiari che hanno avvicinato la finanza e puntato all’eccellenza grazie al management. Aziende familiari quindi che sono rimaste tali per azionariato, ma che si sono affidate a manager per la gestione. E tante di esse si sono quotate».

La XIV edizione dell’Osservatorio Aub sulle aziende familiari, recentemente presentata, promosso dalla Cattedra AIDAF–EY di Strategia delle Aziende Familiari dell’Università Bocconi, con la collaborazione di Borsa Italiana e della Camera di Commercio di Milano Monza-Brianza Lodi, fotografa la situazione attuale. Nel biennio 2020-2022 le imprese familiari hanno rappresentato la maggioranza (89%) delle quotazioni avvenute alla Borsa di Milano nel segmento Euronext Growth. In Italia è stata registrata la quota più elevata a livello europeo.

Oltre ai numeri, migliorano anche le performance: le aziende che hanno scelto di quotarsi in Borsa hanno registrato un aumento dei ricavi del 27%, superiore sia alle aziende familiari degli altri mercati Euronext (+21,1%) sia a quello delle imprese non familiari italiane (+23,5%).

Cosa permette la quotazione in Borsa, a un’azienda familiare? «Innanzitutto – riflette Chieffo – di avere risorse economiche per managerializzare il più possibile la propria attività. Se rimani familiare anche nel management, non riesci a crescere. A questa regola naturalmente ci possono essere eccezioni (possono ben darsi figli e nipoti che si rivelano ottimi manager) ma in genere chi ha iniziato un’attività non sempre riesce a gestirla al meglio, nel tempo. Se fatturo abitualmente 1, difficilmente sarò capace di gestire una realtà che ora fattura 20. Naturalmente il management costa: la quotazione passa dalla capacità di ottenere liquidità per sostenere i manager. In compenso il manager puoi sempre licenziarlo, non così coi figli».

Conclusione:

Le aziende familiari devono quotarsi. Se non crescono come dovrebbero, corrono il rischio di vedersi scalzate dal mercato.

Tra le recenti quotazioni in Borsa seguite da AC Finance, l’operazione Soluzione Tasse, gruppo attivo nell’ambito della consulenza aziendale rivolta alle PMI italiane, sbarcata il 5 novembre 2021 a Piazza Affari con la quotazione su Euronext Growth Milan. L’ammontare complessivo del collocamento è stato pari a circa 13 milioni di euro. «Entro fine anno contiamo di quotare in Borsa Forever Bambù, l’azienda che realizza bambuseti in giro per l’Italia, per compensare le emissioni di anidride carbonica».