Nel Mondo delle Pmi

Così la fiera riconquista imprese e buyer

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di Paola Guidi e Franca Rottola

Finite o quasi le polemiche sulla nuova formula espositiva, finiti i timori di non rivedere i buyer stranieri, debutta martedì 18 aprile il 61° Salone Internazionale del Mobile, nei padiglioni della Fiera Rho-Milano. I quasi 2mila espositori, dei quali il 30 per cento da Paesi esteri, avranno la prova che il nuovissimo format messo a punto dal gruppo di studio del Salone su progetto dello Studio Lombardini 22, oltre che essere molto atteso dagli operatori, è stato da subito apprezzato, e cioè da quando in gennaio è stato presentato alla stampa internazionale. Biglietti, soggiorni ed eventi sono infatti andati a ruba. Esauriti i posti in albergo a Milano e Lombardia, sono arrivate prenotazioni anche in Svizzera come ai tempi d’oro pre-Covid.

Maria Porro, presidente del Salone, ha dunque visto giusto quando ben prima dell’annuncio di gennaio, e subito dopo le edizioni ridotte del 2021 e del 2022, aveva captato il grande rischio che correva l’evento di design più importante al mondo e cioè di perdere gran parte delle PMI. Anche perché i costi esorbitanti per partecipare al Salone, per i soggiorni del personale e per la preparazione del’azienda e dei prodotti, non erano più sostenibili. E soprattutto perché le fiere virtuali, i webinar, i nuovi modi di presentare aziende e novità sui social, stavano diventando sempre più praticati.

Cosa ha invertito questo negativo trend, e messo le basi di quello che viene considerato l’inevitabile riferimento per chi organizza le fiere specializzate internazionali post-Covid? «Subito dopo la pandemia abbiamo deciso di presentare, insieme al vertice di Federlegno Arredo, FLA, il nostro programma per il Salone in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Cina e India. Questa road show – spiega Porro – si è rivelata molto positiva, ha creato un crescente interesse degli operatori a tutti i livelli. Il successo più ampio lo abbiamo riscontrato negli Usa, dove abbiamo anche registrato il maggior aumento di import dall’Italia e da quanto ci risulta anche per gli arrivi».

Quanto ai timori di grandi rinunce da parte delle PMI, la presidente del Salone è stata molto chiara: «La nuova formula si sviluppa per la prima volta solo su un piano, quello a terra, senza dispersioni, con stand lineari e quindi con la possibilità per tutti di avere visibilità ed evidenza. Ma è il layout ad anello della biennale Euroluce che anticipa quella che sarà l’ulteriore completamento del nostra progetto». Lo sviluppo ad anello, cioè su superfici semicircolari dove si alternano prodotti, eventi, aree di incontri, happening per creare atmosfere e non solo esposizioni di aziende, diventerà – se avrà successo – sempre più generalizzato.

I trend del Salone sembrano privilegiare alcuni grandi temi, come quello delle riedizioni dei “pezzi” iconici e un diffuso minimalismo di gamma alta e medio alta che sembra adeguarsi all’international style dei grandissimi operatori del real estate del contract. E una dichiarazione di ecosostenibilità della quale tutti si vantano ma che spesso non ha le necessarie certificazioni a supporto.

«Il minimalismo per noi non è mai omologazione – risponde Maria Porro – ma una costante ricerca della purezza, dell’essenzialità profondamente radicata nel nostro settore, una caratteristica del design italiano che sa anche conferire comfort, calore e qualità alla casa. Quanto alle riedizioni si è vero, è la nostra storia ma dobbiamo ricordare, come sottolineava Enzo Mari, che l’innovazione continua può solo venire dal dialogo tra progettisti e imprenditori coraggiosi, che ha connotato sin dall’inizio il design italiano».

Una tendenza importante – continua Porro – sarà «la domotica, la tecnologia come si potrà vedere a Euroluce, perché oggi illuminare significa creare atmosfere, effetti speciali ispirati addirittura alle neuroscienze. Un’altra tendenza è in atto, la crescita dei prodotti per l’outdoor, quello spazio esterno che, dopo il Covid, è diventato sempre più importante».

Dietro il successo della nuovo Salone ci sono numeri significativi, comunicati in questi giorni da FLA. Dopo due anni di crescite a due cifre, ci si aspettava uno stop, che non è arrivato perché, come ha comunicato Claudio Feltrin, presidente di FLA, l’anno è cominciato bene e si prevede una chiusura a +5%.

«Il traino è e sarà l’export: nel 2022 si è verificato il boom degli Usa con +25,7%; la Cina è stabile, un calo previsto e assorbito della Russia e un grande aumento dei mercati degli Emirati e dell’India. Il 2023 sarà anno della normalizzazione. Ripartiranno investimenti per digitale, transizione ecologica, risorse umane e internazionalizzazione».

Questi i numeri chiave di una filiera che vale 56,6 miliardi di euro, pari al 4,6 del totale fatturato Italia. E dove la “gemma” è l’arredo-design.