Nel Mondo delle Pmi

Dalle aule alla pista, la startup che migliora la tenuta dei bolidi

Scritto il

di Maria Cava

Da startup nata come spinoff del Dipartimento di Ingegneria Industriale della Federico II a piccola holding del trasferimento tecnologico. Di strada ne ha fatta l’azienda napoletana MegaRide che con i suoi algoritmi migliora le prestazioni di Ferrari e Ducati, che ha clienti in quattro continenti, lavora insieme ai team, in oltre 15 categorie motorsport in tutto il mondo. MegaRide nasce nel 2016 come software house, testing center, smart mobility provider, con l’obiettivo di diventare punto di riferimento nello sviluppo di modelli avanzati per la simulazione in real-time di dinamica veicolo su strada, nei settori automotive e motorsport.

Oggi in MegaRide stanno nascendo nuove idee che a loro volta stanno diventando nuove startup, coinvolgendo circa 40 persone, insieme al gruppo di ricerca della Federico II da cui è nata. Considerata oggi come gruppo, grazie alla nascita della startup VESevo e di ulteriori progetti che stanno prendendo forma, ha incrementato il suo fatturato, dalla sua fondazione, del 30% circa ogni anno, raggiungendo i circa 2 milioni di € nel 2022, con EBITDA sempre in doppia cifra. Il 70% circa del fatturato viene dall’estero, con il mercato USA in testa. Ha puntato su una crescita organica, che non ha previsto fino ad oggi la cessione di quote a fondi di investimento. Il piano di crescita prevede imminenti sviluppi di nuove verticali di business, legate alla traslazione dei contenuti sviluppati negli anni per il motorsport, verso il contesto della mobilità smart ed autonoma.

A parlarci di MegaRide è Flavio Farroni, CEO della società nata insieme ai colleghi e soci Francesco Timpone e Aleksandr Sakhnevych. Perché l’hanno chiamata così? A spiegarlo è lo stesso Farroni: «A noi piace scrivere MegaRide, perché si pronuncia “in due modi”: Megaride, come l’isoletta ove oggi sorge Castel Dell’Ovo, che nella città di Napoli fu il primo insediamento storico, e che secondo la leggenda accolse le spoglie della sirena Partenope, rifiutata da Ulisse. O Mega Ride (con pronuncia “all’inglese”, perché il “Ride” rappresenta un concetto fondamentale nell’interazione tra i veicoli ed il suolo».

Verrebbe da pensare che la passione da bambini per le gare automobilistiche abbia spinto i tre soci a operare nel settore automotive. E invece no, niente di tutto questo. «Non sono mai stato un grandissimo appassionato di motori, diciamo che lo sono diventato nel tempo – dice Flavio Farroni – Ho sempre desiderato comprendere fenomeni complessi, e risolvere problemi pratici. La passione per la meccanica, e la voglia di creare connessioni, tra persone e ambiti tematici apparentemente distanti, hanno fatto il resto. Tutto nasce ai tempi della mia tesi di laurea – continua Farroni – svolta in collaborazione con un team di Formula 1, per il quale, con il nostro gruppo di ricerca universitario, sviluppammo un “grip model”, ovvero un metodo per predire l’aderenza tra la strada e gli pneumatici, che nella loro grande complessità si dischiusero come eccezionale campo di applicazione per i nostri studi. Molti dei loro clienti purtroppo non possono essere rivelati, per accordi di riservatezza».

Il gruppo di lavoro di MegaRide ha rapporti con circa la metà dei team di Formula 1, con numerosi player in Formula E, Formula 2 e Formula 3. Sono in Nascar e nel mondiale Rally, e collaborano con 5 grandi aziende produttrici di pneumatici. Sviluppando inoltre software e logiche di controllo per diverse aziende automotive, tra costruttori e sviluppatori di componentistica.

Quali sono stati i fattori chiave del successo di Megaride? «Puntare sulla ricerca investendo in essa il 100% delle  energie e tutto ciò che deriva dai proventi delle attività – spiega Farroni – credere in un approccio basato sulla fisica, che seppur complessa da analizzare e riprodurre, sa aiutarci ad interpretare e prevedere, diversamente dagli algoritmi correlativi che oggi chiamiamo intelligenze. Credere in un gruppo che cresce come una famiglia, di persone prima che di professionisti, che sanno supportarsi, sanno capire quanto sia unico quello che stiamo costruendo e che portano in giro per il mondo competenze e conoscenze nate in ambito scientifico. La chiave del nostro lavoro è portare un più alto livello di conoscenza, prima ancora che strumenti operativi, nei processi dei nostri partner. Il nostro target è sviluppare tecnologie, che i nostri utenti siano progressivamente in grado di usare autonomamente. Pertanto, i nostri progetti in motoGP si sono fruttuosamente chiusi nei tempi previsti, e siamo piuttosto confidenti nel fatto che le soluzioni sviluppate siano oggi pienamente parte del know-how che l’azienda ha fatto proprio».

La soddisfazione più grande di questo percorso? «Siamo un brand riconosciuto a livello internazionale. I nostri ragazzi, i “MegaRiders”, come amiamo chiamarli e chiamarci, sono visibili in giro per i paddock dei principali campionati motorsport. Nel settore è ben risaputo, ormai, che a Napoli si sia sviluppata una scuola e una competenza verticale, sul mondo degli pneumatici, che ci rende attrattivi per persone che ogni giorno, da tutto il mondo, ci inviano candidature per venire a studiare il nostro approccio ed entrare nel team. Tutto questo, per quanto enormemente dispendiose, rende ciascuna delle nostre giornate uniche. C’è una tangibile prospettiva di crescita. Innanzitutto, perché dove all’inizio potevano arrivare tre ricercatori/fondatori, con tutti i loro limiti ed i loro timori, oggi possono arrivare quasi 40 sognatori razionali, cresciuti nelle competenze e nella consapevolezza, forti di un brand che li rende riconoscibili e di una fame di successi che è tutta dei giovani. Inoltre, perché la ricerca che continuiamo instancabilmente ad alimentare ci fornisce nuove idee e progetti, che stanno confluendo in nuove ramificazioni della holding MegaRide. Infine, perché il mercato automotive è in una fase così rivoluzionaria e bisognosa di capacità nell’implementare algoritmi a bordo dei veicoli, da farci candidare ad essere un player su cui scommettere”.

Anche la dimensione umana in questo percorso d’impresa è importante. Nella vita di Farroni, Gaia, compagna di viaggio, che ha sposato nel mezzo del percorso di MegaRide, è stata fondamentale.  «Ha saputo supportarmi in fasi di pensieri che sentivo più grandi di me e nottate di lavoro, ed incoraggiare ambizioni che molti non sapevano capire a fondo  – afferma il Ceo di MegaRide – ma non posso non citare Francesco Timpone, il nostro professore di Meccanica del Veicolo, dal quale tutto ha avuto origine, Aleksandr Sakhnevych, il più visionario ed esperto artefice di un’idea funzionale della tecnologia a cui la vita potesse congiungermi, e Andrea Genovese, interprete degli equilibri dinamici di un gruppo che cresce plasmando la sua forma: amici, soci, colleghi, con i quali condividiamo sfide e progetti che alzano ogni giorno l’asticella nelle nostre vite. E mia madre, che ha alimentato il seme della curiosità, da sempre, in me».

 

Un’azienda pluripremiata con il Dna del gruppo di ricerca

Flavio Farroni è professore di Meccanica Applicata presso l’Università di Federico II, fondatore e Ceo di MegaRide e Coo di VESevo, e lavora da consulente scientifico nella dinamica dei veicoli con diverse aziende e scuderie motorsport. Il suo ambito di ricerca riguarda lo sviluppo di modelli fisici per l’ottimizzazione delle prestazioni nel motorsport, nei sistemi Driver in the Loop e negli scenari di mobilità digitale, collaborando all’interno di un network di ricerca internazionale.

È stato premiato durante Tyre Expo 2015 come Young Scientist of the Year, dal MIT Technology Review tra gli Italian Innovators Under 35 del 2018 e Member of the FISITA Academy of Technical Leadership dal 2022. La start-up MegaRide è stata Tire Technology of the Year alla Tire Technology Conference 2018 e Startup italiana dell’anno nel trasferimento tecnologico nel 2020 per IMSA. Dopo il lavoro di tesi nacque un dottorato di ricerca, improntato sullo sviluppo di strumenti e metodi che consentissero di capire e simulare sempre più in dettaglio il comportamento di un veicolo che interagisce con il suolo.

«Quando siamo nati – spiega il Ceo di MegaRide – non eravamo certo in grado di servire con licenze un mercato già ampio e molto competitivo (team di Formula 1, MotoGP, Formula E e molti altri); serviva quindi cambiare pelle, tramutarci, da gruppo di ricerca, in startup. O meglio, iniziare ad essere entrambi, come continuiamo ad essere oggi, perché è nel legame continuo con la ricerca, con i nostri laboratori, ed i nostri allievi che il gruppo trova la chiave per competere a livello globale, innovando costantemente».