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Gruppo Florence: il super polo dei terzisti della moda

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di Pascale Mattei

Il Gruppo Florence cresce a passi da gigante. Fondato soltanto nel 2020, il gruppo italiano specializzato nella produzione di abbigliamento e capi in pelle nel segmento del lusso sta ampliando i suoi orizzonti: ha appena acquisito due calzaturifici e un’azienda specializzata nel finissaggio e nella stampa di pelli e tessuti. Con questa operazione, il nuovo gigante della moda italiana possiede oggi 17 aziende che danno lavoro a più di 2mila persone al servizio di 50 marchi italiani e internazionali (a cominciare dai brand di Kering: Fendi e Gucci in testa) per un fatturato che attualmente supera i 350 milioni di euro.

Il ritmo delle acquisizioni è destinato ad accelerare nei prossimi mesi: ne sono previste almeno altre 5 entro quest’anno. Per le risorse, a luglio il gruppo ha sottoscritto un finanziamento da 226 milioni con sei banche. Gruppo Florence supererà così i 500 milioni di euro di fatturato. Entro la fine del 2023, altre aziende del settore calzaturiero e della pelletteria completeranno l’offerta, permettendogli di crescere ulteriormente.

L’obiettivo? Diventare il principale gruppo industriale italiano al servizio del lusso internazionale.

Come nasce il Gruppo Florence

Questa avventura industriale guidata da tre investitori italiani, Vam Investments, Fondo Italiano d’Investimento e Italmobiliare, ha preso le mosse da un’iniziativa di tre piccole e medie imprese: a fine 2019 Giuntini (produttore di parti di maniglie), Ciemmeci (pelle e pelliccia) e Mely’s (maglieria) hanno deciso di unire le forze per creare una piattaforma produttiva e contare di più. Si sono rivolti allora a uno specialista del lusso, Attila Kiss, oggi amministratore delegato del gruppo, all’epoca direttore industriale di Balenciaga, manager con una lunga esperienza nel settore: doveva aiutarli a coordinare e finanziare questa sfida. «I fondi contattati si sono subito uniti» ricorda Attila Kiss. Francesco Trapani, presidente di Vam Investments, è il presidente di Gruppo Florence.

Da lì è cominciata l’ascesa e la serie di acquisizioni. Con una particolarità: i proprietari delle aziende rilevate prendono nel capitale del Gruppo Florence una partecipazione pari al 35% del valore della loro società. «Questo è uno dei piccoli segreti del nostro successo» rivela l’amministratore delegato, evocando una «vera armonia». Gli ex proprietari si sentono parte di un grande gruppo integrato con tutti i vantaggi che ne derivano. Nello stesso modo rimangono a capo dell’azienda, di cui spesso sono i fondatori e alla quale sono legati al punto tale da dar loro il nome di uno dei figli. Ne è un esempio Lorenza Calzaturificio, una delle tre recenti acquisizioni, basata in Abruzzo.

I vantaggi di questo sistema sono evidenti. A tal punto che la lista dei candidati a voler entrare nell’orbita di Gruppo Florence è sempre più lunga. Sin dall’inizio, il gruppo ha adottato una Carta etica che garantisce la trasparenza della sua filiera produttiva. E ha anche stabilito sinergie in termini di forniture, logistica, finanza, sviluppo sostenibile e anche creatività. Tutti i creativi delle varie aziende, oltre cento persone, si scambiano le loro idee, che poi mettono al servizio dei clienti.

Per Attila Kiss, i marchi hanno bisogno di essere sostenuti nel loro percorso di creazione, quella che lui chiama «co-creatività», supporto tecnico che permette ai loro progetti di diventare realtà. «I clienti vogliono un servizio personalizzato e sofisticato che una piccola azienda isolata ha difficoltà a fornire» spiega il manager, che cita anche le richieste di puntualità nelle consegne, la sostenibilità e la digitalizzazione: un partner strutturato può risolvere tutti i problemi.

Gruppo Florence è uno degli esempi più recenti di aziende che si uniscono per offrire un miglior servizio alle griffe del lusso. Negli ultimi anni sono emersi Holding Industriale, fondata a Torino nel 2011, o Pattern, anche lei piemontese creata nel 2000 e quotata in Borsa. Per molti osservatori, la situazione di incertezza dei mercati internazionali rappresenta il momento ideale per investire in questo tipo di raggruppamenti. Più che mai, i marchi del lusso hanno bisogno di partner fidati, un vantaggio per i produttori in uno dei settori più reattivi alle sfide.

Kiss adotta le scuole: «La manualità è un talento»

Investire nella formazione. Questo è l’obiettivo di Attila Kiss, che ha appena firmato un accordo per coinvolgere gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano, in particolare per creare delle opere d’arte che illustrano il saper fare delle aziende. Sta anche per lanciare un nuovo progetto: “Adotta una scuola anzi mille”. L’obiettivo è ripristinare la nobiltà dei mestieri manuali.

«È una visione a lungo termine, la manualità è un talento» afferma Attila Kiss. In pratica, ciascuna delle società integrate nel Gruppo Florence deve adottare un istituto tecnico superiore. Ognuno degli adottati prenderà poi sotto la propria ala 20 scuole medie. L’obiettivo è reintrodurre l’attività manuale nelle scuole. «È nell’interesse di tutti» spiega Kiss, che vuole coinvolgere i grandi marchi del lusso in questo processo. «Abbiamo bisogno di loro, per fare capire che il nostro settore offre tante possibilità».