Nel Mondo delle Pmi

Il carovita gela le PMI

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di Paolo Cova

Un 2022 ottimo sul fronte dei ricavi, soprattutto in alcuni settori produttivi. Un inizio del 2023 con maggiori incertezze, legate ai timori di inflazione. E il “non scegliere” è il fattore di cui devono aver più paura gli imprenditori. È il quadro delineato dal sondaggio su un campione di 642 piccole e medie imprese italiane condotto da I-AeR, Institute of Applied Economic Research, sull’anno 2022.

Nel 2022 ben 8 aziende su 10 hanno registrato performance commerciali di molto superiori al 2021, arrivando in taluni casi addirittura a raddoppiare il fatturato. Su tutte, spiccano la performance del settore turistico e dell’abbigliamento-moda, che fanno registrare rispettivamente un incremento del 41% e del 37% rispetto al fatturato 2021. Come spiega Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-AeR.

L’aumento del fatturato delle imprese analizzate è stato davvero consistente: +18,3% rispetto al 2021.

Sono state soprattutto le aziende del Centro Sud ad aver fatto registrare gli incrementi più significativi dei ricavi, con le regioni Marche e Campania a fare la parte dei leoni, soprattutto grazie alla ripresa dei distretti del fashion e del turismo, fortemente vessati durante il periodo 2020/2021.

Emerge però dal sondaggio qualche preoccupazione rispetto alla sostenibilità dell’azione imprenditoriale, soprattutto per il timore di un riaccendersi dell’inflazione:

Ben 7 aziende su 10 – rilevano i ricercatori – dichiarano di essere fortemente preoccupate per le  conseguenze generate dal rincaro dei prezzi, con particolare riferimento alle politiche delle  Banche centrali. – La stretta creditizia già in atto giustifica – una ridotta propensione agli investimenti, giudicati troppo onerosi da sostenere a causa dell’innalzamento dei tassi di interesse. Tale sentiment è presente in oltre un terzo del campione intervistato.

Per di più nel primo trimestre 2023 la domanda è andata in calando. I dati a disposizione di I-AER mostrano una evidente contrazione degli ordinativi per 6 imprese su 10, con il 40% delle imprese intervistate che subirà delle perdite economiche nei primi tre mesi dell’anno. Più in dettaglio, la redditività del campione intervistato (che a fine 2022 si attestava a 6€ per ogni 100€ di fatturato), nel primo trimestre 2023 scenderà a -8€ per ogni 100€ di fatturato. Un dato che desta forti preoccupazioni nelle aziende.

Tra le imprese che resistono e che continuano a crescere, I-AER ha individuato tre macro-tipologie ben precise:

  1. aziende operanti su clientela di fascia medio-alta;
  2. imprese che hanno un livello di internazionalizzazione del fatturato superiore al 70%;
  3. aziende iper-localizzate ed altamente dinamiche su pratiche di sviluppo commerciale.

Conclude Papa:

Quelle società che sono dotate di una chiara strategia di sviluppo sono sostanzialmente più resilienti e in grado di contrastare l’incertezza che caratterizzerà anche l’anno in corso, nel quale ci dovremo aspettare nuovi rincari dei tassi di interesse e una domanda singhiozzante almeno fino al terzo trimestre 2023. Chi invece deciderà di non scegliere, allontanandosi dai tre macro-tipi di strategie individuate da I-AER, subirà cali di competitività sempre più netti. Già a partire dal prossimo trimestre.