Nel Mondo delle Pmi

La nuova rotta del più grande ristorante delle navi

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di Nicola Brillo

«Il 2022 è stato un anno di estrema complessità e i risultati positivi raggiunti sono stati possibili solo grazie alla riorganizzatone aziendale, alla professionalità, alla tenacia e alla passione dei manager e dei colleghi della Ligabue. Al Covid si è aggiunta la guerra tra Russia e Ucraina, lo shock dell’impennata dei costi del bunker e le problematiche connesse al turn over e al difficile reperimento del personale qualificato».

Inti Ligabue è ceo e presidente di Ligabue Group, la più antica società di appalto e provveditoria navale in attività al mondo con oltre un secolo di storia, cui si deve l’invenzione del contratto di appalto navale e del servizio di catering.

Con sede a Venezia, ha chiuso il 2022 con un aumento del 30% del fatturato rispetto al 2021, pari a 314 milioni di euro, un raddoppio dell’Ebitda e un rapporto sostenibile indebitamento/Ebitda, con valori sostanzialmente pre-Covid. «

Questo è anche il risultato della riorganizzazione aziendale che abbiamo prontamente attuato tra il 2020 e il 2021 per affrontare gli effetti della pandemia e le nuove dinamiche a livello globale, alleggerendo l’azienda, accorpando in maniera più razionale le divisioni, migliorando i processi aziendali», aggiunge il manager veneziano.

«Nel contempo abbiamo avviato progetti informatici innovativi e progetti “direct to consumer”, inserendo nuovi brand nelle divisioni in cui abbiamo un rapporto diretto con i passeggeri».

La società veneziana prosegue nel piano di sviluppo. Nella divisione Industrial punta al consolidamento delle aree in cui è presente in maniera stabile, evitando i Paesi ad alta volatilità. Nel mercato marittimo amplia invece la presenza nel porto di Rotterdam e promuove un riposizionamento nel Tirreno. Nel settore Cruise&Ferries mira a diventare una cruise company e a dar vita a nuovi brand nel Ferry. Oggi la Ligabue è di fatto il primo operatore di Travel Trade marittimo.

Ligabue S.p.A. ha festeggiato da poco il centenario. Fondata a Venezia nel 1919 da Anacleto Ligabue, poi è stata guidata dal figlio Giancarlo (noto paleontologo italiano, scomparso nel gennaio del 2015). Ora il nipote Inti guida la società presente in 16 Paesi (dall’Africa al Sud America, dall’Europa al Kazakhstan) con una rete internazionale di 200 partner commerciali in 417 porti. Sono circa 7mila i collaboratori di 40 diverse nazionalità.

Le sfide non mancano per il gruppo leader a livello internazionale nei servizi di catering e forniture per piattaforme on-shore e off-shore, navi da crociera, traghetti e navi mercantili.

Il principale problema è il difficile reperimento di personale nella ristorazione.

Conclude Ligabue. «La mancanza di continuità nel rapporto – e dunque di stabilità – crea diverse difficoltà soprattutto per chi come noi vuole assicurare standard di alta qualità. Il nostro impegno nella formazione professionale e l’attenzione al welfare aziendale mirano anche alla fidelizzazione dei nostri collaboratori consapevoli che il fattore umano è la nostra principale risorsa».

La famiglia ha investito 10mln per riavere il controllo totale

Dopo quasi 40 anni il gruppo Ligabue torna al 100% di proprietà della famiglia fondatrice, oggi rappresentata da Inti Ligabue, ceo dal 2012 e dal 2016 anche presidente. Dalla fine degli anni ‘80 la Ligabue aveva infatti visto l’avvicendarsi di diversi fondi d’investimento al fianco della famiglia, pur sempre rimasta in maggioranza. Nel 2016 l’acquisto di nuove azioni aveva portato Inti Ligabue a detenere il 70% dell’impresa.

Il numero uno veneziano ha riacquistato recentemente il 30,6% delle quote precedentemente in possesso di Fondo Italiano di Investimento, delle quali circa il 13,6% erano di pertinenza di Nb Aurora, primo veicolo di permanent capital quotato in Italia. Si trattava di uno degli undici investimenti effettuati da Fondo Italiano di Investimento dopo l’ingresso nel capitale di Nb Aurora.

Il controvalore dell’operazione, gestita da Ligabue attraverso la controllata Lilux srl, è pari a 9,7 milioni di euro, la cui quota di pertinenza di Nb Aurora è pari a circa 4,3 milioni.