Nel Mondo delle Pmi

«Le mie stampanti 3D hanno stregato anche la General Electric»

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di Donatella Lopez

«Definisco il mio livello di istruzione molto basso, non sono laureato, ma molto specializzato. Ho studiato come un ossesso da autodidatta e credo che studiare sia un fatto di una potenza estrema, che molti giovani sottovalutano». L’incontro con Alessio Lorusso, ceo 32enne di Roboze, azienda pugliese con sedi a Bari, Houston e Monaco di Baviera, comincia così.

Roboze è un’azienda di produzione di stampanti 3D. Lorusso la costituì nel dicembre 2013 con pochi risparmi. Ma è a partire dal 2015 che il marchio inizia a imporsi sul mercato attraverso la partecipazione a fiere di settore e grazie anche all’interesse della General Electric, che da Roboze acquista la stampante industriale 3D Roboze One+400 per supportare le sue attività di ricerca nell’additive manufacturing.

In cinque anni, da 15 i dipendenti sono diventati 120. Donne e uomini con caratteristiche particolari. «Spesso in disaccordo con me – confessa Lorusso – Nelle nostre selezioni cerchiamo menti libere, pensanti: ciò che ci occorre soprattutto per la parte creativa ingegneristica. Vogliamo circondarci di persone che portino avanti le loro idee con determinazione perché è ciò che produce l’invenzione di cose straordinarie».

Studio, impegno e massima concentrazione hanno permesso al ceo di Roboze di realizzare il suo sogno. «Mio padre, elettrauto, non mi ha fatto mai mancare nulla, ma non volevo vivere una vita disegnata dal contesto culturale e sociale – si racconta Lorusso – Cresciuto a Lego e Meccano, la curiosità in me ha fatto la differenza. Ho messo da parte 40mila euro facendo lavoretti vari rinunciando al sabato, alla domenica, alla Pasqua e alla Pasquetta, ed è nata Roboze». E solo pochi giorni fa, l’azienda barese ha avviato i lavori per la realizzazione di un laboratorio d’avanguardia dedicato allo sviluppo dei super materiali del futuro. «Il mio sogno – spiega il Ceo – è creare attraverso la nostra tecnologia i materiali del futuro. Noi, ancora oggi, utilizziamo polimeri che derivano dal petrolio. Dobbiamo riuscire a interpretare la natura, replicarla, utilizzando materiali di origine biologica che sappiano sostituire petrolio e metalli, a livello di performance, perché in gioco c’è il futuro del genere umano».

Così Roboze ha deciso di investire in una struttura che accoglierà nuovi laboratori di scienza dei materiali e in ulteriori assunzioni in campo ingegneristico e scientifico. È infatti previsto l’inserimento di 40 figure specializzate nei prossimi 18 mesi. Per l’aerospace, la tecnologia di stampa 3D Roboze, ha contribuito a ridurre i pesi sostituendo i metalli con super polimeri e materiali compositi. E tra le aziende che hanno scelto la tecnologia dell’azienda barese, oltre a General Electrics, ancheLeonardo, Airbus, Cnh Industrial e Bosch.