Nel Mondo delle Pmi

Solari: regina dei tabelloni di aeroporti e stazioni

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di Franco Vergnano

Universalmente noto tra gli addetti ai lavori, il nome della Solari non è immediatamente noto invece al grande pubblico, che pure tocca quotidianamente con mano, anzi con gli occhi, i suoi prodotti: l’azienda di Udine è leader mondiale per la progettazione e produzione di display di informazione al pubblico (aeroporti e stazioni), sistemi di gestione dei parcheggi e delle attese, oltre che controllo accessi e soprattutto orologeria industriale. E proprio all’orologeria è legato il suo successo: gli orologi a palette della Solari hanno rivoluzionato il modo di visualizzare il tempo e segnato la storia del design industriale dagli anni ’60 in poi.

Un successo mondiale legato paradossalmente a un tipico incidente di percorso delle aziende di famiglia, cioè il mancato passaggio generazionale lungo la travagliata storia di questa società, nata come Fratelli Solari nel 1725 a Pesariis, un piccolo comune della provincia di Udine e “rifondata”, in seguito a dissidi familiari, da Remigio e Fermo Solari nel 1948 a Udine. Il gruppo che ha poi attraversato altre traversie, tra crisi e diversi passaggi di mano, oggi è presieduto da Massimo Paniccia, presente anche al vertice della Fondazione Cassa di Risparmio Trieste.

Ma torniamo al “peccato originale” che ha fatto rinascere la Solari. Il passaggio generazionale mette spesso a rischio la tenuta del tessuto produttivo e industriale delle aziende operanti nel Nord Est, in gran parte piccole e medie imprese a controllo familiare: sovente gli imprenditori non sono pronti a lasciare spazio agli eredi. Secondo i dati elaborati da The European House Ambrosetti, solo un terzo delle aziende riesce a effettuare con successo il passaggio del testimone e soltanto una su sei arriva alla terza generazione.

Ed è esattamente quello che è successo alla Solari che, trecento anni fa, costruiva orologi da torre, quelli da mettere sui campanili delle chiese. Prima della Seconda guerra mondiale, scoppiarono dissidi in famiglia e così due membri decisero di scendere a Udine per fondare una nuova azienda, sfruttando le loro conoscenze nel settore. Gli anni ‘50 videro l’azienda crescere velocemente, forte di alcune importanti innovazioni di Remigio Solari e della gestione di suo fratello Fermo. Su tutte, l’invenzione dell’orologio a palette, la cui tecnologia fu sfruttata (su intuizione di Fermo) anche per i teleindicatori e lo sviluppo di moderni sistemi di informazione al pubblico, in strutture quali stazioni ferroviarie, aeroporti, metropolitane.

Il brevetto del display a palette garantì un vantaggio competitivo determinante alla Solari, che installò sistemi di orologeria sincronizzata e d’informazione al pubblico in tutta Italia e poi nel mondo. Le palette localizzate in molte lingue, anche con caratteri di scrittura diversi da quelli occidentali, consentirono una veloce espansione all’estero, e di raggiungere importanti quote di fatturato. Per la parte di design, l’azienda si avvalse spesso della collaborazione di un archistar dei tempi, Gino Valle, grazie al quale vinse due volte il Compasso d’oro, l’ambito oscar del design: nel 1956 proprio con Cifra 5, l’orologio elettromeccanico con rulli a palette, e nel 1962 con lo stesso sistema di teleindicatori per aeroporti e stazioni. Inoltre Cifra 3, erede del Cifra 5, campeggia tra i campioni dell’arredamento del XX secolo al Museum of Modern Art di New York.

Scomparso Remigio, la società continuò a svilupparne le intuizioni sotto la gestione di Fermo Solari. La rete commerciale era in continua crescita, così come la produzione degli avanzati sistemi di informazione presenti in aeroporti e stazioni in Italia e all’estero di cui l’azienda friulana all’epoca era l’unico produttore al mondo. Con la scomparsa di Fermo, che non aveva figli, si presentò nuovamente nel 1964 la questione del ricambio generazionale. Arrivò così la fine dell’impresa familiare, con la cessione dell’azienda a Pirelli, pur mantenendone la presidenza per un certo periodo: la Solari divenne punto di riferimento per la crescita di molti manager Pirelli.

Poi per scelte aziendali la stessa Pirelli – non più interessata agli aspetti tecnologici della Solari – decise di venderla al gruppo Fornara nel 1988. A causa delle difficoltà finanziarie dell’acquirente, la Solari si trovò coinvolta nel fallimento del gruppo. Nonostante i problemi, l’azienda mantenne pressoché integra la sua capacità produttiva. Grazie quindi all’intervento della finanziaria della Regione Friuli Venezia Giulia, Friulia, e dell’imprenditore Massimo Paniccia, si riuscì a salvare l’azienda dal fallimento: nel 1994 una cordata di imprenditori diede vita alla Solari di Udine Spa (controllata da Friulia, che ne deteneva il 35%, poi liquidata), presieduta e gestita da Paniccia. Il nuovo management intraprese un percorso di ristrutturazione aziendale che permise alla Solari di riprendere il percorso di crescita.

Il rilancio avvenne attraverso una politica di riallineamento al mercato da parte dell’area ricerca e sviluppo, puntando sull’innovazione di prodotto e sulle tecnologie più recenti: in cinque anni dal cambio di direzione, Solari riconquistò il ruolo di leader mondiale nel settore dei sistemi di informazione. Oggi sviluppa un giro d’affari consolidato di circa 60 milioni di euro con 235 addetti (oltre all’indotto) ed è finanziariamente solido. n

Un sistema di comunicazione che ha stregato anche il colosso Starbucks

Milano, interno giorno. Siamo nello Starbucks di piazza Cordusio. E non ci sfugge il super display a palette della Solari di Udine. Largo oltre quattro metri e alto più di due, il tabellone contiene 13 righe di testo e 64 colonne di lettere e numeri e viene aggiornato quotidianamente (o più volte al giorno) con promozioni, offerte, menu e con tutte le comunicazioni che il locale vuole dare ai propri clienti. Ci sono voluti circa sei mesi di lavoro per realizzarlo nello stabilimento di Udine della Solari: il display è colorato con una vernice speciale proveniente da Londra. Reserve Roastery è il nuovo format del colosso mondiale del caffè di Seattle. Sorto all’interno dei 2.300 metri quadri dello storico palazzo delle Poste a due passi dal Duomo, il tabellone è ben visibile fin dall’ingresso. Negli aeroporti e nelle stazioni di tutto il mondo il rumore dei display orari in aggiornamento è diventato, nel tempo, un’icona del viaggiare: ecco perché Starbucks ha deciso di comunicare nello stesso modo evocativo con i propri clienti.

Del resto già da tempo Solari, aveva conquistato Starbucks tramite la sua controllata Solari Corp. con sede a New York, con un accordo di fornitura. Racconta Massimo Paniccia, presidente della società udinese:

Per il progetto delle Roastery collaboriamo direttamente con l’headquarter Starbucks, per cui abbiamo già realizzato anche altri display a Seattle, Shanghai, Tokyo, New York. L’obiettivo è veicolare l’emozione del viaggio legata al caffè. Quale migliore oggetto, quindi, se non i tabelloni che fanno viaggiare da sempre miliardi di persone nel mondo?

E a Udine continuano a investire nell’innovazione:

Lavorare a fianco della multinazionale – sostiene la marketing manager Katia Bredeon – è un’esperienza unica: apprezzano il nostro saper fare e la capacità tutta italiana di unire artigianalità, stile ed eccellenza. Ed è stato emozionante durante l’inaugurazione dello store di Milano ricevere da loro un award of excellence quale riconoscimento di fornitore qualificato.