Nel Mondo delle Pmi

Transizione 4.0 e PMI: trappole tra i crediti d’imposta

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di Massimiliano Finali

Oltre 120mila beneficiari per un importo di 6,7 miliardi di euro di crediti d’imposta sono i numeri registrati nel solo biennio 2020-2021 dal Piano Transizione 4.0.

I dati emergono dal Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica presentato dalla Corte dei Conti e forniscono uno spaccato delle imprese che hanno beneficiario dei fondi grazie a questi strumenti automatici. Ma nelle ultime settimane l’amministrazione finanziaria ha intensificato i controlli sui beneficiari dei crediti d’imposta e il rischio di aver trattato questa agevolazione con superficialità potrebbe tramutarsi in pesanti sanzioni.

Soprattutto il credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali 4.0 rappresenta una potenziale “trappola” in cui le realtà minori, come le Pmi, potrebbero inconsapevolmente ritrovarsi.

L’agevolazione in pillole

Il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0 è operativo a partire dal 2020, avendo dato nel tempo anche la possibilità di ottenere crediti d’imposta fino al 50% del valore del bene. Attualmente, la misura dell’incentivo arriva a un massimo del 20%, in misura calante all’aumentare dell’importo dell’investimento fino a raggiungere il 5% con un tetto massimo di 50 milioni di euro di spesa.

Gli investimenti finanziabili sono beni materiali specificatamente individuati con caratteristiche di base garantite dal fornitore e che siano collocati in azienda in modo da soddisfare i requisiti dell’interconnessione e dell’integrazione.

Gli investimenti possono essere effettuati fino al 2025, con possibilità di proroga di ulteriori 6 mesi in presenza di determinate condizioni.

Il credito d’imposta è accessibile a tutte le imprese, indipendentemente dalla dimensione, in modalità automatica, richiedendo di fornire obbligatoriamente una perizia tecnica asseverata in caso di investimento di importo superiore a 300 mila euro; per gli investimenti di importo inferiore è sufficiente un’autodichiarazione del beneficiario.

Non basta acquistare un bene con requisiti 4.0

Acquistare un bene predisposto per soddisfare i requisiti richiesti dal Piano Transizione 4.0 non dà di per sé diritto al relativo credito d’imposta.

Questo è l’equivoco in cui potrebbero essere cadute molte delle imprese che hanno beneficiato dell’incentivo, soprattutto quelle che hanno optato per l’autodichiarazione in caso di acquisti inferiori a 300mila euro e non si sono quindi avvalse di un tecnico esterno qualificato che avrebbe potuto evidenziare potenziali anomalie.

Se il bene non lavora costantemente in modalità 4.0 all’interno dell’azienda beneficiaria, il diritto all’agevolazione non spetta e, in caso di controlli, è soggetto a revoca con relative sanzioni. In particolare, è fondamentale soddisfare i requisiti di interconnessione ai sistemi informatici di fabbrica con caricamento da remoto di istruzioni e/o part program e di integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica o con la rete di fornitura e/o con altre macchine del ciclo produttivo.

Visto l’alto livello di competenze tecniche richiesto è opportuno che tutti i beneficiari si rivolgano a tecnici esterni specializzati, peraltro facendo attenzione a evitare conflitti di interessi tra il tecnico stesso e il fornitore del bene, e che commissionino una perizia tecnica anche se non obbligati.