Sostenibilità

Comunità energetiche: incentivi (5,7 miliardi) e sorprese

Scritto il

Le Comunità Energetiche Rinnovabili pronte al via: il 24 gennaio è entrato in vigore, dopo essere stato pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il decreto con tutte le indicazioni operative per gli incentivi alla costituzione e al funzionamento delle Cer, che permetteranno alle piccole imprese e ai consumatori privati di diventare produttori di energia green (anche tramite l’impiego di sistemi di accumulo) per autoconsumo collettivo e condivisione locale.

Tra le tante norme attese dagli operatori fin dal 2021, ossia dal varo del decreto 199 che ha recepito le normative europee sulle energie rinnovabili, c’è anche una novità sgradita ai molti che nel frattempo si sono portati avanti e hanno cominciato a realizzare e allacciare gli impianti fotovoltaici destinati a produrre nell’ambito delle Cer, non appena fossero finalmente partite. L’articolo 3 del decreto, sui soggetti beneficiari, stabilisce infatti che per ottenere gli incentivi le Comunità energetiche devono risultare «già regolarmente costituite alla data di entrata in esercizio degli impianti che accedono al beneficio». Sarebbero quindi esclusi tutti gli impianti allacciati prima della costituzione della Cer.

Nel dettaglio, possono dunque essere costituite da cittadini, Pmi, enti territoriali, autorità locali, cooperative, enti di ricerca, religiosi, del terzo settore o di protezione ambientale. L’obiettivo è la condivisione dell’energia rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associati, utilizzando la rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, che ne rende possibile la condivisione virtuale. Non possono invece farne parte le grandi imprese, che però possono costituire un Gruppo di autoconsumatori di energia rinnovabile.

Gli incentivi del Decreto Cer 2024

Le Cer sono incentivate con due strumenti, entrambi normati dal decreto in vigore, e fra loro cumulabili.

Un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili: per impianti nei Comuni sotto i 5mila abitanti per lo sviluppo di 2 gigawatt complessivi.

Una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa, per tutto il territorio nazionale. La potenza dei singoli impianti non può superare 1 Megawatt, la tariffa è valida per un periodo di 20 anni dalla data di entrata in esercizio di ciascun impianto FER ed è calcolata dal GSE tra 60 €/MWh e 120€/MWh in relazione alla dimensione dell’impianto e del valore di mercato dell’energia, con una maggiorazione fino a 10 €/MWh in base alla localizzazione geografica.

Come fare domanda di contributo

Per ottenere il contributo a fondo perduto, bisogna presentare domanda al GSE, utilizzando la piattaforma che dovrà essere aperta entro 45 giorni dall’entrata in vigore del decreto attuativo, in arrivo entro il 24 febbraio (elaborato su proposta del GSE previa verifica dell’ARERA, l’Autorità per l’Energia). Conti alla mano, il portale GSE per la domanda di contributi CER dovrebbe essere online entro fine aprile.

Come ottenere la tariffa incentivante

Per chiedere la tariffa incentivante bisogna presentare domanda, sempre al GSE, entro i 120 giorni successivi alla data di esercizio degli impianti. I dettagli operativi saranno contenuti nel decreto ministeriale atteso entro il 24 febbraio. Alcune regole di base sono però fissate nel Decreto CER già in vigore.

Per esempio, chi non presenta la domanda entro il termine previsto di 120 giorni, perde il diritto al riconoscimento della tariffa per il periodo intercorrente fra la data di entrata in esercizio dell’impianto e il giorno di ricevimento della comunicazione tardiva.

Il GSE effettua le verifiche del caso e concede la tariffa incentivante entro il primo giorno del terzo mese successivo alla comunicazione.

Strumenti utili online

Il GSE renderà disponibili sul proprio sito istituzionale documenti e guide informative, con canali di supporto per accompagnare gli utenti nella fase di costituzione delle CER, oltre a un simulatore per la valutazione energetica ed economica delle iniziative, mentre è già disponibile la Mappa interattiva delle cabine primarie su territorio nazionale.

L’imprevisto di chi si è mosso prima

Come detto prima, resta la grana non da poco di chi, alla luce dei ritardi delle norme applicative e delle lungaggini burocratiche, negli ultimi due anni si è portato avanti con il lavoro e ha realizzato gli impianti per l’energia rinnovabile e ora rischia di essere tagliato fuori dagli incentivi, visto che il decreto del 24 gennaio stabilisce che prima vadano costituite le Comunità energetiche e poi gli impianti. Un “fulmine a ciel sereno”, com’è stato descritto, che sta agitando l’intero settore del fotovoltaico e che non era mai stata discusso prima, ed è assente in tutte le bozze e presentazioni del lungo iter preparatorio. Oltretutto, il Dl 199 del 2021, istitutivo delle Cer, diceva che possono far parte di una Comunità gli impianti già realizzati, purché allacciati dopo il 16 dicembre 2021, giorno di entrata in vigore del decreto.

E molti operatori sono legittimamente partiti prima a realizzare e allacciare gli impianti fotovoltaici. «Sapendo che a giugno 2022 sarebbe uscito il decreto, la stragrande maggioranza dei soggetti che volevano costituire una Cer hanno atteso a registrarla, ma nel frattempo hanno realizzato gli impianti. Una volta uscito il decreto, avrebbero potuto costituire la comunità e inserire i vari soggetti sotto la stessa cabina primaria» ha commentato Andrea Brumgnach, vicepresidente e coordinatore del gruppo di lavoro Cer e autoconsumo di Italia Solare, la maggiore associazione italiana del fotovoltaico.

Una lungimiranza fondata – visto che il decreto è arrivato con 19 mesi di ritardo – ma che è stata tradita: questi impianti ora non possono rientrare fra quelli che verranno incentivati. Un pasticcio che richiede una soluzione. «Noi proponiamo che nelle regole tecniche questo elemento venga applicato dalla data di entrata in vigore del decreto solo per i nuovi impianti – dice Brumgnach  – in modo da salvaguardare chi dal 16 dicembre 2021 al 23 gennaio 2024 ha allacciato in rete impianti, con la chiara idea di poterli inserire all’interno di una Cer. Meglio ancora applicare l’obbligo dopo 120 giorni l’entrata in vigore del decreto, includendo anche gli impianti che stanno finendo ora i lavori», ha detto Brumgnach.