Sostenibilità

La Ue cede agli agricoltori e rivede la Pac (ma accontenta tutti)

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Di Giorgio Marcata

Tanto tuonò che piovve. Non parliamo del meteo infausto di questi giorni, bensì delle proteste reiterate dei trattori, che sono scesi nelle strade di Bruxelles per la terza volta in meno di due mesi. Che, grazie anche all’imminenza delle elezioni europee, hanno convinto la Ue ad ammorbidire la linea seguita sulla politica ambientale e sui traguardi intermedi da raggiungere nel quadro del Green Deal. Così i rappresentanti dei Ventisette riuniti nel “Comitato speciale Agricoltura” hanno dato via libera alla revisione mirata della Politica agricola comune (Pac), proposta dalla Commissione europea lo scorso 15 marzo, per rispondere alle preoccupazioni di tutte le componenti del comparto agricolo contro quelle che ritengono «decisioni ideologiche e penalizzanti».

Una revisione che punta a «ridurre gli oneri amministrativi e a dare una maggiore flessibilità per il rispetto» dei vincoli ambientali, sottolinea il Consiglio Ue.

«Abbiamo ascoltato i nostri agricoltori e abbiamo intrapreso azioni rapide per rispondere alle loro preoccupazioni in un momento in cui si trovano ad affrontare numerose sfide»

ha detto il vicepremier belga David Clarinval, alla guida della presidenza di turno Ue.

Cosa prevede la revisione della Pac

La revisione della Politica agricola comune proposta dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ammorbidisce di fatto i vincoli ambientali a cui sono sottoposti gli agricoltori attraverso una serie di esenzioni, deroghe e rinvii. Una delle principali novità riguarda le aziende con meno di 10 ettari di terreno, che non saranno sottoposte a controlli e non potranno ricevere sanzioni. Una misura che «riguarda il 65% dei beneficiari» della Pac ma «solo il 10% della superficie agricola totale», ricorda la Commissione. Lo scopo è alleviare l’onere amministrativo legato ai controlli, più elevato per le piccole aziende agricole.

È stato confermato poi il rinvio sull’obbligo di lasciare almeno il 4% dei terreni a riposo, già annunciato durante la prima durissima protesta, il 1° febbraio, da una scossa von der Leyen: era una misura tra le più contestate della Pac. Il nuovo testo anzi va oltre: prevede di eliminare completamente la destinazione di «una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive pur mantenendo la protezione degli elementi paesaggistici esistenti». Gli Stati membri sono invece tenuti a «istituire un eco-schema» che offra un sostegno agli agricoltori «per mantenere una parte dei terreni coltivabili in stato non produttivo o per creare nuovi elementi paesaggistici» (come siepi o alberi). In questo gli agricoltori saranno «specificamente ricompensati». 

I Ventisette potranno anche prevedere esenzioni specifiche su punti come lavorazione del terreno e copertura del suolo, per le situazioni che «rischiano di essere contrarie ai loro obiettivi», come nel caso di condizioni specifiche di terreni e sottosuoli. Le modifiche approvate danno la possibilità inoltre agli Stati membri di concedere agli agricoltori deroghe temporanee mirate in caso di condizioni climatiche impreviste – come siccità e inondazioni – che impediscono agli agricoltori di rispettare i requisiti.

Faro sule retribuzioni e sui contratti di filiera

Per quanto riguarda un altro tasto dolente come la remunerazione degli agricoltori, e la loro posizione nella filiera alimentare, la Commissione lancerà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare, con i rappresentanti di tutti i settori industriali e quelli degli Stati membri; la prima riunione «è prevista per l’estate». Ancora, vengono rafforzate le norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con industria di trasformazione e la vendita al dettaglio. Infine, la Commissione condurrà una «valutazione approfondita» della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare, con la prima relazione in primavera e una valutazione più dettagliata nel 2025 insieme a proposte legislative «se opportuno».

L’accoglienza tiepida di agricoltori e ong

Se l’obiettivo della revisione della Pac era accogliere le istanze della categoria, la risposta è stata controversa. Proprio mentre il Consiglio Agrifish approvava la proposta della Commissione, per le strade di Bruxelles i trattori sono tornati a prendersi la scena, con proteste e presidi in diverse aree della città, compresi i palazzi del potere. Nulla a che vedere con le scene davvero violente delle settimane precedenti, ma pur sempre espressione di un malessere che le modifiche legislative non placano del tutto. Le modifiche «sono insufficienti per affrontare le cause profonde che hanno portato gli agricoltori a protestare in tutta Europea da mesi» affermano le sigle che hanno organizzato le ultime manifestazioni.

A criticare la mossa delle istituzioni europee è anche una coalizione di 16 organizzazioni ambientaliste, tra cui il Wwf.

«La Commissione europea ha ceduto alla falsa narrativa che oppone l’ambiente all’agricoltura»

si legge in una lettera congiunta indirizzata a Ursula von der Leyen. Le misure proposte, attaccano le associazioni,

«non faranno altro che compromettere proprio i posti di lavoro che la Pac dovrebbe sostenere a lungo termine»

Più soddisfatte le associazioni di categoria, pur con toni differenti. «Dopo la nostra assemblea del 26 febbraio a Bruxelles, dove abbiamo presentato un manifesto in dieci punti, abbiamo iniziato a raccogliere i primi risultati. Ma molto ancora c’è da fare» ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. «I lavori parlamentari di queste settimane hanno anche dato alcuni segnali negativi, se pensiamo all’approvazione della legge sulle emissioni industriali».

«Il via libera alla proposta di semplificazione della Pac rappresenta una prima risposta importante alle richieste della Coldiretti, a tutela delle imprese agricole, ora seguire una moratoria sui debiti delle aziende colpite dall’aumento costante dei costi di produzione e un corrispondente calo dei prezzi agricoli – ha commentato il presidente Ettore Prandini – Un primo passo che va ora rafforzato con una semplificazione più profonda di tutte le regole della Pac che gravano sulle aziende, a prescindere dalla loro dimensione: oggi un agricoltore spende un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche».

Bene l’approvazione del pacchetto di modifiche e semplificazioni, commenta il presidente di Copagri Tommaso Battista, ma «è chiaro che i problemi sul tavolo restano ancora molti, a partire dalla scarsa redditività, dalla distribuzione del valore lungo la filiera e dagli alti costi di produzione». Oggi il reddito degli agricoltori è inferiore di circa il 40% rispetto al reddito medio non agricolo.

I tempi delle modifiche

Dopo il via libera alle proposte di modifica del Comitato Agrifish, la palla passa alla commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Agri) del Parlamento Europeo – che ricorrerà alla procedura d’urgenza – mentre la posizione degli eurodeputati dovrebbe arrivare all’ultima sessione plenaria in agenda (22-25 aprile). Il Regolamento sarà poi formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue: «Se tutto va come previsto, entrerà in vigore entro la fine della primavera», sono le previsioni della presidenza di turno belga del Consiglio dell’Ue, in risposta alle richieste del gabinetto von der Leyen di un iter di approvazione spedito.

Il tema della competitività

In conclusione, il tema centrale è la competitività dell’agricoltura europea, messa a dura prova da fattori esterni (inflazione, costi dell’energia, guerre,  clima). Anche per questo, tra le ultime novità c’è quella di aumentare il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno: «Questo è necessario per affrontare più rapidamente le mutevoli situazioni degli agricoltori, comprese quelle causate da eventi climatici avversi», specifica la Commissione. Ma le imprese mettono sotto accusa anche il modo con cui Bruxelles applica il “Green Deal” al settore agricolo: «La Commissione europea in carica ha sempre manifestato un atteggiamento ideologico negativo nei confronti dell’impatto ambientale dell’agricoltura e, in particolare, della zootecnia». Insomma, si chiede una transizione ambientale sostenibile, e non una serie di misure ideate da chi il settore non lo conosce per niente. Nel mirino anche le «tempistiche non realistiche per un obiettivo che condividiamo» sul fronte ambientale.

«È dal 2016 che parliamo della necessità di cambiare modello verso la neutralità climatica. Su questo non c’è mai stato scontro, ma non c’è giustizia nella distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento, dove gli agricoltori non vengono considerati nel prezzo del prodotto finale»

sottolinea Peter Schmidt, presidente della sezione Agricoltura e ambiente del Comitato economico e sociale europeo (Cese). Che invoca «misure per garantire il futuro del settore», sia sul fronte dell’equa distribuzione delle risorse lungo la catena alimentare sia su quello degli accordi commerciali (come con il Mercosur) che «non rispettano gli stessi standard che vengono richiesti ai nostri agricoltori».

La giravolta dei partiti

Non mancheranno in tutta la vicenda spunti di riflessioni. La Ue nega cedimenti davanti ai disordini: la Commissione sottolinea che «intende mantenere e difendere l’orientamento generale» della Pac concordata da Parlamento e Consiglio nel 2021, ed entrata in vigore nel 2023 (con 336 miliardi di euro di spesa fino al 2027, ossia il 31% del bilancio pluriennale dell’Ue). Ma colpiscono i tempi straordinariamente brevi, per gli standard europei: tra proposta della Commissione, via libera della Commissione speciale Agricoltura e voto finale dell’Europarlamento si arriva giusto in tempo prima del voto di giugno. C’è anche l’aspetto politico, anzi più d’uno: le decisioni sono state prese sotto il ricatto delle proteste degli agricoltori; un precedente pericoloso. Non ultima, la giravolta dei partiti che fanno a gara a intestarsi il merito dei cambiamenti Ue, dicendo che l’ultima Pac «è scritta male: porta criticità operative che creano problematiche». Il 23 novembre 2021 il Parlamento di Strasburgo approvò in via definitiva la Politica comune 2023-2027 con una larghissima maggioranza bipartisan: 485 “sì” e 142 “no”. Oggi sono tutti contro…