Sostenibilità

Dal business alla scuola: Mercatino dà lezioni di ecologia

Scritto il

di Giorgio Naccari

Entro il prossimo Natale aprirà, in Italia, altri 5 punti vendita, portando il numero dei negozi in franchising a quota 192 (oltre a uno spazio allestito a Ibiza, in Spagna) portando il proprio fatturato oltre i 100 milioni, una ventina più dello scorso anno. È il miracolo economico-imprenditoriale di Mercatino, l’azienda veronese che vende tutto che può essere riutilizzato, dal mobile all’abito, dai quadri ai libri, dai piatti alle biciclette fino agli oggetti vintage, spesso molto ricercati come i juxe-box, i registratori della Geloso o le radio-cubo di Brionvega.

Oggi acquistare l’usato è diventata una moda, un vantaggio economico, un nuovo modo di vestirsi ed arredare. Un vantaggio per molti e per l’ambiente, visto che gli attuali 187 negozi Mercatino permettono di evitare immissioni in atmosfera di 45mila tonnellate l’anno di gas serra che equivalgono alle emissioni assorbite da 240mila alberi, risparmiando 30mila PM2,5 equivalente all’emissione di particolato generale dall’uso di circa 3 miliardi di sigarette.

La storia di Mercatino

È stata più di 30 anni orsono l’apertura del primo Mercatino a Padova, frutto dell’intuizione e del coraggio di Ettore Sole, un veronese che aveva lavorato come operaio di una società telefonica e nelle vendite a domicilio. Sole iniziò la sua nuova attività senza sapere alcunché dell’usato, più per disperazione che per caparbietà. Il successo, racconta l’imprenditore veneto, «fu immediato anche se, allora, la gente entrava titubante in negozio, quasi attenta a non toccare la merce. Feci un annuncio su un giornale per dar vita a un secondo negozio e da Lecce risposero in 1.700, pronti ad investire nel progetto. Poi aprimmo a Verona e di seguito un po’ in tutte le regioni. Oggi possiamo guardare al futuro con molto ottimismo e allargare sempre più i nostri punti vendita. La gente entra in negozio, tutti in franchising, certa di trovare qualcosa di riusare».

Nel 2021 l’intera catena Mercatino ha venduto 9 milioni tra oggetti e abiti usati e, cosa da non trascurare, ha portato ai clienti venditori qualcosa come 40 milioni di euro.

La cultura del riuso nelle scuole

Tra qualche giorno la sostenibilità e l’economia circolare entreranno nel mondo della scuola come materia di studio e non poteva che essere Mercatino Franchising, leader europeo del riuso, a doverlo insegnare attraverso un corso di ecologia pratica. Gli imprenditori legati a Mercatino assumeranno un ruolo importante nell’informazione sui beni ambientali, sullo sviluppo sostenibile, economia circolare, rispetto degli ecosistemi, della biodiversità e non ultimo il tema della giusta allocazione degli oggetti non considerati rifiuti perché ancora funzionanti e utili.

«Cercheremo di spiegare agli studenti, che saranno i clienti del futuro – dice ancora Ettore Sole – tutti i benefici che si ottengono dal rimettere sul mercato le cose sottratte all’impatto ambientale. Il ministero dell’Istruzione conta molto su questo piano di ri-generazione. Un corso con attività pratiche e il calcolo personalizzato dell’impronta ambientale del nucleo familiare. Un’etichetta ecologica che permetterà all’allievo di acquisire consapevolezza e coscienza ambientale»

Quella volta che vendemmo un’opera di Picasso per 7mila lire

Si chiama Ettore Sole ed è nato più di una settantina di anni orsono a Verona, in via Stella, segno evidente che il firmamento non poteva che essergli amico. È stato praticamente l’inventore dei negozi dove si vende l’usato, un precursore di una attività che nel nostro Paese, ma anche in altre zone europee e statunitensi, è oggi un vero e proprio business per tutti, per chi porta gli oggetti e gli abiti al Mercatino, per chi li vende e per chi li acquista spendendo poco, spesso incocciando in vere e proprie occasioni.

«Partimmo in 2 soci, più la mia compagna – ricorda Sole – in questa folle avventura senza sapere nulla. Non sapevamo nemmeno di che legno erano i mobili che ci portavano, se gli abiti erano ancora di moda. Abbiamo faticato per 3 o 4 anni per capirci qualcosa. Basti pensare che inizialmente ci portarono un pacco di posate completamente nere che vendemmo a 10mila lire. Scoprimmo quando ce le portarono via che erano d’argento».

Ma i soci hanno anche combinato di peggio. «Un giorno mettemmo in vendita un piccolo aeroplanino – racconta ancora Sole – un giocattolo per bambini piuttosto brutto dove c’era la scritta “Picasso”. Rimane li per qualche tempo poi venne acquistato non so bene da chi per 7mila lire. Due settimane dopo ricevemmo una telefonata in cui ci si ringraziava: quel giocattolino era stato venduto per non so quanti milioni di lire, perché era veramente un Picasso. L’artista spagnolo, per i suoi bambini, era uso costruire degli aeroplanini e chissà quante altre cose abbiamo venduto “sottocosto”. Oggi siamo molto più bravi e preparati di un tempo. Contiamo su una organizzazione perfetta e dobbiamo sempre dire grazie a chi ci affida il loro passato, i ricordi, gli oggetti, gli abiti più belli».