Sostenibilità

De Nora regina dell’elettrolisi per produrre idrogeno

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di Alessandro Luongo

Da piccola società specializzata in elettrochimica a multinazionale quotata in Borsa a Milano al listino Euronext. Industrie De Nora è oggi il maggiore fornitore al mondo di rivestimenti catalitici ad alte prestazioni ed elettrodi insolubili per applicazioni elettrochimiche e industriali; un leader nella fornitura di attrezzature, sistemi e soluzioni per la disinfezione, filtrazione e trattamento delle acque e acque reflue. Insomma, un protagonista planetario nelle tecnologie sostenibili per la Green Economy, che punta a rendere disponibile acqua pulita per tutti, con tecnologie e soluzioni per la filtrazione e disinfezione delle acque municipali e industriali.

Tutto ha inizio nel 1923, vicino alla Stazione Centrale di Milano, quando Oronzio De Nora, pugliese di Altamura neolaureato in Ingegneria elettrotecnica, inizia a lavorare sui processi elettrochimici e a realizzare apparecchiature e impianti che, grazie al passaggio di un flusso di corrente elettrica, producono una reazione chimica. In quell’anno deposita la sua prima domanda di brevetto relativo a una cella elettrolitica per cloruri alcalini: nasce così il processo di produzione dell’“Amuchina” (liquido disinfettante il cui marchio è stato poi ceduto a Eridania, mentre oggi è del gruppo Angelini).

Quella dell’azienda è una storia di genio, di ricerca, di brevetti innovativi. Dopo l’amuchina sono arrivati i DSA, i primi anodi metallici destinati a rivoluzionare il mondo del cloro-soda. Fin dall’origine, il gruppo si è focalizzato nel settore elettrochimico, con una particolare attenzione proprio alle tecnologie del settore cloro-soda, ancora oggi uno dei core business del gruppo: cloro da un lato e soda caustica dall’altro sono diventati gli elementi base di intere filiere produttive, dalla detergenza alla bonifica, dalla realizzazione di materie plastiche alla produzione di alluminio.

Altro business è la disinfezione dell’acqua attraverso processi elettrochimici, che De Nora sviluppa sia per il settore municipale sia industriale: realizza impianti di varie dimensioni per trattare diversi tipologie di acqua.

Il primo passaggio generazionale vede l’ingresso in azienda di Niccolò De Nora, figlio di Oronzio, che inizia a portare un’ottica di “managerializzazione” dell’impresa: assume manager di grande valore e apre stabilimenti di produzione nel mondo, avviando un fondamentale processo di internazionalizzazione e alleanze. Nel 1968 Industrie De Nora è la prima realtà italiana ad entrare in Giappone attraverso una joint venture con il gruppo Mitsui (join venture di cui nel 2009 rileverà l’intero pacchetto), per poi proseguire con l’ingresso in Brasile, Singapore e in India. Il mercato di riferimento erano i Paesi in via di industrializzazione; ai clienti (grandi multinazionali della chimica) assicurava in sostanza di essere “fisicamente” vicino agli impianti che costruivano per far fronte alla crescita della domanda di cloro e cloroderivati (PVC soprattutto).

L’ultimo passaggio generazionale ha riguardato Federico De Nora, attuale presidente del Cda, che ha dato una ulteriore spinta alla crescita, adeguando un’azienda industriale attiva in tutto il mondo e rendendola pronta alle opportunità derivanti dai cambiamenti dei mercati in cui opera. Dapprima, nel 2017, aprendo il capitale al fondo Blackstone (per la prima volta un azionista esterno alla famiglia) la cui quota viene rilevata nel 2021 da Snam, fra i maggiori operatori di infrastrutture energetiche al mondo. L’ingresso di un azionista prima “istituzionale” e poi “industriale” ha così spinto la società a trovare maggiore focalizzazione e a definire una strategia ambiziosa di crescita per arrivare, a giugno 2022, a quotarsi sul listino Euronext Milan di Borsa Italiana.

«Il nostro core business è produrre elettrodi ad alte prestazioni che rendono economica la produzione di idrogeno per via elettrochimica – spiega l’amministratore delegato Paolo Dellachà – Il consumo energetico pesa per circa il 70% sul costo dell’idrogeno, per cui una volta che il costo dell’energia rinnovabile diventa accettabile, gli elettrodi saranno il fattore abilitante della transizione verso la decarbonizzazione via elettrolisi. Lavoriamo con tutti i maggiori produttori di apparecchiature elettrochimiche nei processi di produzione di cloro e soda, di lamina sottile di rame, nelle galvaniche, nell’elettrorefining dei metalli.

Lo stesso avviene nel settore “energy transition”. Abbiamo un portafoglio elettrodi e “packages” che vanno a migliorare l’elettrolisi dell’acqua per generare idrogeno e ossigeno, e sono il cuore delle pile a combustibile che trasformano in energia elettrica l’idrogeno che le alimenta senza emissioni, se non vapore acqueo. In termini semplici possiamo paragonare la funzione degli elettrodi nelle celle a quello dei processori nei computer. Nel settore water abbiamo tecnologie (apparecchiature e sistemi) per la disinfezione e la filtrazione delle acque».

La trasformazione radicale del gruppo si deve alla visione imprenditoriale di Niccolò e Federico e a un management di esperienza, focalizzato sull’elettrochimica, spina dorsale delle tre linee di business aziendale. Il processo di crescita dell’azienda si è così sviluppato tanto in maniera organica – grazie alla continua innovazione – quanto per linee esterne, attraverso importanti acquisizioni negli Usa, Asia, Europa. Il portafoglio di proprietà intellettuale comprende oltre 260 famiglie di brevetti con più di 2.800 estensioni territoriali.

Ricerca a 360 gradi

I risultati preliminari 2022, approvati dal Cda il 1° febbraio scorso, vedono ricavi consolidati per circa 853 milioni di euro (rispetto ai 615,9 del 2021, +38%), e un ebitda adjusted di 191 milioni (126,7 nel 2021, +50%). Nel medio termine la società sta concentrando gli sforzi sull’ampliamento e miglioramento dell’offerta delle soluzioni per l’elettrolisi dell’acqua. L’attenzione è poi rivolta a strategie e innovazioni per allargare la catena del valore attraverso la produzione di soluzioni plug and play che permettano di decentralizzare gli impianti di elettrolizzazione dai parchi di produzione di energia (ad esempio, il fotovoltaico).

De Nora sta poi portando avanti progetti di ricerca finalizzati alla messa a punto di nuovi elettrodi e catalizzatori per celle a combustibile e per la conversione di CO2 in sostanze chimiche (metano e acido formico) e altri carburanti verdi (e-fuels). In fase di sviluppo anche progetti per migliorare le soluzioni di filtrazione e sanificazione delle acque affinché possano essere ottimizzate per le nuove esigenze di mercato (regolamenti più severi circa i quantitativi ammissibili di contaminanti e in particolare di elementi cangerogenici come i PFSA e le microplastiche).

La multinazionale si impegna infine nel contribuire al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) definiti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In particolare, attraverso il miglioramento e ampiamento del proprio portafoglio prodotti nei segmenti di business Electrode e Water Technologies ed Energy Transition, De Nora continua a portare avanti soluzione tecnologiche sostenibili che contribuiscano a vari obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Come? Attraverso il risparmio energetico, la riduzione di scarti di produzione, l’aumento dell’efficienza dei processi, la realizzazione della economia circolare e di processi “zero discharge”, la produzione di energia pulita e accessibile, trattamenti acqua per la sua purificazione e il suo riciclo.