Sostenibilità

Inceneritori addio: scarti del riso tesoro per l’edilizia

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di Pierluigi Masini

Lolla. Nome buffo per un parente stretto della pula e della paglia, ottenuto dalla trebbiatura del risone, il riso grezzo. Lolla, pula e paglia, sono tutti scarti della lavorazione di questo nobile cereale. Di solito, una volta messi al sicuro i chicchi di varie qualità – che rappresentano un’eccellenza Dop dei territori di Biella e Vercelli, dove ettari di campi allagati sono da sempre destinati alla sua coltivazione – questa montagna di fibre viene avviata all’inceneritore. Bruciata per produrre energia.

E qui entra in gioco Ricehouse, la Casa di Riso. Che non c’entra niente con i rivoluzionari dell’arcinota serie tv della Casa di Carta – quelli con la faccia baffuta di Salvador Dalì. Tiziana Monterisi (nomen omen) e Alessio Colombo, architetta lei e geologo lui, coppia negli affari e nella vita, la faccia da sei anni ce la mettono. E anche un bel po’ di spirito rivoluzionario. Lolla continua, insomma.

Nel 2016 i due hanno creato una startup che realizza prodotti edilizi con gli scarti del riso, garantendo che per ogni tonnellata di materiale si eviti la dispersione nell’ambiente di circa una tonnellata e mezza di anidride carbonica per la mancata combustione. Dal 2021 la richiesta di pannelli isolanti, piuttosto che di termo-intonaci e di lolla usata per insufflaggio che Ricehouse ha proposto al mercato, ha avuto un’accelerazione importante legata al boom del superbonus 110%.

Un numero sempre crescente di cantieri si è orientato verso questi materiali leggeri, altamente termici, traspiranti e sani, perché realizzati senza l’uso di formaldeide, e per di più interamente made in Italy. Loro, Tiziana e Alessio, si sono dati subito la struttura societaria di una benefit company, e hanno poi ottenuto anche la certificazione B Corp oltre che Solar Impulse. Hanno cominciato giocando in casa, raccogliendo il materiale in una logica a km zero perché hanno la loro sede a Biella, terra di riso.

Ma dietro a questa prima intuizione – gli scarti cerealicoli da utilizzare per la bio-edilizia – c’è un importante contributo di ricerca e innovazione tecnologica. Lavorando su questi due fronti, Ricehouse ha ottenuto successi significativi, legati alla facilità di posa di questi materiali, molto simile a quella tradizionale, e all’ampio spettro delle tipologie di intervento, dalle ristrutturazioni alle nuove costruzioni. I prodotti Ricehouse hanno inoltre superato tutti i test necessari per ottenere le certificazioni che attestano le caratteristiche tecniche, isolanti e acustiche.

Una delle soddisfazioni maggiori è stata senza dubbio aver vinto nel 2021 il Compasso d’oro, il premio più ambito al mondo nel campo del design. Il prestigioso riconoscimento è andato a un particolare prodotto, in sigla RH 120, una malta da intonaco di finitura realizzata miscelando calce aerea e lolla di riso.

Altro momento di grande attenzione è arrivato dalla XXIII esposizione internazionale della Triennale di Milano (conclusa lo scorso 8 gennaio), che ha affidato proprio a Ricehouse la malta materica con cui costruire le bacheche della mostra Unknown Unknowns, curata dall’astrofisica Ersilia Vaudo: un bellissimo contrasto tra un materiale ottenuto dalla terra e reperti spaziali provenienti da mondi lontanissimi.

Monterisi: «Adesso puntiamo sui tessuti»

Tiziana Monterisi e Alessio Colombo

Ricehouse non è concentrata solo sull’architettura e sviluppa progetti di design in collaborazione con Re-power e Autogrill. La novità per il 2023 è un particolare tessuto ottenuto sempre dalla lavorazione del riso: ne parliamo con Tiziana Monterisi.

«Sì, è proprio così. Dopo aver completato la casa, che per me è la nostra terza pelle, ho cominciato a cercare una soluzione per la seconda pelle, ovvero “l’abito”. Si poteva fare un nuovo tessuto valorizzando la paglia o la lolla di riso? Dopo diversi studi e test siamo arrivati ad un nuovo tessuto, tecnicamente definito “spalmato”: una miscela di lolla micronizzata che grazie a un biopolimero a base di mais viene spalmato su un tessuto di cotone (ma anche lino o canapa) perfetto per l’arredamento di interni e anche per tutti gli accessori, scarpe, borse, zaini, cinture e molto altro. Un tessuto che non usa solventi ma valorizza uno scarto come materia prima e che a fine vita non sarà un rifiuto. Chissà se nel 2023 ci sarà la prima capsule collection firmata Ricehouse…».