Sostenibilità

Pulire il mondo è faticoso, meglio imbrattarlo

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di Francesco Bertolini

Tramontata Greta, i suoi eredi stanno cercando di riempire la scena. Il pianeta green è un pianeta colorato, articolato, arrabbiato, rancoroso, in cerca di rivincite dopo decenni di ribalta non concessa, ma soprattutto è un pianeta confuso.

Innanzitutto il mondo green di appena pochi decenni fa, quello dei duri e puri che avevano fatto dell’ambientalismo uno stile di vita, è stato sostituito da un mondo molto diverso, dove la grande finanza è diventata, improvvisamente, sostenibile.

I duri e puri si sentono spiazzati, non hanno più l’esclusiva sul tema, oggi tutti parlano di sostenibilità, di cambiamenti climatici, di mobilità elettrica, di economia circolare, ripetendo mantra nella maggior parte dei casi vuoti.

Il prelievo di risorse dal pianeta è di cento miliardi di tonnellate l’anno, e tale cifra spaventosa è destinata a raddoppiare entro il 2050; è questo il dato fondamentale che però nessuno cita mai, come nessuno racconta che il livello di circolarità dell’economia mondiale è passato dal 9,1 al 7,2% negli ultimi cinque anni.

Nessuno racconta che le previsioni sulla produzione e consumo di plastica sono impressionanti; i Paesi più ricchi consumano, pro capite, venti volte la quantità di plastica e dieci volte la quantità di fertilizzanti rispetto ai Paesi in via di sviluppo, e le grandi corporation dell’oil and gas stanno definendo obiettivi che prevedono una riduzione delle revenuesda vendita di petrolio, per adeguarsi alle richieste delle varie cop sul clima, ma una enorme crescita legata al petrolchimico, in primis dovuta all’aumento previsto di plastica e fertilizzanti.

Il monumento a Vittorio Emanuele II imbrattato a Milano.
Il monumento a Vittorio Emanuele II imbrattato a Milano.

Ma tutto questo all’ideologia ambientalista non interessa, si deve giustificare “Ultima Generazione”, quel gruppo di dementi che imbratta i monumenti delle città italiane per sollecitare risposte dalla politica su temi legati al cambiamento climatico.

La realtà è che la politica si sta muovendo, forse troppo, su questo punto, dimenticando tutto il resto e facendo un clamoroso errore, confondendo cioè l’inquinamento con le emissioni di anidride carbonica.

E così nessuno si preoccupa di come i mari del mondo siano ormai vicini ad avere più plastica che pesce; alle Maldive, meta da sogno anche di molti ambientalisti della domenica, i rifiuti dei turisti vengono conferiti in un’isola dell’arcipelago e, una volta raggiunta l’altezza giusta, viene appiccato il fuoco. Ma tutto questo non arriva nei resort di lusso, e tantomeno interessa chi imbratta palazzo Vecchio a Firenze o piazza Duomo a Milano.

Le discariche puzzano, la realtà è scomoda e a volte smentisce l’ideologia, meglio continuare a raccontare la stessa solfa, meglio raccontare che l’aumento della mortalità degli ultimi anni nei Paesi europei sia dovuto al cambiamento climatico, tesi senza nessun senso, visto che l’aumento della mortalità non è concentrato nei mesi di luglio e agosto bensì distribuito nei mesi in egual misura. Ma il potere si autoassolve e, ultimamente, cerca problemi, non soluzioni, così da poter giustificare emergenze continue.

Ma tant’è, chi si nutre di proteste e pesca il proprio consenso in quel bacino non vuole la realtà, non vuole nemmeno risolverli i problemi.

La scienza viene evocata cercando su google tesi che confermano il proprio punto di vista funzionale alle proteste che si vogliono fomentare, non è contemplata una visione diversa, che, attraverso numeri (fino a prova contraria oggettivi) confuti la narrazione che si vuole raccontare.

E così si va avanti, inconsapevoli pedine di un sistema che ha intravisto nell’ambiente una opportunità clamorosa per rimettere in circolo vecchi e nuovi prodotti finanziari, con nuove etichette ma con un unico, sempre uguale obiettivo: arricchirne pochi a spese di molti.

Meraviglioso, han trovato un nuovo giochino per dare la colpa ai cittadini delle loro azioni e, cosa ancora più geniale, dopo aver trasformato otto miliardi di cittadini del pianeta in otto miliardi di malati a cui era indispensabile iniettare un farmaco, ora è la volta di trasformarli in otto miliardi di inquinatori, che dovranno pagare sempre di più per muoversi, per mangiare e perfino per le loro abitazioni. E tutto questo con il plauso di alcuni poveri dementi, guarda caso finanziati dalla grande finanza, che invece di pulire il mondo (attività poco nobile, che non richiama le telecamere e dove si rischia di sporcarsi e soprattutto di far fatica) preferiscono imbrattare i monumenti.