Sostenibilità

Se il data center funziona grazie all’acqua

Scritto il

di Paola Stringa

Rendere sostenibile un’infrastruttura energivora come la blockchain e salvare al contempo centrali idroelettriche non più profittevoli, valorizzandone la produzione. È l’idea di successo alla base dell’azienda fondata da due giovani di Trento, Francesco Buffa e Francesca Falloni, sulla quale recentemente ha scommesso addirittura un investitore globale come il Gruppo Azimut, 40 milioni di euro.

Alps Blockchain, l’impresa trentina nata nel 2017 e sviluppata nel 2018, produce potenza di calcolo per la blockchain, attraverso l’installazione e la gestione di data center alimentati da fonti rinnovabili, all’interno di centrali idroelettriche, per convertire direttamente la forza dell’acqua nel funzionamento della tecnologia per criptovalute, NFT, smart contract e altri vari applicativi.

L’azienda si limita a fornire la potenza al sistema informatico trattenendo una percentuale a chi utilizza questa tecnologia per iscrivere transazioni che i nodi della rete validano.

«A livello mondiale, Alps ha lanciato questo nuovo, innovativo modello di business andando ad unire due settori sinora disgiunti e creando così un nuovo paradigma – spiega al Settimanale Francesco Buffa, che non nasconde l’orgoglio per il successo del rivoluzionario progetto – Cerchiamo così di unire innovazione e sostenibilità, risolvendo il problema dell’energia non valorizzata che rende non profittevoli gli impianti. Abbiamo iniziato ad intravedere delle potenzialità nel settore della blockchain già terminato il liceo scientifico, ma prima di concentrarci sul creare degli applicativi per questa nuova tecnologia, abbiamo capito che occorreva migliorare l’infrastruttura».

La blockchain, del resto, pare destinata ad essere usata in modo sempre più estensivo in diversi settori, dalla finanza alla logistica, dalla sanità alla tracciabilità alimentare ed è una tecnologia che fa discutere gli ambientalisti e non solo, perché ad alta intensità energetica, in quanto richiede un’elevata capacità di calcolo per validare le transazioni.

Dall’altra parte, l’estensione degli investimenti sulle fonti rinnovabili, non è un mistero, porta con sé un grande limite: diverse fonti di energia alternativa smettono di essere sostenibili economicamente, terminato il ciclo degli incentivi statali. La potenza di calcolo ha dunque un valore di mercato maggiore dell’energia. Valorizzare impianti con ricavi insufficienti persino a sostenerne la manutenzione, è stato il principio da cui sono partiti i due fondatori, contattando circa 400 proprietari di centrali idroelettriche.

«Solo una ci ha ricontattato ed è stata la svolta – racconta Buffa – Il primo produttore che ha creduto in noi, Tecnoenergia, azienda trentina che si occupa del telecontrollo di diversi impianti, ha deciso di investire nel progetto che proponevamo ed installare un data center, perché si è resa conto di quanto sia più conveniente produrre potenza di calcolo con una parte dell’energia prodotta, piuttosto che venderla interamente ad un basso prezzo, perché questo dà l’opportunità di effettuare investimenti. Grazie a questo primo test, siamo riusciti a portare il nostro progetto in tutto il Nord Italia e a valorizzare centrali idroelettriche in sofferenza economica. Alcune di queste centrali hanno almeno 25 anni, non hanno più incentivi statali e quindi non sono più profittevoli, perché l’energia viene remunerata troppo poco».

Oggi Alps Blockchain può contare su oltre una ventina di nuovi partner, all’interno dei quali sono stati installati data center, sia nel Nord Italia sia all’estero, dove è ormai stata avviata una campagna di internazionalizzazione. In particolare, la società trentina sta collaborando con alcune centrali idroelettriche, sia pubbliche sia private, in Equador e in Paraguay, dove sovrabbondanza produttiva e inefficienza competitiva si sommano ad una certa propensione all’innovazione. «Queste iniziative stanno funzionando perché lì c’è un’esigenza ancora maggiore che in Europa – sottolinea Buffa – Non è stato facile prendere i contatti e sviluppare le progettualità in un ambiente tanto diverso, sono rimasto mesi in Sudamerica, ma alla fine è stato premiante».

Parco miner triplicato entro il 2023e obiettivo internazionalizzazione

«Con le nuove risorse aiuteremo quelle centrali idroelettriche che non avevano la finanza per potersi comprare un data center – racconta Francesco Buffa – Poi vorremmo espandere il modello di business aumentandone l’internazionalizzazione e andando a proporre ai proprietari delle centrale di diventare co-proprietari delle infrastrutture. Alps avrà così i suoi asset alimentati da fonti rinnovabili». I nuovi capitali di Azimut, 40 milioni di cui una parte di equity e una parte obbligazionaria con prestito convertibile, permetteranno infatti all’azienda di investire in progetti di ampliamento e internazionalizzazione, con l’obiettivo di incrementare, entro il 2023, l’attuale parco di miner fino a circa 12mila dispositivi di ultima generazione (oggi sono poco meno di 4000).

«Con Alps Blockchain rafforziamo ulteriormente il nostro posizionamento e la nostra view su blockchain, digital assets e finanza decentralizzata quali nuove frontiere di investimento – ha commentato Giorgio Medda, CEO e Global Head of Asset Management e Fintech del Gruppo Azimut – Azimut investe direttamente e con i nostri clienti non solo in un’eccellenza tutta italiana dello sviluppo tecnologico sostenibile ma anche sul futuro digitale e sui giovani talenti del nostro Paese».

«Quando abbiamo iniziato noi non c’erano esempi, perciò vogliamo portare ispirazione ad altri giovani e lavoriamo molto con il Politecnico di Milano e con quello di Torino a questo fine – conferma il fondatore di AB – Un sistema simile si è sviluppato in Texas, dove la tecnologia della blockchain è usata per andare a sopperire l’eccedenza nella produzione del gas naturale. In Texas, con la blockchain, è migliorata la gestione della rete pubblica dell’energia, combattendo anche i famosi blackout. Oggi si è riusciti a rendere più solida la rete, poiché ogni volta che ci sono dei picchi di consumo, i miner vengono spenti temporaneamente. Noi invece lavoriamo solo con l’idroelettrico che, tra le fonti di energia rinnovabile, è l’unica a garantire continuità di produzione, diversamente da altre forme, come il solare e l’eolico».