Economia della Conoscenza

Azienda Venini: eccellenza veneziana made in Italy

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di Laura Novello

Da più di cent’anni l’Azienda Venini ha conservato un eccezionale patrimonio artistico che affonda le radici nella cultura veneziana del 1200, dando vita a opere uniche capaci di fondere insieme i profondi saperi della tradizione con il fascino dell’estetica contemporanea. Questo marchio di eccellenza è parte da qualche anno del Gruppo Damiani che con le sue creazioni promuove a livello internazionale i valori del Made in Italy.

La storia dell’Azienda Venini

La storia dell’Azienda Venini risale al 1921, quando l’avvocato Paolo Venini (la sua famiglia di origine era stata nel settore della produzione del vetro in Italia dal XVIII secolo) fonda con l’antiquario veneziano Giacomo Cappellin e il vetraio Andrea Rioda, la Vetri Soffiati Muranesi Cappellin-Venini & C. L’idea dell’imprenditore di riaprire la Vetreria Rioda era stata formulata per richiamare al lavoro tutti gli ex soffiatori di vetro in modo da non disperderne la lunga esperienza e la storia nel know how dell’azienda.

In seguito però lasciano l’impresa sia Rioda sia Cappellin: Venini decide comunque di continuare ribattezzando l’azienda Venini & C. Dopo difficili periodi aziendali e la Grande Depressione proveniente dagli Stati Uniti, l’impresa inizia una nuova fase collaborando con il  giovane architetto Carlo Scarpa, grande appassionato di manufatti in vetro. Le sue idee contribuiscono a cambiare le sorti della Venini e i suoi capolavori sono considerati non più oggetti d’artigianato ma opere d’arte d’altissimo livello, collezionate in tutto il mondo ed esposte in numerosi musei non solo italiani.

Le innovazioni alla Fornace veneziana sono molteplici: il vetro diamante, il vetro tessuto sono nuove formule inventate da Venini che migliora e perfeziona continuamente le antiche tecniche – di stile classico – come la lavorazione dei  coloratissimi vetri a murrina.

Importanti le collaborazioni negli anni con moltissimi maestri del vetro e artisti; da Vittorio Zecchin a Napoleone Martinuzzi, da Giò Ponti, Toni Zuccheri, Fulvio Bianconi a Tobia Scarpa, Massimo Vignelli, Ettore Sottsass e tanti altri. Nei primi anni Cinquanta la Venini si pone alla ribalta newyorchese diventando famosa nel mercato collezionistico d’oltre oceano.

Dopo la scomparsa di Paolo Venini nel 1959, il marchio continuerà a spaziare rimaendo fedele alle inconfondibili e avveniristiche visioni del fondatore, selezionando anno dopo anno i più grandi designer internazionali per creare sempre nuove collezioni che facessero stupire.

Mostra Venini: Luce 1921-1985

Tutta questa storia, un patrimonio incalcolabile di lavoro e valore, è celebrata e raccontata in una mostra, Venini: Luce 1921-1985, aperta fino all’8 gennaio 2023 ne Le Stanze del Vetro alla Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, curata dal veneziano Marino Barovier, uno dei massimi esperti in campo, discendente di una secolare famiglia di vetrai muranesi.

Una retrospettiva che racconta la Venini come azienda votata alla ricerca e all’innovazione, soprattutto nel campo dell’illuminazione. Nell’excursus più rappresentativo della mostra sono evidenziate 81 realizzazioni comprendenti anche disegni, schizzi e progetti, frutto della creazione dei più celebri designer che hanno collaborato con la Fornace Venini. Si tratta di studi e progetti provenienti dall’ufficio tecnico della Vetreria nel campo della Luce, affrontato nei decenni da svariate ricerche e soluzioni sempre diverse: dalla raffinata rielaborazione del classico lampadario a bracci, alla ricerca di nuove interpretazioni di tipi di vetri; pulegoso, a canne, opalino, sino alla realizzazione di quello stampato. Non mancano alcuni esempi di impiego di elementi modulari che, utilizzati sin dagli anni Trenta, ebbero un interessante sviluppo sino alla fine degli anni Cinquanta, con il grandissimo successo dei vetri a poliedro.

Nella mostra veneziana una sezione è dedicata all’esposizione dell’opera Velario realizzato nel 1951 per la copertura del Cortile di Palazzo Grassi e Venezia e la ricostruzione monumentale del Lampadario a poliedri policromi di grande impatto visivo e architettonico composto da cinquemila elementi, istallazione quest’ultima assolutamente da non perdere, visibile nella sezione dedicata a Carlo Scarpa.