Economia della Conoscenza

Itinerario goloso nella cucina popolare nel Chietino

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di Riccardo Lagorio

In 50 anni nel nostro Paese si è consumato il più grande sterminio culturale e colturale degli ultimi secoli. Le parole d’ordine sono state omologazione e integrazione del gusto nel nome di una equivoca idea di equità (e inconfessabili favori all’industria camuffati da regole sanitarie). È, però, ancora possibile compilare un’anagrafe di giacimenti gastronomici e preparazioni culinarie che si sono mantenuti genuini battendo le aree più interne. Un esempio concreto lo ha attuato il Gruppo di Azione Locale (GAL) Maiella Verde con una serie di incontri denominati Cucina Popolare Frentana.

Quella invernale prende il via da oggi, 2 dicembre, sino all’11 e la realizzano 14 agriturismi e ristoranti che propongono ricette identitarie di quest’angolo d’Abruzzo, nel Chietino (cucinapopolare.it).

Si parte da Lanciano, gioiello artistico costruito su tre colli. Esprimono al meglio il proprio fascino l’antica area sotterranea dove si possono intuire le stratificazioni urbanistiche della città dai Romani al Rinascimento e i vicoli della parte medievale per ammirarne le botteghe. La pausa pranzo è all’Agriturismo Caniloro dove Berardino Abbonizio prepara piatti con le materie prime che coltiva o alleva in proprio (caniloro.it). Da provare il guanciale di maiale con verza.

In alternativa, ci si sposta a San Martino sulla Marrucina dove all’Agriturismo La Brocca si può imparare a utilizzare il coppo, una campana di ghisa che copre il tegame e cuoce il pasto sotto cenere, con Carla Di Crescenzo (agriturismolabrocca.it). In inverno il caminetto è sempre acceso per le pizz ‘e foje, verdure di campo bollite e ripassate in padella con peperone dolce essiccato e acciughe, servita con una torta salata di mais cotta sotto il coppo e sbriciolata.

In 20 minuti d’auto si arriva a Guardiagrele, dove tappe tassative sono il Museo dell’Artigianato artistico abruzzese, la chiesa di Santa Maria Maggiore e il chiostro di San Francesco. Chi deve soddisfare la carenza di dolce si ferma alla Pasticceria Lullo per provare le sise de mòneche, tre leggere e soffici cupolette di pandispagna farcite da crema pasticcera (pasticcerialullo.it).

Sono poco più di dieci i chilometri che separano, tra uliveti e boschi, il bivio che da Guardiagrele porta a un’altra rotonda proprio sotto Casoli, sovrastato dal castello medievale. All’agriturismo di Claudia Travaglini il piatto forte sono le pallotte cac ‘e ova, sfere di uova e formaggio fritte e annegate in un sugo di pomodoro, cipolla e peperone (aziendaagrituristicatravaglini.it). Si abbinano bene con Rale, birra agricola della Maiot, prodotta con i cereali dell’azienda agricola poco distante (maiot.it).

Un’altra preparazione della tradizione, le sagne a pezze con sugo di spuntatura di maiale, è quella più caratteristica dell’agriturismo Vecchio Moro a Torricella Peligna. Si può chiedere al proprietario Antonio Villani di essere condotti in un viaggio sensoriale alla conoscenza degli oli extravergini di propria produzione.

Uno dei più begli esempi di quanto la montagna abbia preservato dei tesori gastronomici è la vicina azienda agricola La Guardata. I fratelli Teti lavorano 200 ettari di terra a oltre 900 metri di altitudine: allevano bovini, suini e cereali. Nella loro macelleria vicino al centro del borgo vendono carni, paste di produzione propria e salumi. Da provare il salsicciotto frentano, a sezione parallelepipeda (pastateti.it).

Si deve trovare il tempo per lustrarsi gli occhi sotto il castello di Roccascalegna, con i bastioni che seguono il lungo costone roccioso inclinato. Da qui ci vogliono 50 km per raggiungere Carunchio, avvitato su un colle, una delle capitali della ventricina, il salume impastato con polvere di peperone e insaccato in vescica di suino. L’indirizzo giusto dove assaggiarlo è il salumificio La Genuina (laventricina.it).

Lasciato Carunchio si può riscendere verso il fondovalle. Un’altra salita su strade poco affollate porta a Fraine, appollaiato su un’erta montagnola tra i fiumi Treste e Lama. Al caseificio Frainelle tutti i formaggi sono a latte crudo. Rita Stinziani, casara e proprietaria, fila a mano la pasta di mozzarella e caciocavalli come in passato. La costa di Vasto e dei suoi trabocchi è a meno di 40 chilometri. Nella cittadina si visitano Palazzo D’Avalos e i musei civici, piazza Caprioli impreziosita da un palazzetto dalle fogge veneziane.

Per originali regali in ceramica, si va al laboratorio didattico Creta Rossa di Michela Monteodorisio, dove i giovani imparano l’arte della riqualificazione urbana (cretarossa.it).

Ultima sosta all’abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia. Pochi chilometri tra gli ulivi vi accompagnano all’Hotel Supporter, elegante struttura sul mare dove servizio e attenzione per i particolari vi faranno tornare a scoprire altri giacimenti gastronomici da custodire con cura (supporterhotel.com).