Economia della Conoscenza

Malaga tra Picasso e tropiturismo

Scritto il

di Riccardo Lagorio

In questi mesi Malaga, centro andaluso capitale della Costa del Sol, è in fermento e celebra il cinquantesimo anniversario della morte di Picasso. Quando il sole si fa meno feroce, nei giardini di Plaza de la Merced, di fronte alla sua casa natale, è facile scambiare con una persona reale la statua in bronzo seduta sulla panchina. Turisti adulti e piccini fanno a gara per scattare una fotografia con Pablo.

Nel labirinto di stradine del centro, per cena ci si lascia trascinare dal profumo dello spiedo di sardine, succose e appena scottate dal fuoco, e dal rabo de toro, stufato di coda del toro, dal marcato accento regionale. Di mattina, quando la folla non preme ancora sulla biglietteria, vale la pena visitare il palazzo dei conti Buenavista, che si affaccia sulla stessa piazza.

Raccoglie oltre 200 opere e oggetti personali del grande artista, nato e venuto meno sulle sponde del Mediterraneo. Questa mediterraneità si percepisce lungo il percorso con le opere che illustrano l’attrazione verso la mitologia classica come Le tre Grazie e La testa di toro, scultura che trasforma gli oggetti comuni ricombinandoli in forme d’arte, in…altro da sé.

L’originale visione artistica si completa con la visita alle sculture ospitate nella mostra Picasso Scultore. Materia e Corpo, aperta fino al 10 settembre. Le 62 sculture esposte per la prima volta insieme permettono di scoprire la ricchezza e la pluralità esecutive di Picasso che raccontano la creazione e la decomposizione della materia: bronzo, ferro, cemento, acciaio, gesso. Durante le ore più calde della giornata si cerca il refrigerio sulla spiaggia de La Malagueta prima di perdersi tra le moschee trasformate in chiese o gli eleganti viali della città. Il tramonto rosseggia tra le pietre della alcazaba, il palazzo fortezza d’epoca araba, e ai suoi piedi il teatro romano con il quartiere ebraico a pochi passi.

Ma a Malaga si nasconde anche una forma di turismo insolito, il turismo dedicato alla frutta esotica o tropiturismo come si dice da queste parti. Pare essere l’ultima (in ordine di tempo) evoluzione dei nuovi modelli di turismo legati all’agricoltura e al cibo, come l’enoturismo e l’oleoturismo, che hanno contribuito a sensibilizzare i consumatori sulla cultura gastronomica. Complice anche il cambiamento climatico, ecco affacciarsi sul mercato un tipo di turismo impensabile fino a inizio secolo, connesso alla frutta tropicale.

Non serve prenotare voli intercontinentali: è sufficiente fare scalo a Malaga, dove le coltivazioni di mango, avocado, papaya e guava stanno prendendo il sopravvento su aranceti e limoneti. Spiega Cipriano Ramos Ruiz, Ceo di Oletrips, agenzia turistica (oletrips.es):

La curiosità nata intorno a queste coltivazioni considerate insolite alle nostre latitudini, il desiderio di soddisfare il contatto con la natura e la possibilità di scoprire villaggi fuori dalle rotte del turismo di massa mi hanno convinto a ricercare un escursionismo alternativo da offrire ai milioni di ospiti che affollano la Costa del Sol. Inoltre il tropiturismo permette di destagionalizzare l’arrivo di visitatori dal nord Europa.

Operazione riuscita grazie al graduale periodo di maturazione di mango, avocado e agrumi che va da settembre a febbraio.

Per questo viaggio vitaminico dai sapori esotici si può partire da Vélez Málaga, il maggiore centro del distretto dell’Axarquía, dove la coltivazione di frutta tropicale ha avuto inizio a fine secolo. Ha colto al volo questa opportunità María Martínez, nata praticamente nel vivaio di famiglia. Inizia la visita accanto alla cappella Los Pepones, dalla quale la sua azienda prende il nome:

I numerosi appezzamenti e le diverse esposizioni, permettono di coprire un periodo abbastanza lungo per la maturazione della frutta e di conseguenza nelle visite dei turisti.

Il fogliame verde intenso dei mango si alterna al candore dei teloni delle serre sotto le cui volte nascono le primizie di verdura. Durante la visita si impara a riconoscere il giusto grado di maturazione dei frutti, raccoglierli e trasformarli.

Coloro che amano questo mondo, possono adottare un albero, che viene contrassegnato con una targhetta con il proprio nome e dà diritto a ricevere una fornitura di confettura durante l’anno.

La strada che unisce Vélez Málaga a Benamargosa è tutto un frutteto. Un eden che trabocca di moderni impianti di piante tropicali e più classici alberi di agrumi. La valle principale e quelle laterali sono ben curate, pettinate, e dal verde smagliante. La parte più alta delle colline, dove il miracolo dell’acqua è assente, si mostra invece brulla e priva di vegetazione. A circa un chilometro dal villaggio, i segnali stradali indicano l’inizio dei Sentieri del sole e dell’avocado (Rutas del sol y del aguacate) attraverso boschi e piantagioni.

Il modo migliore per imparare tutto su questo frutto è farsi accompagnare da Francisco Fortes, agricoltore poco più che ventenne. Nei suoi campi si trovano pure mango, litchi e pitaya.

Durante la pandemia ho iniziato a spedire la frutta tropicale in tutta Europa, anche sotto forma di succo e confettura. Ma a riscuotere grande successo soono le visite guidate, che iniziano a settembre con la raccolta del mango e proseguono fino in aprile con limoni e arance.

Francisco fa provare con orgoglio la bevanda tipica di Benamargosa, il batycate, a base di avocado, zucchero, cannella e latte. Vale la pena continuare sulla strada 3108 che porta a Cútar. Nel silenzio del borgo, seguendo una ripida straduccia in ciottoli e mattoni, si incontra la fontana araba, sormontata da una caratteristica volta e simbolo della prosperità che l’acqua garantiva al califfato di Al Andalus. L’indomani chi vuole ripercorrere la storia della frutta può continuare la visita a Frigiliana, un altro dei pueblos blancos.

Dopo un tuffo nel silenzio dei vicoli del quartiere mudéjar, si visita il palazzo nobiliare della famiglia Manrique de Lara, che ospita l’ultima fabbrica di succo di canna da zucchero in Europa. «Per 400 anni l’opificio è stato il motore economico della zona», spiega il direttore commerciale Javier Mesa. Per il pranzo ci si sposta nel villaggio di Acebuchal: abbandonato durante il periodo della guerra civile, ha trovato nuova linfa grazie alla famiglia García Sánchez che ha conservato ricette della montagna intorno a Malaga.

Cosa sapere

Dove dormire

Palacio Solecio

Palazzo nobiliare del ‘700, prima colazione nel patio mudéjar.

✉ Granada, 61 – Malaga

☎ 0034.952.222000

palaciosolecio.com

Hotel Cortijo Bravo

Lontano dalla folla della Costa del Sol, ma vicina al mare.

✉ Carretera Vélez Málaga a Benamocarra km 1,5 – Vélez Málaga

☎ 0034.951.550048

hotelcortijobravo.com

Dove mangiare

Lo Güeno

Storico locale di tapas, carne e pesce.

✉ Marín García, 9 – Malaga

☎ 0034.952.223048

logueno.es

Bar El Acebuchal

Cucina tradizionale in trattoria.

✉ Acebuchal – Frigiliana

☎ 0034.951.480808

barelacebuchal.blogspot.com

Dove comprare

Francisco Fortes García

Frutta tropicale, onfetture e succhi.

✉ Calle Callejones, 21 – Benamargosa

☎ 0034.628.193754

bematropik.com

Finca Los Pepones

Possibilità di adottare un albero di mango o avocado.

✉ Explanada de la estación, 29 – Vélez Malaga

☎ 0034.659.467082

lospepones.com

Mieldecaña Ingenio Nuestra Señora del Carmen

Visita ai macchinari per l’estrazione del succo di canna da zucchero.

✉ Plaza del Ingenio, 4 – Frigiliana

☎ 0034.952.533010

mieldelatorre.com

Axarquía Tropical

Frutta tropicale tutto l’anno.

✉ Huelva, 11 – Torrox

☎ 0034.952.,558045

axarquiatropical.com

Vinos Jarel
Piccolo, deliziosa cantina.

✉ Carretera de Canillas de Albaida – Cómpeta

☎ 0034.952.553285

bodegasalmijara.com