L'editoriale

Cala l’inflazione ma a che prezzo

Scritto il

Tanto tuonò che non piovve. Halloween con il sorriso della zucca malefica si porta dietro due notizie: crolla linflazione a ottobre, praticamente a 0 la crescita in Italia nel terzo trimestre con le previsioni per il 2023 che si attestano a +0,7 per cento contro lo 0,8 previsto dal Governo.

Insomma, ottobre si chiude con una buona notizia velata di ombre e con una cattiva notizia attesa da tempo, velata pure lei da molte ombre. In sintesi la spietata ma cocciuta politica monetaria della Lagarde dà i suoi primi frutti concreti mandandoci di fatto in recessione. Tecnica e non conclamata ma contrazione dei consumi e della produzione conclamata.

Ne valeva la pena? Abbiamo detto mille volte già di no, non così in fretta e non così sordi alle esigenze delle varie economie europee e al contesto internazionale. Oltretutto il calo dell’inflazione, crollo in senso numerico da 5,3 su base annua a 1,8, sembra dovuto più a questioni statistiche, aritmetiche ha detto per la precisione la Presidente della Bce, che a variazioni sostanziali dell’indice core, quello di base.

Questo vuol dire che ci potranno essere ancora oscillazioni verso l’alto e che i tassi rimarranno a lungo a questo livello insopportabile. Anche il governatore uscente di Bankitalia Visco, sempre molto critico verso la politica monetaria di Francoforte, ora dice che i tassi alti per un lungo periodo vanno bene. Insomma un malato con la febbre più bassa ma con un’infezione non ancora debellata che dovrà prendere gli antibiotici a lungo con gravi effetti collaterali.

C’è chi individua un primo possibile ribasso del costo del denaro nel settembre del 2024, tutto il tempo per vendere case e aziende e non avere più prestiti dalle banche. In questo clima il Governo licenzia di fatto la seconda legge di bilancio, trovando una sintesi tra le forze della coalizione di maggioranza per evitare lo stillicidio degli emendamenti. Una buona manovra per i meloniani, una pessima manovra per le opposizioni e i sindacati.

L’Italia oggi è questo, un patologico muro contro muro senza evoluzione per la democrazia e i problemi reali dei cittadini. Per noi la la manovra come già detto, come già titolato, rimane una buona prova di equilibrio tra alcune necessità di visione e le rigide regole di bilancio. Ora con lo sguardo lungo di una potenziale legislatura completa, bisognerà mettere mano alla crescita e al Pnrr e soprattutto ai problemi delle nostre imprese che, ricordiamolo, tirano ancora il carro per tutti