L'editoriale

L’editoriale del Direttore: Giorgia Meloni, prima Premier

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di Claudio Brachino

E alla fine Giorgia giurò, il sogno si è avverato. È lei la prima Premier donna della Repubblica. Dopo giorni di polemiche e di veleni, tutto si è svolto con grande velocità ma non senza commozione. La voce tremava un po’ davanti a Mattarella nelle parole di rito in cui si passa all’incarico pieno. Anche la prima passeggiata davanti al picchetto d’onore sul tappeto rosso non è stata a cuor leggero. Un po’ più disteso il passaggio di consegne con Draghi, come stai, le chiede lui, bene, bene grazie, risponde lei.

Poi un’ora di colloquio, il segnale che i due dialogano già da tempo. Comunque il dado è tratto, è subito tempo di lavorare, primo consiglio dei ministri, Macron a Roma, la fiducia alle Camere. Ma com’è questo nuovo governo? Più uomini che donne, e non proprio sulle barricate del femminismo, più maturità che giovinezza diciamo così, undici reduci del governo Berlusconi IV, nove esponenti di Fratelli d’Italia, la coorte del partito di cui la leader si fida. Esecutivo politico e di forte identità, pochi tecnici, forse sarebbero stati di più e nei posti chiave dell’economia se avessero accettato.

Nomi cambiati ad alcuni ministeri, un linguaggio che riflette una visione, compare la Sovranità alimentare, il merito nell’Istruzione, il ministero del Sud si è preso il Mare, la Famiglia avrà le Pari opportunità ma anche la Natalità, l’Ambiente si è tirato dietro la Sicurezza energetica, gli Affari europei la coesione territoriale e il Pnrr, lo Sviluppo economico diventa il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Per i critici a ogni costo gli uomini scelti non sono proprio i migliori, ma forse i migliori su piazza e comunque i migliori per lei, la Premier, che ha respinto gli attacchi duri di Berlusconi, ha difeso Tajani agli Esteri (è anche vicepremier con Salvini), Nordio alla Giustizia e niente alla Ronzulli. Per qualche commentatore sarebbe stato meglio dare alla Pasionaria di Arcore un ministero di seconda fascia piuttosto che tenerla capogruppo di Forza Italia in un Senato con la maggioranza risicata.

Comunque ora si parte, il Paese ha bisogno di risposte. Valutazioni e commenti, dopo la violenza della campagna elettorale e gli audio rubati dal sen fuggiti, alla prossima puntata.