L'editoriale

Mappe, rotte, effetti collaterali

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Torniamo in questo numero su un concetto che ci sta a cuore fin dalla nostra nascita. Ricordate il nostro editoriale Manifesto del 9 settembre 2022, il punto di partenza dell’avventura editoriale del nostro Settimanale? Noi raccontiamo l’economia in una dimensione glocal, e cioè con l’attenzione ai territori e con l’attenzione a quello che succede nel mondo, diciamo più correttamente alla geopolitica mondiale in senso tecnico e nel senso delle relazioni imprenditoriali.

Ancora una volta, quindi, ci troviamo ad affrontare il tema dell’energia, del probabile e speriamo non inevitabile shock energetico che può avverarsi all’inizio del 2024. Abbiamo appena chiuso il numero raccontando le ambiguità numeriche dell’andamento dell’inflazione, il dato positivo dell’1,8%, ma anche le preoccupazioni per quello che può accadere tra poco a causa proprio dell’andamento dei prezzi energetici.

Ricordate l’anno scorso il caro bollette? Il nostro primo titolo era “Avete rotto il gas”, con un po’ di provocazione linguistica ci si riferiva a tutto quello che era accaduto con le conseguenze della guerra in Ucraina, che, pur accadendo in un altro luogo rispetto all’Italia, aveva appunto un impatto importante sul nostro portafogli, dei singoli cittadini e anche delle aziende.

Ricordate quante aziende hanno dovuto chiudere, soprattutto piccole e medie imprese, perché non riuscivano a sostenere i costi dell’energia? Sembra passato tanto tempo e l’emergenza è in parte rientrata con l’attenzione della politica, i soldi delle leggi di bilancio, le conseguenze che si sono attenuate almeno su quell’aspetto del conflitto russo ucraino. Ma ora siamo di fronte a un’altra guerra, quella che noi abbiamo chiamato, con un titolo un po’ provocatorio, “sciame bellico” anziché sciame sismico.

Sono due conflitti diversi, quello in Ucraina e quello in Medio Oriente adesso fra Israele e Gaza, però sono sempre guerre in un ambito che riguarda l’Europa e che riguarda anche l’Italia. Il tema di questa volta è che, ad esempio, le rotte del petrolio, il caro, carissimo petrolio che viene appunto da molti paesi del Medio Oriente, soprattutto i Paesi dell’Arabia Saudita e i Paesi del Golfo, non fa più le rotte che faceva prima del massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas in Israele con la conseguente reazione di Tel Aviv.

Fa rotte più lunghe, più complesse. Aumentano i costi, ovviamente, del petrolio e anche del gas che arriva dalle zone limitrofe di quella parte del mondo. Questo che cosa vuol dire? Che aumenteranno di nuovo i prezzi energetici, aumenterà di nuovo l’inflazione e che c’è di nuovo il rischio del caro bollette. Questo per dire ancora una volta, cari lettori, che il nostro ragionamento vale per tutti, anche per quegli imprenditori che ogni tanto con un click disdicono un abbonamento, del resto gratuito, perché non vogliono sentir parlare di guerra, di realtà negative o distopiche. Ma meglio una sana conoscenza del mondo che un ottimismo forzato, garanzia di darwiniana moderna soccombenza.