Finanza e Risparmio

BCE contro l’inflazione: rate mutui fino a +72%

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di Mariarosaria Marchesano

A differenza della Federal Reserve, la Banca centrale europea non si è presa una pausa nella stretta monetaria. E dopo l’ultima riunione dell’Eurotower, il punto di caduta del tasso d’interesse sui depositi viene visto ora al 4 per cento da buona parte degli analisti. Con un colpo di scena da falco, la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde non solo ha deciso un rialzo di 25 punti base a giugno, ma ha detto chiaramente che c’è ancora tanta strada da fare prima di battere l’inflazione e, quindi, ha anticipato un altro aumento di 25 punti base a luglio «a meno che non intervenga un cambiamento sostanziale nella linea di base».

Un approccio che ha indotto economisti come Lorenzo Codogno (London School of economics) a stimare un prolungamento della stretta oltre l’estate, contrariamente a chi si attendeva per quel periodo l’inizio della discesa dei tassi. «Prevedo aumenti di 25 punti base il 27 luglio e il 14 settembre – spiega Codogno nella sua ultima newsletter – La mia previsione sopra il consenso per il tasso terminale del 4 per cento è ora ancora più probabile e il rischio è che la Bce possa andare anche oltre».

Quel che sta accadendo è che il percorso di discesa dell’inflazione si sta rivelando «dolorosamente lento», osserva Codogno. In effetti, le proiezioni aggiornate degli esperti dell’Eurosistema vedono l’inflazione complessiva in media al 5,4% nel 2023, al 3% nel 2024 e del 2,2% nel 2025 (l’ultima rilevazione è relativa al mese di maggio ed è 6,1%).  L’inflazione core dovrebbe raggiungere il 5,1% nel 2023, il 3 nel 2024 e il 2,3 nel 2025 (in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto alle proiezioni precedenti).

La chiave, a quanto spiega l’economista, è il ritmo di trasmissione della politica monetaria attraverso il canale bancario, che si è rivelato meno veloce del previsto, mentre la causa della viscosità dell’inflazione core sarebbe da attribuire a costi unitari del lavoro più elevati. Riassumendo, per orientarsi sulla questione tassi nel breve-lungo periodo, occorre tenere presente tre variabili guida: le prospettive d’inflazione, l’inflazione sottostante e le sue dinamiche e la forza di trasmissione. Considerato tutto, per Codogno esiste la concreta possibilità che il tasso terminale sui depositi vada anche oltre il previsto 4%.

Nel frattempo, si fanno i conti su qual è stato l’impatto della politica monetaria della Bce sui tassi da luglio 2022 (quando è cominciata la stretta) ad oggi e come sono cambiate le rate dei mutui.   «In questo momento il mutuo a tasso fisso è una scelta ovvia – spiega una ricerca di Mutuonline considerando che il tasso variabile medio a maggio (4,36%) ha già abbondantemente superato il fisso medio (3,7)». Rispetto a gennaio 2022, la rata di un mutuo variabile da 160mila euro a 20 anni è già aumentata del 40,3% (da 694 euro a 974 euro) e con questo ulteriore rialzo arriverà a 995 euro, ben 300 euro in più rispetto a un anno e mezzo fa (più 43%).

Per un mutuo a 30 anni l’impatto è ancora maggiore: da gennaio 2022 è cresciuta del 66,8 per cento (da 472 a 787 euro), e con questo aumento potrebbe superare gli 800 euro, con un incremento di 339 euro rispetto a un anno e mezzo fa (più 72 per cento). Il risultato è che le domande di mutui a tasso variabile si sono dimezzate da inizio anno e che oltre il 91 per cento del totale è ormai rappresentato dal fisso.