Finanza e Risparmio

Nella tempesta delle criptovalute Solana risorge con accordi e tokenizzazione

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di Gabriele Politi

O Tempora o Mores, potrebbe dire qualcuno. Mentre in Italia si festeggia lo slittamento al 15 novembre prossimo dell’imposta sostitutiva al 14% sulle cripto-attività detenute al 1° gennaio 2023, le criptovalute iniziano proprio l’ultima parte dell’anno al termine di un trimestre complicato dove le monete elettroniche più diffuse, Bitcoin ed Ethereum, hanno ceduto rispettivamente l’11,52% e il 13,60% del loro valore.

La causa delle perdite è da ricercare soprattutto nell’interruzione del ciclo di rialzi dei tassi da parte della FED a settembre. L’aggressiva politica monetaria della banca centrale statunitense non solo ha portato il rendimento dei Treasury bond decennali al 4,79%, ma, con le sue ultime mosse, suggerisce agli investitori che i tassi potrebbero mantenersi alti per un periodo di tempo superiore al previsto, spingendoli così a prediligere il comparto “fixed income” come mercato di nuovo remunerativo e appetibile.

Nonostante il contesto sfidante nel quale opera, il mercato degli asset digitali si è distinto grazie al caso Solana, che è riuscito a conseguire un aumento dei rendimenti del 13% surclassando tutti i suoi simili.

«Sono stati soprattutto due gli eventi che hanno permesso a questa criptovaluta di ricevere una spinta di crescita tale da sconfiggere i venti contrari» – spiega Eliézer Ndinga, Director of Research di 21Shares, società che offre la più ampia gamma di exchange-traded products (ETP) di criptovalute al mondo, con attività di ricerca all’avanguardia nel settore e prodotti innovativi studiati per gli investitori istituzionali e retail di tutto il pianeta -, «L’integrazione di Solana Pay sulla piattaforma della società di e-commerce Shopify e l’ampliamento del progetto pilota per il regolamento transfrontaliero delle USDC (stablecoin ancorata al Dollaro Usa – ndr) di Visa».

Il colosso dei pagamenti, in collaborazione con i fornitori di servizi commerciali Worldpay e Nuvei, ha stabilito che d’ora in poi gli utenti potranno inviare e ricevere USDC, migliorando parecchio il trasferimento di liquidità tra questi ultimi e le banche e viceversa. I benefici apportati non si limitano a questo aspetto, pur di rilevanza primaria, ma permetteranno a Visa di potersi anche svincolare da accordi transfrontalieri specifici, conseguendo notevoli risparmi. «Per dare una dimensione numerica, la società paga costi procedurali tra l’1,15% + 0,05$ e il 2,40% + 0,10$ ad operazione, mentre Solana, in media, paga 0,000125$; una riduzione delle spese tutt’altro che insignificante» prosegue Ndinga.

Come detto, gli sviluppi con Visa sono arrivati solo dopo un altro accordo tra Solana e Shopify che permetterà ai suoi utenti di liquidare quote di USDC sul network del primo.

«Noi di 21Shares riteniamo che tali integrazioni potrebbero rilanciare l’attività on-chain della rete, sfruttando il ruolo dominante delle stablecoin all’interno del mercato delle criptovalute – continua – Infine, si pensi che Ethereum ospita stablecoin per un valore di 65 miliardi di dollari, mentre Solana per 1,5 miliardi; un divario enorme che però permette di capire quanto sia esteso lo spazio di crescita che Solana potrebbe avere in questo settore».

Solana sta assistendo anche ad un’impennata della creazione di NFT (i Non Fungible Token) a bassissimo costo: ad esempio, utilizzando Solana una raccolta da 86mila NFT può essere distribuita agli utenti per circa 100 dollari contro i quasi 200mila su Ethereum. Sebbene attualmente gli NFT non siano un obiettivo primario, saranno comunque fondamentali poiché costituiranno la base per la tokenizzazione di risorse non fungibili nel mondo reale, come i beni immobili.

Infatti, nonostante sia in una fase nascente (il settore immobiliare presenta una capitalizzazione di circa 230 milioni di dollari su Ethereum), «le previsioni di crescita prevedono che raggiungerà i 13,53 miliardi di dollari entro il 2030 negli USA – conclude Ndinga -. Ciò sottolinea il potenziale di crescita per Solana e la sostanziale quota di mercato che potrebbe conquistare se assumesse un ruolo di primo piano nella tokenizzazione»