Finanza e Risparmio

Fisco e cartelle: 120 rate per chi non ce la fa. E nel cestino i crediti non riscossi dopo 5 anni

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La distensione dei rapporti tra Fisco e contribuenti è tra i punti fondamentali della riforma fiscale varata dal Governo e l’ultimo decreto legislativo approvato in prima lettura nel Consiglio dei Ministri di ieri sembra andare ancor più in questa direzione. Diverse le novità nel testo sdoganato ma le più rilevanti riguardano la dilazione fino a 10 anni, ovvero 120 rate mensili, per persone fisiche e imprese in accertata difficoltà economica.

Per gli accertamenti emessi dal prossimo 1° gennaio si applicherà un sistema progressivo a doppio binario; il primo coinvolge chi ha debiti fino a 120mila euro e autodichiara la propria condizione di difficoltà: per loro, le rate saliranno nel 2025-26 da 72 a 84 (7 anni anziché 6), nel 2027-28 a 96 (8 anni) e a partire dal 2029 a 108 (9 anni).

Il secondo binario è rivolto a tutti i contribuenti, siano essi persone fisiche o ditte individuali, che tramite Isee o parametri come indice di liquidità e rapporto tra debito e valore di produzione, possono certificare lo stato di difficoltà: per loro, la dilazione generalizzata fino a 120 rate potrà partire già dall’anno prossimo per debiti superiori a 120 mila euro. Per debiti inferiori, invece, assieme al numero massimo di rate è previsto un sistema progressivo simile al primo: almeno 85 rate richieste per il periodo 2025-26, 97 per il 2027-28, 109 a partire dal 2029. In una nota il viceministro all’Economia Maurizio Leo spiega così il via libera del Cdm:

Il governo continuerà a lottare contro i furbetti, mentre c’è tutta la volontà di aiutare chi vuole pagare ma è impossibilitato a saldare per intero il proprio debito con il fisco

L’altra novità più succosa contenuta nel decreto è quella che riguarda i debiti da riscuotere: se entro 5 anni l’Agenzia delle Entrate non dovesse essere in grado di recuperare il credito vantato, la bozza del testo introduce il cosiddetto “discarico automatico” per tutte le quote affidate alla riscossione di Agenzia delle Entrate e non riscosse “entro il 31 dicembre del quinto anno successivo”. Non si tratta dunque di uno stralcio poiché è la responsabilità del recupero crediti a cessare dopo cinque anni dall’affidamento all’Agenzia Entrate Riscossione: il debito resta e si può comunque ancora riscuotere. In quel caso l’ente creditore potrà provvedere in autonomia alla riscossione fino a quando il credito non sarà prescritto o, se dovessero emergere nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali del debitore, riaffidare le somme all’AdER.

. L’Agenzia potrà inoltre procedere al discarico “anticipato” per le quote affidate dal 2025 per le quali si siano ravvisati chiusura del fallimento o della liquidazione giudiziale oppure l’assenza di beni del debitore da pignorare.

Tra gli obiettivi del decreto sulla riscossione il viceministro Leo ne elenca principalmente tre:

«Snellire l’attuale magazzino di debiti fiscali, attualmente a 1.200 miliardi; evitare che in futuro se ne crei un altro della medesima entità; rendere la riscossione più veloce ed efficiente, in linea con i principali Paesi europei»

Per questo motivo, in chiave semplificazione, il decreto prevede anche una compensazione automatica per chi ha micro-crediti fino a 500 euro. Destinati a entrare in vigore subito dopo l’approvazione definitiva della riforma, questi “mini-rimborsi” avranno una corsia privilegiata che non obbliga l’Agenzia delle Entrate a verificare le eventuali iscrizioni a ruolo a carico del contribuente con cui attivare le compensazioni. In ottica di snellire il magazzino dei debiti fiscali viene istituita una commissione ad hoc il cui compito è analizzare il magazzino e poi relazionare al ministro dell’Economia, «proponendogli le possibili soluzioni, da attuare con successivi provvedimenti legislativi, per conseguire il discarico di tutto o parte» del magazzino. Le tempistiche? Entro il 31 dicembre 2025 per i carichi affidati dal 2000 al 2010, il 31 dicembre 2027 per quelli affidati dal 2011 al 2017 e il 31 dicembre 2031 per quelli dal 2028 al 2034.

Infine, per ridurre i tempi e contenere l’emersione di ulteriori debiti, il decreto attua i principi di delega che dal 1° gennaio 2025 chiedono all’amministrazione di notificare la cartella entro 9 mesi dall’affidamento, imponendo poi una scadenza quinquennale agli accertamenti ad eccezione dei carichi sospesi che dovessero essere interessati da procedure esecutive o concorsuali oppure oggetto di accordi previsti dal Codice della crisi d’impresa.

Per l’esecutivo un ulteriore passo verso un Fisco “amico” e dai tempi “congrui”, ma c’è chi già sente odore di condono. Con la cancellazione delle cartelle dopo cinque anni, ha commentato l’economista Carlo Cottarelli,

«Basterà resistere cinque anni per essere al sicuro. Ora avremo pure il condono in automatico»

Completato anche l’iter del decreto legislativo sul riordino dei Giochi, approvato definitivamente dal Cdm. Arriva il rinnovo della gara del Lotto, con una base d’asta che passa da 700 milioni a un miliardo di euro, contestualmente si mette però fine all’utilizzo dei contanti per i giochi online. L’obiettivo è “razionalizzare e aggiornare il sistema dei giochi pubblici a distanza, aumentando il valore delle concessioni da assegnare portandole ai corretti livelli di mercato”, spiegano dal Governo. Il prossimo passo sarà un intervento sulla rete dei giochi fisici.