Finanza e Risparmio

Intelligenza Artificiale: le PMI preferiscono il capitale umano

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di Paolo Cova

L’intelligenza artificiale in azienda? Può essere utile per sviluppare l’impresa ma, soprattutto per la piccola e media impresa, va accompagnata, se non preceduta, dalla valorizzazione del capitale umano e dall’introduzione di innovazione a servizio delle persone. E comunque le priorità strategiche per il 2023 sono altre. Lo afferma un campione di 914 titolari e amministratori d’azienda di PMI interpellati da I-Aer (Institute of applied economic research), un centro di ricerca specializzato nel monitoraggio del sistema imprenditoriale.

Spiega Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-Aer: «i dati a nostra disposizione mostrano un sistema imprenditoriale fortemente preoccupato. Il quarto trimestre 2022 si è chiuso con un sostanziale rallentamento delle performance per oltre il 73% del campione analizzato. Di conseguenza, ciò ha defocalizzato l’attenzione di molti titolari d’impresa dal tema degli investimenti, per riposizionarsi sui fondamentali della gestione aziendale».

Le priorità strategiche individuate dagli interpellati sono l’attività di sviluppo commerciale, (ritenuta fortemente necessaria da 9 intervistati su 10), il presidio dei margini di guadagno (importante per 8 intervistati su 10) e una revisione delle politiche di ricerca e selezione del personale (fondamentale per 6 intervistati su 10). Secondo Papa ciò è dovuto da un lato alla composizione del nostro sistema imprenditoriale:

Oltre tre quarti delle aziende opera in settori definiti “maturi”, dove l’approccio low-tech è preponderante.

Dall’altro lato, alle difficoltà affrontate dalle imprese negli ultimi anni (Covid, tensioni geopolitiche, carenza di materie prime, inflazione, crisi energetiche). Insomma: ora è tempo di guardare innanzitutto ai fondamentali: tenuta del fatturato, margini di guadagno e gestione del personale.

Quanto all’intelligenza artificiale (salita alla ribalta di questi tempi con l’affermarsi di ChatGpt, un software che sa rispondere alle domande, conversare e anche fornire testi di senso compiuto), la ricerca di I-Aer rileva che 7 imprenditori su 10 sperimentano un alto livello di resistenza da parte del personale quando si tratta il tema dell’intelligenza artificiale applicato alle organizzazioni. Secondo i ricercatori i dipendenti avvertirebbero l’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale come una minaccia alla continuità del proprio lavoro che, unita alla scarsa comunicazione intra-aziendale, formerebbe una forte resistenza al cambiamento.

Secondo Papa servirebbe dunque «una visione più orientata all’importanza dell’essere umano, anche nel fare impresa. Infatti, qualora i titolari d’azienda volessero introdurre nuove tecnologie nella propria operatività, è dapprima necessario sensibilizzare l’organico, con opportuna informazione e formazione sui benefici sostanziali che l’innovazione può generare. Non è infatti la tecnologia a fare la differenza, bensì la modalità con cui la si introduce all’interno di sistemi complessi quali le organizzazioni. È questo il vero driver da curare al meglio». Tanto che 8 aziende su  10 sono disposte a investire sulla formazione del personale per rendere l’impresa più attraente e fidelizzare i dipendenti.